I centri del capitale condizionante, con la loro logica colonialista,
cercarono in prima battuta di impossessarsi dell’America Latina, dominandola in
diversi modi in base ai propri interessi e andando ben oltre i principi di cui
si lodavano e la libertà che promettevano.
Haiti, culla della libertà latinoamericana
Va ricordato che Haiti fu il secondo paese americano a dichiarare la propria
indipendenza nel 1804, dopo gli Stati Uniti nel 1776, e rappresentò la prima e
unica rivoluzione di schiavi al mondo ad avere successo e che portò
all’abolizione della schiavitù.
Questo paese era una colonia francese nella parte occidentale dell’isola
Hispaniola (Santo Domingo). Toussaint L’Ouverture fu il leader della
Rivoluzione, il cui nome è sconosciuto alla maggior parte delle persone.
Il paradosso fu che la Francia, il paese della Rivoluzione Francese del
1789, con i suoi principi di “libertà, uguaglianza e fratellanza”, che inaugurò
una prospettiva completamente nuova dei diritti umani con la “Dichiarazione dei
diritti dell’uomo e del cittadino”, nonostante tutto ciò, contrastò la
rivoluzione haitiana, mettendo in evidenza che per l’Europa o gli Stati Uniti
restavano validi i principi di cui si lodavano, a patto che non intaccassero i
loro interessi. Haiti rappresentava una minaccia enorme per l’establishment
colonialista, razzista e schiavista. Bisogna tenere presente, per esempio, che
uno schiavo rappresentava un valore economico e liberarlo significava perdere
tale capitale. Ipocrisia crudele tipica dei centri del potere economico.
Simón Bolívar, contrario alla schiavitù delle persone e dei popoli, fu
eternamente grato ad Haiti per averlo sostenuto e accolto, e visse per un
periodo sull’isola, per riflettere e portare avanti le sue gesta di
liberazione. L’invasione che partì da Haiti è conosciuta con il nome di
Spedizione di Los Cayos.
Il generale venezuelano salpò il 31 marzo 1816 dal porto di Anquín,
portando con sé 1.000 haitiani neri, che si unirono all’impresa di liberazione.
Simón Bolívar trionfò sulle forze spagnole nella battaglia navale di Los
Frailes, sbarcando nell’isola di Margarita, in Venezuela, luogo da cui iniziò
la sua campagna di liberazione, accompagnato dalla forza di liberazione degli
ex schiavi.
San Martín contro il debito insostenibile
Il generale San Martín diede svariati esempi che entrarono nella storia,
partendo dall’idea di libertà totale e rispetto per le persone e i popoli
impedendo la schiavitù e il dominio su di essi, e portando avanti il concetto
di indipendenza effettiva.
È doveroso ricordare che, negli articoli aggiuntivi dello Statuto
provvisorio sancito dal generale San Martín nel 1821, nel suo ruolo di “Protettore
della libertà del Perù”, dispose quanto segue: “Il governo, animato da un
sentimento di giustizia ed equità, riconosce tutti i debiti del governo
spagnolo che non sono stati contratti per mantenere la schiavitù del Perù e
osteggiare gli altri popoli indipendenti dell’America”. Metteva in chiaro che
non ci fosse l’obbligo di accettare quel debito odioso che era la conseguenza
diretta del mantenimento della schiavitù e del dominio dei popoli dell’America.
Questa visione chiara del liberatore non era la stessa che avrebbe
trasmesso in seguito ai popoli liberi dell’America. Il potere
economico-politico e finanziario si occupò di colonizzarci e renderci schiavi
di nuovo attraverso debiti esteri illegittimi, insostenibili, usure e
vessazioni, di cui la maggior parte contrari al bene comune dei nostri popoli,
sottomettendoli a nuove forme di schiavitù e offuscando l’indipendenza
effettiva e il suo futuro. È sufficiente dire che l’attuale Haiti, sottoposta a
debiti esteri inaccettabili, alla corruzione del governo che deriva dai
contratti citati di prestiti e a diverse catastrofi climatiche, è il popolo più
povero e abbandonato dell’America.
