La scrittrice Susanna Tamaro in una splendida lettera a Draghi, mette in rilievo l'errore più abnorme che questo governo ha fatto. L'errore che ha svelato alle "persone "normali che il Re è nudo.
La strategia del divide et impera, della discriminazione graduale per
categorie è caduta proprio nel momento in cui i vaccinati con due dosi, che si
erano conformizzati e godevano dei diritti trasformati in privilegi, sono
improvvisamente diventati no vax. Questo è stato l'errore storico del
Draghistan e una sensibilità come quella della Tamaro lo ha rappresentato
magnificamente nella lettera che riportiamo integralmente.
Ve la riproponiamo nella sua interezza. (Agata Iacono)
Gentile presidente Draghi, mi dispiace rubarle un po’ del suo tempo
prezioso e se lo faccio è perché credo che, a questo punto, il nostro Paese
abbia bisogno di una riflessione seria e non partigiana su quello che è
successo e su quello che sta ancora succedendo. Premetto che sono, per
formazione, una naturalista dunque osservo la realtà senza pregiudizi né veli
ideologici ma soltanto nella logica coerenza dei fatti. Da molti anni trascorro
qualche settimana tra gennaio e febbraio in un piccolo paese sulle Alpi perché
ho bisogno della quiete data dalla neve per raggiungere la parte più profonda
della creatività, e così ho fatto anche quest’anno. Ero partita con degli
scarponcini quasi rotti pensando di sostituirli in montagna nel negozio in cui
mi servo da anni, dato che reputo la fedeltà agli esercenti un piccolo atto di
resistenza umana, ma non mi è stato possibile perché il mio green pass era
scaduto da un giorno. Di conseguenza, tutto il mio soggiorno creativo si è
trasformato in un esilio civile: niente caffè al bar, nessun conforto in una
baita, non ho potuto neppure comprare dei francobolli alla posta. Il mio
crimine? Essermi fidata di quello che mi aveva garantito lo Stato, vale a dire
che le persone vaccinate dopo agosto 2021 sarebbero state coperte per nove
mesi. Anthony Fauci definisce le persone che hanno ricevuto due dosi di vaccino
come me, «fully vaccinated», ma per lo Stato italiano questa condizione non ha
alcun valore.
Un’assimilazione che alimenta il complottismo
Questo mi porta al cuore della questione, cioè al caos e all’irrazionalità
che ci hanno dominato in questi due anni. Possibile che nella mitica cabina di
regia, nel momento in cui sono state decise le misure per limitare il raggio di
azione dei no vax, nessuno si sia alzato in piedi a dire: scusate un momento,
ma se equipariamo i vaccinati con due dosi ai no vax non stiamo lanciandoci un
boomerang? Perché così facendo, primo, affermiamo la totale inefficienza del
vaccino, e secondo, alimentiamo le fantasie complottiste di chi si oppone alla
campagna vaccinale.
Accettare i virus come fenomeno naturale
Personalmente non ho mai avuto paura del Covid, l’ho avuto nel gennaio del
2020 prima che scoppiasse la pandemia mentre i nostri politici ci invitavano ad
«abbracciare i cinesi» e il mio medico, che è cinese, mi telefonava per dirmi
che la cosa più importante da fare era indossare la mascherina. Che quella
specie di raffreddamento fosse il Covid l’ho capito mesi dopo perché, per
diverse settimane, sono stata privata del gusto e dell’olfatto. Non ho mai
temuto il Covid, anche perché in me è molto chiara la divisione tra ciò che è
fisico e ciò che è metafisico. I virus fanno parte del mondo naturale, come noi
dunque, per quanto bizzarri e imprevedibili, sottostanno sempre alle leggi
della chimica e della fisica; ed è proprio tramite queste leggi che noi, grazie
ai vaccini, riusciamo in qualche modo a contrastarli e a limitarne i danni.
