Abbiamo tradotto dall’inglese un interessante rapporto
esplorativo sulla diseguale distribuzione dei finanziamenti destinati alla
difesa dei diritti umani nel mondo, che mostra quanto questa penalizzi
fortemente le organizzazioni che si battono per i diritti delle donne e, in
particolare, delle donne e delle ragazze incarcerate.
Il rapporto è stato redatto a dicembre del 2021 da
Isabella Cordua e Sabrina Mahtani per Women Beyond Walls, “una nuova
piattaforma di costruzione del movimento, che amplifica le voci per porre fine
all’eccessiva carcerazione e all’eccessiva criminalizzazione delle donne in
tutto il mondo” (womenbeyondwalls.org/forgottenbyfunders).
Alcuni contenuti del rapporto originale sono stati
sintetizzati o riorganizzati per ragioni di brevità, ovviamente senza
alterarli. Per i numerosi link ad altri studi e ricerche presenti all’interno
del rapporto, la rappresentazione grafica dei dati e gli stralci delle
interviste si rimanda al documento in inglese.
Introduzione
Oltre 1 milione di donne è controllato dal sistema di
giustizia penale e oltre 741.000 donne sono in carcere in tutto il mondo. Ci
sono almeno 800 donne nei bracci della morte.
Si stima che la popolazione carceraria femminile globale sia aumentata di circa
il 59% dal 2000 al 2020. Negli ultimi 10 anni il numero delle donne in carcere
è cresciuto a un ritmo più rapido di quello degli uomini.
Povertà, abusi, leggi discriminatorie e politiche punitive in materia di droga
sono i fattori chiave dell’allarmante aumento dell’incarcerazione delle donne.
Il 35% delle donne incarcerate nel mondo lo sono per reati legati alla droga, a
fronte del 19% degli uomini.
L’incarcerazione ha un effetto devastante sulle donne e
le loro famiglie. La percentuale di detenute che compie gesti di autolesionismo
è più alta di quella dei detenuti.
La maggioranza delle donne in carcere è costituita da madri e ci sono almeno
19.000 bambini che vivono in prigione con un genitore, che nella maggior parte
dei casi è la madre.
Nonostante questi numeri, come evidenzia questo rapporto
esplorativo, il lavoro con e per le donne e le ragazze incarcerate/ex
incarcerate è disperatamente sottofinanziato. Le organizzazioni che lavorano
con e per le donne e le ragazze incarcerate operano in contesti difficili dal
punto di vista del finanziamento. Nel 2018, uno studio dell’Overseas
Development Institute (ODI) ha rilevato che lo sviluppo e il finanziamento per
la giustizia è diminuito di oltre il 40% negli ultimi 4 anni e secondo una
ricerca dell’Association for Women’s Rights in Development (AWID) il 99% degli
aiuti allo sviluppo e delle sovvenzioni delle fondazioni continua a non
raggiungere direttamente le organizzazioni femministe e quelle che si battono
per i diritti delle donne. In particolare, i gruppi che lavorano su forme
intersecanti di emarginazione (LGBTIQ, indigeni, migranti e rifugiati, giovani
femministe e sex workers) sono finanziati ancora meno. Solo lo 0,42% è destinato
alla difesa dei diritti delle donne.
Metodologia
Questo rapporto si basa sulle risposte all’indagine su un
totale di 34 organizzazioni che lavorano con e per le donne e le ragazze
incarcerate, che è stata sviluppata tenendo conto degli obiettivi di questo
rapporto, dell’esperienza delle persone coinvolte e del mandato di Women Beyond
Walls. È stato inoltre integrato da consultazioni con esperti e volontari. Lo
studio si basa su risposte sia quantitative sia qualitative. Le prime sono la
fonte delle statistiche descrittive e le seconde sono state trattate con la
tecnica dell’analisi tematica. Le autrici hanno ottenuto il consenso informato
da tutti i partecipanti al sondaggio, le cui risposte sono state trattate in
forma anonima.
Caratteristiche delle organizzazioni
intervistate
Le organizzazioni intervistate sono distribuite in questo
modo:
- Africa:
Ghana, Kenya, Malawi, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Sudafrica, Zimbabwe;
- Asia:
Cambogia, India, Indonesia, Pakistan, Sri Lanka;
- Europa:
Regno Unito, Francia;
- Medio
Oriente: Giordania;
- Nord
e Centro America: Canada, Giamaica, Mexico;
- Sud
America: Bolivia, Brasile, Venezuela, Colombia;
- Australia/Oceania:
Australia.
La ricerca è focalizzata sul Sud globale: il 32% e il 21%
delle risposte è stata fornita da organizzazioni operanti rispettivamente in
Africa e in Asia.