Prestito Baring Brothers
Mentre San Martín proclamava che qualsiasi tipo di schiavitù dovesse
terminare, in quanto non permette ai popoli indipendenti di svilupparsi, nel
1824 l’Argentina, tramite Bernardino Rivadavia, contrasse a Londra un prestito
con il gruppo bancario Baring Brothers di un milione di
sterline britanniche. L’importo effettivo del prestito fu di 550.000 sterline,
ovvero quasi la metà, e nel corso di 80 anni furono versate quasi 4.800.000
sterline britanniche, che corrispondevano a una cifra circa nove volte
superiore alla somma prestata.
Argentina: non convalidare i debiti illegittimi
Il debito estero si trasformò, in base a un principio, in uno dei
principali motori dello sviluppo nazionale e in un ostacolo importante per
prendere decisioni politiche autonome, da parte dei governi argentini. Il
debito è attorniato da clausole segrete e la delega significativa e
incostituzionale di funzioni al potere esecutivo causano una mancanza di
controllo da parte del potere legislativo e giudiziario.
Perché si devono accettare, senza analizzarli, debiti che appaiono
evidentemente illegittimi, da usurai, insostenibili e vessatori, che
condizionarono e condizionano tuttora il nostro futuro? Perché non è dato
conoscere gli accordi sui debiti con clausole segrete, il nome dei presunti
creditori in generale e del denaro nascosto nei fondi di investimento, di tutti
i responsabili che hanno firmato per conto dell’Argentina, il nome degli
intermediari, le commissioni pagate e i beneficiari effettivi delle operazioni?
Perché non si avviano dei procedimenti giudiziari per responsabilità penale e
civile nei confronti di chi di dovere? Perché la Corte Suprema nazionale, così
gelosa della sua indipendenza, non interviene per dichiarare non valida la
delega della giurisdizione che ha firmato gli accordi sul debito, che ci
sottomettono al parere di giudici di altri paesi nella prima fase, come
successe con il giudice statunitense Thomas Griesa, che fece pagare
vergognosamente all’Argentina ciò che veniva richiesto da fondi speculativi?
Perché ci fanno temere le conseguenze che comporta contestare i debiti? C’è il
timore che si venga a sapere di che cosa si tratta veramente? Perché
nell’accordo proposto con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) dobbiamo
rendere conto ogni tre mesi e accettare autorità di controllo del Fondo nei
luoghi chiave delle nostre decisioni economiche governative?
Siamo un paese che riconosce tutti i debiti effettivi e che li ha pagati
abbondantemente, eccetto quelli che, a detta di San Martín “sono stati
contratti per mantenere la schiavitù” e che ci hanno condizionati illegalmente
come, fra gli altri, quello adottato di recente dal presidente Mauricio Macri,
parzialmente a 100 anni, che ci fa illegalmente ritornare schiavi per sei
generazioni delle intenzioni dei creditori.
A questo punto, sottoponendo l’accordo con il FMI al Congresso Nazionale,
si dà la possibilità al potere legislativo di rappresentarci, di ordinare la
sospensione dei pagamenti, di analizzare l’origine, i responsabili, la
destinazione e le conseguenze del debito di 44.500 milioni di dollari contratto
con il FMI. Non si può approvare un debito che cerca solo di negoziare il tempo
del pagamento dello stesso con interessi indebiti, senza analizzare la legalità
del prestito e la destinazione del denaro. Perché non si dicono i nomi dei
beneficiari della fuga dei dollari prodotti?
La gente vuole sapere! E non vuole avere l’obbligo di affrontare pagamenti
insostenibili solo per la paura di creditori senza scrupoli e di operatori
politici, finanziari e mediatici che ne fanno le veci. La patria, nel suo reale
destino di libertà e indipendenza sanmartiniana e bolivariana, ci sta
chiamando.
Di Miguel Julio Rodríguez Villafañe, avvocato
costituzionalista di Cordoba, Argentina, e giornalista d’opinione
Traduzione dallo spagnolo di Cinzia Simona Minniti. Revisione di Thomas
Schmid.
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