L’esempio di Maria Elena Bottazzi, ricercatrice italo-honduregna
candidata al Nobel per la pace 2022 per il vaccino libero da brevetti Corbevax.
Fatti, numeri e previsioni
56 anni,
nata a Genova ma cresciuta in Honduras, dove si è laureata in scienze per poi
proseguire gli studi tra Florida e Pennsylvania. È Maria Elena Bottazzi, la
ricercatrice che ha sviluppato il vaccino proteico e libero da brevetti,
Corbevax, che le è valso, insieme al collega Peter Hotez, la candidatura al
Nobel per la pace 2022.
Bottazzi
vive negli Stati Uniti da anni dove co-dirige il Vaccine Development Center
presso il Texas Children’s Hospital e la Baylor School of Medicine.
CHI HA
FINANZIATO CORBEVAX
Bottazzi e
Hotez hanno dichiarato a Scientific American che Corbevax è
stato realizzato “senza alcun sostegno del governo degli Stati Uniti o del G7,
contando invece quasi esclusivamente sulla filantropia privata di enti in
Texas, New York e altrove”.
Stando
al Washington Post è stato sviluppato con 7 milioni di dollari da
investitori prevalentemente privati, tra cui Tito’s Vodka di Austin, che ha donato
1 milione di dollari nel maggio 2020.
“I nostri
finanziamenti non sono governativi, ma solo filantropici e universitari, e
questo ha allungato i tempi”, ha spiegato oggi Bottazzi in un’intervista
al Sole24Ore.
ECONOMICO DA
PRODURRE, FACILE DA CONSERVARE E SENZA BREVETTO
Corbevax è
un vaccino a base di proteine e questo significa che, oltre ad avere alle
spalle una lunga storia di studi e prove di sicurezza ed efficacia perché è un
tipo di vaccino già ampiamente utilizzato per prevenire molte malattie (tra cui
pertosse, epatite e meningite, herpes zoster), è anche facile ed economico da
produrre utilizzando economie di scala. Inoltre, non ci sono difficoltà per
conservarlo.
Nel trial in
India che ha coinvolto più di 3.000 partecipanti si è mostrato efficace almeno all’80%.
Bottazzi e
Hotez lo hanno definito “il primo vaccino anti Covid progettato specificamente
per la salute globale”. Infatti, Corbevax sarà libero da brevetti e la
tecnologia per realizzarlo è già stata trasferita a produttori di vaccini in
India, Bangladesh, Indonesia e Botswana.
L’India, che
insieme alla sua azienda farmaceutica Biological E, sta già lavorando al
proprio ordine da 300 milioni di dosi ne produrrà in seguito una media di 100
milioni al mese da destinare anche ad altri Paesi.
“Hotez e
Bottazzi – scrive il Washington Post – non guadagneranno un
centesimo”. Solo il Baylor College, un centro di ricerca privato texano che ha
collaborato con il Texas Children’s Hospital, riceverà una quota.
QUANTO
COSTERÀ?
Secondo i
media indiani, citati dal Washington Post, il prezzo per dose
potrebbe essere aggirarsi intorno ai 2,50 dollari – il che, fa notare il
quotidiano, renderebbe Corbevax non solo il vaccino anti Covid più economico in
India ma uno dei più economici al mondo. Hotez, in un’intervista a Npr, ha addirittura parlato di 1-1,5
dollari a dose.
“Questo vaccino
– ha spiegato Bottazzi al Sole24Ore – costa meno di 5 euro a
ciclo di due dosi, cioè circa un quarto di quelli più diffusi. Ma, soprattutto,
potrebbe dare un contributo importante alla vaccinazione di chi non si fida dei
vaccini di nuova generazione, a cominciare dai genitori dei bambini: è del
tutto simile ad altri vaccini somministrati da anni come quello dell’epatite
B”.
DISUGUAGLIANZE
Circa il 77%
delle persone nei Paesi ad alto e medio-alto reddito ha ricevuto almeno una
dose di vaccino e solo il 10% nei Paesi a basso reddito, scrive The Conversation.
Lo scorso
settembre, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e le Nazioni
Unite hanno stabilito che ogni Paese del mondo debba raggiungere almeno il 40% di copertura
vaccinale entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022. Ma il numero
totale di vaccini consegnati ai Paesi più bisognosi nel 2021, ricorda Vox, ammonta a meno della metà
dell’obiettivo originale di Covax di inviare almeno 2 miliardi di dosi entro la
fine del 2021.
E qui
l’intervento di Corbevax potrebbe fare la differenza: “L’azienda indiana
Biological E può produrre 100 milioni di dosi al mese”, ha spiegato Bottazzi.
“Si parla di più di un miliardo di vaccini all’anno. Se poi si aggiunge che
l’azienda Biofarma in Indonesia può produrre altri 100 milioni al mese e che
Incepta Pharmaceuticals in Bangladesh può produrne un’altra quantità, diventa
un effetto valanga”.
Potenzialmente
Corbevax potrebbe, dunque, raggiungere più persone di quelle vaccinate con le
dosi inviate finora dalle nazioni più ricche.
A CHI ANDRÀ
CORBEVAX?
“Speriamo
che venga usato nei Paesi a basso e medio reddito in Africa, Asia e America
Latina, dove la disponibilità del vaccino è stata in genere tremendamente
insufficiente”, hanno aggiunto i due ricercatori che non escludono di arrivare
a richiedere il via libera in Nordamerica e in Europa ma, trattandosi di
processi lunghi e costosi, dicono di aver “preferito dare priorità a Paesi che
hanno necessità più urgenti”.
Corbevax è
la prova che realizzare un vaccino senza profitti è possibile e Bottazzi sogna
in grande. La prossima missione, rivela al Sole24Ore, è realizzare
un vaccino universale, “anch’esso rigorosamente open”.
La
ricercatrice, infatti, sembra ispirarsi a Jonas Salk, padre del primo vaccino
contro la polio nel 1953, il quale alla domanda ‘a chi appartenesse il brevetto
della sua scoperta’ rispose: “Beh, direi che appartiene alla gente. Non c’è
nessun brevetto. Il sole può essere brevettato?”.
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