L’indagine non si è concentrata sulle organizzazioni che
lavorano solo negli Stati Uniti d’America poiché il panorama dei finanziamenti
è più complesso e ci sono diverse organizzazioni che lavorano in questo
settore. Una mappatura dedicata e un’esplorazione del finanziamento delle
organizzazioni che lavorano solo negli USA dovrebbero essere condotte in
collaborazione con organizzazioni leader, come il National Council for
Incarcerated and Formerly Incarcerated Women.
- La
maggioranza delle organizzazioni intervistate (oltre il 60%) ha uno staff
di meno di 20 persone.
- Oltre
il 74% è attiva da oltre 10 anni e la metà di queste da più di 20.
- La
maggioranza opera con un bilancio annuale di piccola-media dimensione: tra
coloro che hanno risposto a questa domanda il 52% ha un bilancio inferiore
ai 500.000 dollari all’anno.
- In
più della metà delle organizzazioni sono coinvolte o hanno funzioni
direttive donne che hanno avuto esperienze del sistema della giustizia.
La nostra ricerca ha rilevato che le risorse per il
lavoro con e per le donne e le ragazze incarcerate non sono riuscite a
soddisfare adeguatamente i bisogni e le capacità di questi gruppi, comprese le
risorse fornite dalle femministe e dei finanziatori dei diritti delle donne. I
risultati che seguono presentano una convincente argomentazione sul motivo per
cui il lavoro con e per le donne e le ragazze coinvolte nel sistema di
giustizia penale necessita urgentemente di maggiori risorse e finanziamenti più
efficaci.
Risultati principali
Le organizzazioni stanno svolgendo un
lavoro fondamentale utilizzando moltiplici strategie in un contesto difficile
Queste organizzazioni stanno producendo un cambiamento
essenziale nella vita di donne e ragazze e stanno cambiando il sistema
giudiziario attraverso il loro lavoro, per esempio fornendo servizi legali e
riducendo il tempo che le donne trascorrono in custodia cautelare; lottando per
abolire la pena di morte; facendo pressione per politiche in materia di droga
che tengano conto del genere; fornendo sostegno tra pari alle donne le cui vite
sono state influenzate dal sistema della giustizia penale; assistendo al
momento del rilascio le donne precedentemente incarcerate; conducendo ricerche
partecipative per comprendere meglio le cause e le conseguenze della detenzione
delle donne; orientando le politiche nazionali e globali. Questa è un’area di
attivismo vivace e innovativa che merita di essere dotata di più numerose e
migliori risorse. Invece la maggior parte di queste organizzazioni opera con
budget esigui e team ridotti. Inoltre lavorano in contesti difficili: il 68%
delle organizzazioni ha affermato che è difficile o molto difficile svolgere
questo lavoro nel proprio paese, a causa delle condizioni politiche e sociali.
Hanno elencato varie difficoltà, come l’accesso alle carceri, lo spazio civico
limitato e lo stigma che grava sulle persone incarcerate. Queste sfide sono
diventate ancora più difficili durante la pandemia di Covid-19, ma le
organizzazioni hanno cercato di adattarsi e continuare il loro lavoro, per
esempio facendo ricorso alla tecnologia. Il 29% degli intervistati ha avuto
membri minacciati, arrestati o molestati per il proprio lavoro nell’ultimo
anno.
Affrontare la carcerazione delle donne
non è una priorità per la maggior parte dei donatori
La maggior parte delle organizzazioni intervistate ha
affermato che affrontare la carcerazione delle donne non rappresenta una
priorità per la maggior parte dei donatori che finanziano la tutela dei diritti
umani, dei diritti delle donne e l’accesso alla giustizia. Le opportunità di
finanziamento disponibili non sono sufficientemente allineate con le strategie
o le aree di lavoro di queste organizzazioni, rendendo difficile l’accesso ai
finanziamenti per sostenere il loro importantissimo lavoro. Come già detto,
queste organizzazioni stanno già lavorando in un contesto in cui i
finanziamenti per le organizzazioni per la giustizia e i diritti delle donne
sono molto limitati. Una ricerca dell’OCSE del 2016-2017 ha rilevato che solo
l’1% di tutti gli aiuti destinati alla riduzione della discriminazione di
genere è andato alle organizzazioni di donne. La maggior parte di questo denaro
è stato destinato a organizzazioni internazionali con sede nei paesi donatori,
piuttosto che a gruppi femministi che hanno sviluppato le proprie strategie
specifiche per il contesto nel quale operano.
Alcuni degli intervistati suppongono che in questa definizione delle priorità
abbia un ruolo la percezione pubblica negativa dell’incarcerazione.
Questa mancata prioritarizzazione si estende alle organizzazioni governative e
multilaterali, come così come alle fonti filantropiche. Solo il 44% degli
intervistati ha dichiarato di aver ricevuto finanziamenti dal governo (29% da
fonti del governo nazionale e 15% da fonti locali del governo). Solo il 21% ha
ricevuto finanziamenti da organizzazioni multilaterali (come le Nazioni Unite)
negli ultimi due anni.