La ricerca del capro espiatorio
Se cammino in perfetta solitudine in un bosco è impossibile che mi contagi
mentre se entro in un locale affollato con l’aria viziata è molto probabile che
mi ammali, soprattutto se il mio sistema immunitario è debole. Questa è la
realtà fisica. La medicina e le norme igieniche — ormai grandi sconosciute —
sono le nostre alleate per gestirla nel migliore dei modi. Quando ho cominciato
a incrociare in montagna, in luoghi popolati da marmotte e camosci,
escursionisti bardati da invalicabili Ffp2, quando ho visto le forze
dell’ordine costrette a inseguire persone che passeggiavano nei boschi —
diabetici, cardiopatici etc. che riescono a mantenere l’equilibrio grazie al
movimento quotidiano — come fossero delinquenti, ho capito che la nostra
società era entrata in una pericolosissima dimensione, quella che confonde il
fisico con il metafisico. Il virus non è più un virus bensì un’incarnazione del
demonio, e questa incarnazione porta come conseguenza la necessità di un capro
espiatorio, il no vax, e la divinizzazione del suo antagonista, il vaccino.
L’abbandono dei più deboli e gli untori manzoniani
Se è comprensibile e umanamente giustificabile, davanti alla gravità della
situazione, il caos organizzativo dei primi mesi, lo è molto meno quello che si
è creato nella comunicazione proprio nel momento in cui sono arrivati i
vaccini. Possiamo dire che la baraonda mediatica, la canea di esperti di ogni
tipo, i nefasti vaticini quotidiani lanciati da cassandre del piccolo schermo
abbiano fatto un danno non indifferente alla campagna vaccinale? Creare
confusione non è mai una buona strategia quando si vuole raggiungere un
risultato. In un Paese serio ci sarebbe stato un unico portavoce del governo,
un medico competente e capace di usare parole pacate e sagge e tutta la
comunicazione con i cittadini sarebbe stata affidata a lui. Non posso non
pensare alla povera famiglia Mancuso di Enna sterminata dal virus, non perché
fosse ideologizzata dal web, ma semplicemente perché aveva paura. Quanti come
loro, sono stati abbandonati ai loro fantasmi, senza nessuno che li prendesse
per mano? Perché, ovviamente, ai giudizi spesso sprezzanti degli scienziati si
è unito il coro degli esperti di rimbalzo, capaci di insultare chiunque
esitasse a vaccinarsi con i toni di livida rabbia che si concede soltanto agli
ubriachi al termine della notte. La necessità del capro espiatorio ha
trasformato il non vaccinato in un untore manzoniano.
Attribuzioni taumaturgiche
La scienza però ci dice che, vaccinati e non vaccinati, ci scambiamo
comunque tutti allegramente il contagio. In quest’ottica risulta anche
difficile capire l’attribuzione taumaturgica del green pass. Personalmente non
ho alcuna osservazione morale, filosofica o politica su questo importante
documento. Nell’archivio del piccolo comune in cui vivo è registrata
l’esistenza di posti di blocco istituiti nel 1800 durante un’epidemia di peste
in Campania: per entrare nel paese bisognava, infatti, esibire un lasciapassare
che attestasse l’assenza di soggiorni partenopei.
Le perplessità sul super green pass
Ma se ci contagiamo tutti in continuazione che senso ha? Non costituisce
piuttosto un importante fattore di rischio? Con il super green pass, magari
addirittura illimitato, una persona, soprattutto giovane, si sente appunto
super sicura e abbandona quelle cautele che, davanti a un’epidemia così
insidiosa, bisognerebbe pur sempre continuare a mantenere. E il fatto che si
impedisca alle persone che non hanno ancora fatto la terza dose, come me ora,
di avere qualsiasi tipo di vita sociale non è qualcosa che, oltre a ledere i
diritti fondamentali della persona, dà anche il colpo di grazia ai negozi e ai
parrucchieri che fin qui, con le unghie e con i denti, hanno tentato di
resistere? In questo momento ho gli anticorpi molto alti e dunque sarebbe una
follia, nonché uno spreco, fare la terza dose, sarebbe come entrare in un bosco
in cui c’è un orso feroce con un solo colpo in canna e sparare alla prima lepre
che passa davanti. Un’occasione pericolosamente sprecata. Se il green pass è
così essenziale era così difficile immaginarne uno «indebolito», che impedisse
la partecipazione ai grandi eventi, ai concerti, agli stadi, permettendo ai
«fully vaccinated» con due dosi di poter continuare con dignità la propria
vita?
