Hans Magnus Enzensberger poteva sottotitolare il libro: Buenaventura Durruti nelle parole di chi l'ha conosciuto e amato.
Buenaventura Durruti è stato l'anima della Repubblica durante la guerra civile e senza di lui tanti lavoratori spagnoli non sarebbero stati così coinvolti nella guerra.
il libro si legge con passione e partecipazione, un omaggio necessario a uno Spartaco del '900.
buona (anarchica) lettura.
Buenaventura Durruti, figura mitica dell'anarchismo spagnolo,
impegnato in prima linea contro le truppe franchiste, rivive in questa
memorabile raccolta di testimonianze dirette, sapientemente cucite assieme da
Enzensberger. Non un saggio né un romanzo; quello che ne esce è un ritratto a
più mani, che ha il grande pregio di non scadere mai nella banale agiografia.
Nel 1931 lo scrittore russo Ilya Ehrenburg spiegò perché
aveva rinunciato alla suggestione di scrivere un romanzo sulla vita di
Buenaventura Durruti, il più popolare tra i leader dell'anarchismo spagnolo,
terrorista, combattente e capopolo, destinato a cadere cinque anni più tardi,
il 20 novembre 1936 nella battaglia di Madrid: «Mai nessuno si sarebbe deciso a
raccontare la storia della sua vita: somigliava troppo a un romanzo
d'avventure». Qualcuno invece ci provò, ma molti decenni dopo, nel 1972. Hans
Magnus Enzensberger dedicò alla incredibile parabola di Durruti un libro ancora
oggi famoso, La breve estate dell'anarchia, ma nemmeno lui osò cimentarsi
col romanzo propriamente detto, compito troppo arduo per una vita che nella sua
realtà andava già molto oltre i confini del romanzo d'avventure. Redasse invece
un collage di testimonianze dirette, legate dal filo di cinque glosse storiche
che ricostruivano il contesto.Nominare Buenaventura Durruti vuol dire
automaticamente parlare anche di Francisco Ascaso, il suo gemello politico e
militare, uguale e opposto. Esuberante e gigantesco il primo, sottile e gelido
il secondo, ucciso 4 mesi prima nella difesa di Barcellona. Avevano fatto tutto
insieme l'operaio Durruti e il cameriere Ascaso. Erano la testa e l'anima di
"Los Solidarios", il gruppo armato anarchico che a partire dal 1917
aveva risposto col terrore al terrore bianco delle bande armate dagli
industriali della Catalogna, "Los Pistoleros". Cercare di ricostruire
metodicamente le loro biografie è un'impresa impossibile. Incarcerati o
deportati una ventina di volte, condannati a morte in un una quantità di Paesi,
vagabondi della rivoluzione in eterna peregrinazione: Parigi, Bruxelles,
Argentina, Cile, Cuba, Uruguay, Germania. Impossibile anche stabilire di quante
rapine e attentati siano stati davvero autori. Indicarli come colpevoli era
diventata un'abitudine: ogni assalto a una banca, ogni omicidio politico
venivano addossati ad Ascaso e Durruti, persino quando si trovavano in
prigione…
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