Già da solo il titolo di questo parziale e iniziale report rende bene il senso della fase e dei pilastri su cui si regge il progetto tav Torino Lione. È questo infatti il riassunto che proviamo a fare della riunione svoltasi ieri mattina, 23 luglio, a Torino in prefettura dell’osservatorio sulla Torino Lione. Un tavolo di “lavoro” (è un parolone, visti i risultati sul campo dell’opera, 20 anni e più di progetti ferroviari senza aver ancora posato 1 metro di rotaia) che coinvolge i protagonisti e sostenitori istituzionali dell’opera.
I presenti ve li avevamo anticipati con la lettera di
convocazione, le notizie, parziali che iniziamo a riportare giungono a mezzo di
articoli e comunicati stampa che con grande giubilo oggi le testate regionali
riportano. Il protagonista indiscusso, top player della giornata, è Calogero
Mauceri, commissario di governo che in contemporanea o quasi con le dimissioni
del governo, fiero del suo mandato e dei suoi pieni poteri (siamo ironici visto
che il Mario nazionale si appresta, tra gli applausi dei suoi coetanei, a
tornare al bocciodromo) è riuscito a convocare con una riunione operativa su
questa strategica opera (anche qui restiamo nell’ironia se non si trattasse
della terra in cui viviamo, la valle di Susa, che è stata scelta per ospitare
questo progetto).
E così in mattinata il commissario si è recato a vedere il tunnel
geognostico di Chiomonte, prima di scendere in città alla sua riunione.
Partiamo malino, da fonti anonime ma bene informate e presenti, abbiamo saputo
che la visita si è interrotta al km 3: “Fermo commissario, più avanti non si
può andare, è pericoloso ed entrano solo i robot, il caldo non è sopportabile
dall’uomo”.
La sua, una battuta, ma neanche troppo “… non è possibile una cosa simile,
rischiamo di fare una figuraccia internazionale se si viene a sapere”. Primo
tempo malino, ma si recupera in prefettura e qui i maestri del tav danno il
meglio. Si promettono mirabolanti benefici derivanti dalla costruzione
dell’opera, 1000 posti di lavoro in Valsusa, formazione dei giovani,
de-militarizzazione del territorio, traguardi a breve nel 2023 sulla
progettazione e sugli appalti. Nulla di nuovo e nulla di più di quello che
leggiamo da anni sui giornali e che anche oggi ritroviamo sulla carta stampata.
Insomma nulla su cui aggiungere nulla.
Un dato invece dobbiamo sottolinearlo, non nuovo ma preoccupante per il
futuro della valle di Susa. Il vero protagonista politico della giornata è il
partito democratico che, con ben 3 esponenti in linea diretta di carica dal
basso verso l’alto, ha retto e cucito il percorso che ha portato in questi mesi
alla convocazione della riunione di ieri mattina. Parliamo di Pacifico
Banchieri, presidente dell’unione montana valle di Susa, Jacopo Suppo, vice
sindaco della città metropolitana di Torino, e Stefano Lorusso sindaco di
Torino. Insieme queste 3 tessere di partito possono reggere in futuro un gioco
già iniziato, molto utile al commissario di governo al fine di portare ancora
energie e soldi verso il progetto.
Due su tre, infatti, provengono dal territorio della valle di Susa nel quale
il progetto ambisce ad insediarsi e sono la garanzia con la quale i proponenti
possono “vendere” una condivisione progettuale con i territori coinvolti.
Condizione fondamentale per continuare a beneficiare dei contributi europei. Le
scuse addotte le conosciamo bene e sono sempre le stesse: bisogna parlarsi,
dialogare, andare oltre i piani ideologici e le dottrine, avere il senso del
ruolo istituzionale che si ricopre.
Come territorio e movimento Notav, invece, pensiamo che non ci sia
dialogo e discussione possibile con chi oggi – dopo decenni – continua
progettare, distruggere e usare soldi pubblici per un’opera inutile,
climaticida e fuori dal tempo Per tutti loro, per Mauceri, per i futuri
governi, per gli ubbidienti servi di partito abbiamo solo una risposta: la
lotta No Tav! Sui sentieri, sulle montagne, nella valle e nella città ci
troverete sempre!
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