un articolo di Lance Henson (*). A seguire le
manifestazioni di oggi e dei prossimi giorni con una breve nota del «Centro di
ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera»
Scrivo dopo aver sentito che Leonard Peltier (degli Ojibwa) – il
prigioniero politico più a lungo detenuto negli Usa – è risultato positivo al
COVID come riferito dal suo avvocato Kevin Sharpe.
Martedì scorso il brillante giornalista e critico severo
della politica americana Chris Hedges ha intervistato Sharpe su RT
(stazione televisiva russa) sulla situazione di Leonard Peltier.
Il caso Peltier e la sua reclusione per oltre 40 anni sono la prova
che il sistema giudiziario degli Stati Uniti è imperfetto in dimensioni quasi
catastrofiche.
Leonard Peltier potrebbe essere nei suoi ultimi giorni, si può
solo sperare e pregare che sopravviva. Attualmente è detenuto nella prigione
correzionale di Coleman a Sumpterville (Florida). E’ inimmaginabile ciò che ha
subìto. Scrivo la sua storia all’interno della più ampia vittimizzazione dei
nativi e questo spiega perchè tante persone – come Desmond Tutu, papa Giovanni,
Madre Teresa, Nelson Mandela e altre – si sono mobilitate e hanno presentato
una petizione alla Corte Suprema (e a tre presidenti degli Stati Uniti) per
commutare la sua condanna.
L’ufficio federale di indagine e il suo antiquato programma di
sorveglianza Cointelpro sono stati determinanti, intimidendo persino i
presidenti affinché rifiutassero il rilascio di Peltier.
Nel 1991 ho incontrato lo scrittore statunitense Peter
Matthiessen. Ci eravamo incrociati un anno prima perché lo avevo invitato a
parlare a Olean, nello Stato di New York, dove stavo facendo una «residenza di
poesia» per 15 settimane. Peter era in tournée a livello nazionale. Ne nacque
un’amicizia. Mi sono complimentato con lui per il personaggio Louis Moon,
il mercenario Cheyenne nel suo romanzo epico «Giocando
nei campi del signore». Matthiessen aveva scritto «Nello spirito di Crazy Horse» pubblicato dalla casa editrice
Penguin di New York, in cui venivano narrati nei dettagli i 30 giorni di
braccio di ferro tra l’esercito statunitense, la guardia nazionale del South
Dakota, una pattuglia autostradale e l’ufficio federale di indagine contro i
militanti e i sostenitori dell’AIM, il movimento degli indiani d’America, che
si erano trincerati a Wounded Knee e poi lo scontro a fuoco, la sparatoria, nel
1973. Due agenti dell’FBI furono uccisi e quattro attivisti dell’Aim vennero
incriminati per gli omicidi. Poi Leonard Peltier fu l’unico a essere
condannato, e con una pena a due ergastoli.
Quando uscì il libro di Matthiessen il governo Usa ordinò alla
casa editrice di distruggere le 50.000 copie pubblicate, su richiesta dell’FBI
secondo cui alcune pagine minacciavano la sicurezza nazionale. Matthiessen
aveva le fotocopie del libro e le ha vendute durante le sue lezioni: il
ricavato è andato al comitato di difesa per Peltier.
Un anno dopo andai ad ascoltare Peter a una conferenza
tenuta all’università statale di Albany (New York). Alla fine della
conferenza mi ha invitato a unirmi a lui e all’autore William Kennedy il cui
romanzo sulla comunità di alcolisti di Albany «Ironweed» è stato un grande successo e trasformato in un film.
Peter mi disse che era appena tornato dal South Dakota dove era
stato invitato per incontrarsi – dopo essere stato bendato, nel profondo della
riserva Lakota in una casa vuota, seduto su una sedia – con un gigantesco
nativo mascherato e dai capelli lunghi che si qualificò come «mister x».
Quell’uomo disse di essere l’assassino: spiegò come si era avvicinato a quei
due agenti dopo lo scontro a fuoco sparando poi a entrambi alla testa.
Nel 1992 fu ripubblicato «Lo
spirito di Cavallo Pazzo» che includeva anche l’incontro con «mister x» e
divenne un best seller.
Peltier è innocente.
(*) Lance Henson è poeta e scrittore del popolo Cheyenne. Più
volte ha scritto in “bottega” dove abbiamo recensito anche i suoi libri.
