Nel
1974 Gianfranco Pintore pubblicò per l’editore Mazzotta “Sardegna-Regione o
colonia?”.
È
un’inchiesta giornalistica, un saggio, un lavoro partigiano, con gli strumenti
dei fatti e delle parole, per (di)mostrare come il Capitale e il Potere, nella
loro necessità di uniformare e anonimizzare la realtà, condussero una guerra
politica, militare, economica contro la Sardegna interna, e soprattutto contro
quel simbolo e nodo di Resistenza che allora era Orgosolo.
Giornalismo
esemplare, testimonianza di una lotta senza quartiere, fra oppressi e
oppressori. avvincente come la letteratura, una storia di Resistenza, in tempi
non lontani in cui “la Rivista
dell’Arma dei Carabinieri pubblicava due articoli, uno nel 1967 e
uno nel 1969, con soluzioni estreme contro i banditi: “Si adoperino gli
stessi mezzi del maresciallo Graziani contro i ribelli in Cirenaica”,
e “Vogliamo che nelle battute delle foreste del Supramonte si usino i
lanciafiamme. si seguano razionali sistemi di caccia con squadriglie armate di
mortai e di armi automatiche, come facevano i Tedeschi negli Appennini contro i
partigiani” (https://www.sardiniapost.it/cronaca/quando-scrivevano-buttiamo-il-napalm-sui-sardi/)
Un
libro da rileggere, per non dimenticare.
[…] Nel 1868, il Consiglio comunale di
Nuoro, formato da non pochi grossi proprietari, decise di vendere ai privati i
terreni di “Sa Serra” e il “comunale”, ancora aperti al pascolo libero. I
pastori, nel giro di poco tempo, avrebbero dovuto ritirare le greggi che
pascolavano in quei territori. Il “piano di lottizzazione” prevedeva la vendita
“a rate”: chi avesse fatto domanda per ottenere in proprietà i terreni, avrebbe
potuto pagare subito la metà del prezzo pattuito e l’altra metà, come si
direbbe oggi, “in comode rate”. Il 26 aprile, avvenne la violenta rivolta de su connottu. Cominciarono una cinquantina di pastori e contadini poveri
a manifestare sotto la sede della sottoprefettura di Nuoro. Gridavano a su
connottu, vogliamo che si torni al conosciuto, alle terre in comune.
In poche ore i manifestanti diventarono
alcune centinaia in marcia verso il comune. Vi fecero irruzione, si impadronirono
delle armi della guarnigione e saccheggiarono; i piani di lottizzazione furono
dati alle fiamme insieme ai registri dello stato civile. La sommossa cessò solo
quando il sottoprefetto, il capo dei carabinieri e il procuratore del re
promisero che a su connottu si sarebbe tornati e che il Consiglio comunale si
sarebbe dimesso. I laici, anticlericali ma legati mani e piedi al
colonizzatore, che se li era comprati con la terra sottratta ai contadini
poveri e ai pastori, accusarono i nuoresi poveri di essersi lasciati
strumentalizzare dal vescovo di Nuoro, Salvatore Angelo Demartis, intenzionato
solo a screditare le autorità civili.
In effetti, sembra che Demartis abbia
avuto una parte di primo piano in sa die ‘e su connottu (il
giorno del già noto). Nel momento in cui si sentivano derubati dai “laici” e
nel momento in cui il vescovo era, per fatti suoi, contro i “laici”, pastori e
contadini poveri hanno saputo sfruttare con molta intelligenza politica questa
potente alleanza. Né era la prima volta che i pastori si schieravano contro il
re piemontese, trovando alleati persino nei feudatari. […]
– Tratto da “Sardegna: regione o colonia?” – di Gianfranco Pintore (1974).
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