Un Paese stremato
In Israele, un Paese certo non sprovveduto, hanno capito che i malefici del
green pass superano di gran numero i benefici e ne hanno delimitato l’uso ai
grandi eventi mentre noi abbiamo le forze dell’ordine costrette a entrare nei
parrucchieri di paese per chiedere il green pass alle anziane clienti che si
fanno la permanente. Non stiamo sfiorando il ridicolo? L’epidemia per fortuna è
alle spalle, la sua virulenza si è affievolita, andiamo verso la bella
stagione, il Paese è stremato, le persone sono sempre più povere e le famiglie
dilaniate da feroci conflitti tra diverse fazioni, amicizie di una vita
cancellate per sempre da reciproci anatemi creando nuove e terribili solitudini
umane, per non parlare dei bambini che, dopo due anni di isolamento e di
nefaste comunicazioni dei media, vivono in uno stato di fragilità e di terrore
a cui sarà difficile porre rimedio. Comunicare ogni giorno per due anni il
numero dei morti al telegiornale e concentrare tutta l’attenzione su questo ha
costituito e costituisce un danno gravissimo per l’equilibrio delle persone. Molte
persone vivono ormai nella condizione di irragionevole terrore e questa
condizione rende debolissimo il loro sistema immunitario.
Liberare le forze creative e uscire dal sortilegio maligno
Penso che il nostro Paese abbia molte forze creative da mettere in gioco, e
per liberarle abbia bisogno di essere sollevato dalla ossessiva e sempre
mutevole emanazione di decreti che, come un sortilegio maligno, paralizza la
vita civile, l’economia, le iniziative individuali annichilendo l’idea di
futuro. Siamo 60 milioni di abitanti e soltanto il 9% della popolazione non è
vaccinata, per la maggior parte bambini. Demonizzare i no vax a questo punto,
imponendo la loro resa totale con l’obbligo dei vaccini, non può che esasperare
la situazione perché spinge verso reazioni sempre più estreme e irrazionali. E
l’irrazionalità è la cosa di cui abbiamo meno bisogno in questo momento.
Permettere alle energie vitali di rinascere
Caro presidente, credo che anche lei durante l’infanzia abbia giocato a
nascondino, si ricorda quel momento magico in cui il bambino più abile e veloce
riusciva a toccare l’albero gridando: «Tana libera tutti»? Ecco, forse il
nostro amato Paese ha bisogno proprio di questo, di lasciare alle spalle il
dolore, la paura, l’impotenza, gli ossessivi controlli polizieschi per
permettere alle energie vitali di rinascere e affrontare il periodo comunque
economicamente difficile che ci aspetta. Verranno nuove epidemie, certo, — come
ci viene funestamente ricordato ogni santo giorno dai media — ma tutti i viventi
lottano costantemente contro gli agenti patogeni, in questo caso però la
pandemia è alle spalle e continuare a ipotizzare catastrofi future è, da tutti
i punti di vista, una follia. Comunque una profezia la posso fare anch’io.
Prima o poi moriremo tutti. Intanto però sarebbe bello che potessimo riprendere
a vivere.
Considerazioni su cui riflettere. Grazie.
RispondiEliminaarriverà un giorno,sono sicuro, e spero presto, che qualcuno dovrà pagare l'arroganza dimostrato in questi ultimi due anni
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