IN VARIE CITTA’ EUROPEE INIZIATIVE PUBBLICHE PER LA LIBERAZIONE DI
LEONARD PELTIER, DA 46 ANNI DETENUTO INNOCENTE, ORA MALATO DI COVID
del «Centro di ricerca per la
pace, i diritti umani e la difesa della biosfera»
Il 6 febbraio ricorreva l’anniversario dell’arresto nel 1976 di
Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano da sempre impegnato per
i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della Madre Terra, da
46 anni detenuto innocente, e da alcuni giorni malato di covid.
Come ogni anno anche in varie citta’ europee in questi giorni si
svolgono iniziative pubbliche per chiedere la sua liberazione.
Quest’anno vi e’ una ragione in piu’: pochi giorni fa Leonard
Peltier e’ stato contagiato dal covid, e nel carcere di massima sicurezza in
cui e’ detenuto non puo’ disporre delle cure adeguate.
Segnaliamo alcune delle iniziative che si terranno in varie citta’
europee oggi e nei prossimi giorni.
Non muoia in carcere Leonard Peltier.
Sia restituita la liberta’ a un uomo innocente.
Salvare le vite e’ il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
7 febbraio 2022 a Amburgo.
7 febbraio 2022 a Duesseldorf.
7 febbraio 2022 a Francoforte
sul Meno.
7 febbraio 2022 a Lipsia.
7 febbraio 2022 a Monaco di
Baviera.
7 febbraio 2022 a Vienna.
11 febbraio 2022 a Milano.
Altre iniziative sono in preparazione a Bologna, Firenze, Genova,
Napoli, Palermo, Roma, Viterbo.
Alcuni riferimenti utili:
– in Germania: sito: www.leonardpeltier.de, e-mail: lpsgrheinmain@aol.com,
– in Italia: bigoni.gastone@gmail.com, naila.clerici@soconasincomindios.it, nepi1.anpi@gmail.com, centropacevt@gmail.com
– negli Usa: “International Leonard Peltier Defense
Committee, contact@whoisleonardpeltier.info,
Una minima notizia su Leonard Peltier
La vicenda di Leonard Peltier puo’ essere riassunta brevemente:
nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944, attivista
dell’American Indian Movement per i diritti umani dei nativi americani e in
difesa della Madre Terra, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un
processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze
dimostratesi false; da allora e’ ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia
ormai universalmente riconosciuta (gli stessi accusatori e giudici responsabili
della sua scandalosa ed assurda condanna hanno in prosieguo di tempo ammesso
che le cosiddette “prove” e le cosiddette “testimonianze” erano false). Anche
dal carcere ha continuato ad impegnarsi per i diritti umani di tutti gli esseri
umani e in difesa della Madre Terra, sostenendo e promuovendo molte iniziative
educative ed umanitarie, a cui ha affiancato un’apprezzata attivita’ di
pittore, poeta, scrittore.
Di seguito una breve nota di presentazione dal suo libro
autobiografico (La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005):
«Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a
strumenti legali, paralegali e illegali – dell’omicidio di due agenti dell’FBI
nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e’ affidato all’ex
ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della
prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell’American Indian
Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima
sicurezza da quasi trent’anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai
unanimemente sostenuta dall’opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna
internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il
subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu’, Robert Redford (che
sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il
Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso
del prigioniero 89637-132 e’ chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia
divenuto un simbolo dell’oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che
la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di
Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno
dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir,
questa e’ la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta
da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica
che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che
trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico,
destra-sinistra e cosi’ via): i nativi la chiamano la danza del sole».
Per ulteriori informazioni si veda di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance,
St. Martin’s Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La
mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005); e tra le opere su
Leonard Peltier: Peter Matthiessen, In
the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione
italiana: Peter Matthiessen, Nello
spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994); Edda Scozza, Il coraggio d’essere indiano, Erre
Emme, Pomezia 1996; Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand,
TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016. Particolarmente utile anche l’opera di
Bruce E. Johansen, Encyclopedia of
the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara – Denver – Oxford,
2013, piu’ volte ristampata.
Si puo’ utilmente consultare anche il sito dell’«International
Leonard Peltier Defense Committee»: www.whoisleonardpeltier.info (sito
nel quale e’ disponibile anche il testo integrale del libro di Jim
Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
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