Qualsiasi agenda dei donatori che miri a concentrare le
risorse sui diritti umani, l’accesso alla giustizia, l’uguaglianza di genere o
l’impegno a “non lasciare nessuno indietro” (principio due dell’UN Sustainable
Development Goals) dovrebbe prendere in considerazione il finanziamento del
lavoro con e per le donne e le ragazze incarcerate. I finanziatori dovrebbero
destinare nuovi finanziamenti a questo lavoro e creare specifici portafogli che
concentrino i finanziamenti in modo intersezionale e olistico, piuttosto che
attraverso interventi destinati solo a specifici servizi, come quelli legali o
di salute pubblica.
Oltre due terzi delle organizzazioni non
ricevono finanziamenti da femministe e promotrici dei diritti delle donne
Il 71% degli intervistati ha affermato di non ricevere
finanziamenti da fondazioni che si definiscono femministe o a tutela dei
diritti delle donne. Ciò sembra riflettere la mancanza di priorità
nell’affrontare la detenzione delle donne da parte del più ampio movimento per
i diritti delle donne. Non se n’è parlato al Generation Equality Forum, il più
grande raduno sui diritti delle donne dopo la conferenza di Pechino del 1995,
il che ha significato non includere il tema negli impegni assunti. Il
Generation Equality Forum ha raccolto 40 miliardi di dollari in impegni di
finanziamento a sostegno di un’audace strategia per la parità di genere. Per
esempio l’Open Society Foundations (OSF) si è impegnata a versare almeno 100
milioni di dollari in 5 anni per finanziare la mobilitazione politica la
leadership femminista. La fondazione Bill e Melinda Gates ha promesso 2,1
miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per promuovere l’economia femminile,
l’emancipazione, la salute sessuale e riproduttiva e la leadership femminile.
Si tratta del più grande impegno di finanziamento mai assunto per l’uguaglianza
di genere. Questi fondi sono stati dedicati a sei questioni chiave ma,
nonostante il fatto che il Forum mirasse a promuovere un approccio
intersezionale, intergenerazionale e intersettoriale all’uguaglianza di genere,
è mancata qualunque attenzione alle donne incarcerate.
Femministe e promotrici dei diritti delle donne, così
come altre donatori, dovrebbero ascoltare i punti di vista e le sfide delle
organizzazioni che lavorano per e con le donne incarcerate, soprattutto quelli
delle donne che hanno vissuto direttamente questa esperienza e affrontare con
maggiore impegno i problemi della carcerazione nell’ambito dei diritti delle
donne e delle strategie per la giustizia di genere. Siamo tuttavia confortate
dal registrare una maggiore attenzione e discussione sulle pratiche di
finanziamento e riconosciamo gli sforzi che molti donatori hanno fatto per
riconsiderarle. Un diverso approccio al finanziamento da parte femminista
potrebbe far fronte a molte delle sfide delineate in questo rapporto[1].
La maggior parte delle organizzazioni
non ha accesso a finanziamenti per le spese di funzionamento
L’indagine ha evidenziato l’urgenza di migliorare la
qualità dei finanziamenti alle organizzazioni che lavorano con e per le donne e
le ragazze incarcerate. Con finanziamenti illimitati e flessibili, le
organizzazioni possono autodeterminare le proprie agende, rispondere ai
cambiamenti, cogliere le opportunità, coprire i costi operativi e investire i
fondi dove è possibile e dove ce n’è maggiore necessità. Fornire finanziamenti
flessibili e duraturi è un principio femminista di finanziamento al fine di sostenere
l’impatto e la sostenibilità delle organizzazioni per i diritti delle donne.
Tuttavia, la maggior parte delle organizzazioni intervistate ha ricevuto meno
del 25% del finanziamento per le spese di funzionamento negli ultimi due anni.
C’è una disponibilità limitata di finanziamenti
flessibili e per molte organizzazioni che lavorano nell’ambito dei diritti
umani è una condizione insostenibile. Tuttavia, una ricerca del 2018 a cura di
Human Rights Funders Network ha mostrato la sussistenza di disparità regionali.
Molti finanziatori del Nord globale stabiliscono forti restrizioni alle forme
di finanziamento i cui destinatari sono nel Sud e nell’Est globale, o non
finanziano affatto queste organizzazioni. C’è un rapporto di 6 a 1 nella
probabilità di questo tipo di finanziamento tra un’organizzazione che operi nel
Nord America e una che operi in Asia e Pacifico e di 15 a 1 se l’organizzazione
è attiva nei Caraibi. Il finanziamento di progetti specifici, che è la modalità
preferita da molti donatori e soprattutto dai donatori bilaterali –attraverso
le ambasciate, per esempio – è molto problematico, perché mina l’autonomia
delle organizzazioni e limita la loro capacità di perseguire la mission e la
vision della loro attività, costringendole a stabilire le priorità in base agli
interessi e alle agende dei donatori, che possono cambiare da un anno
all’altro. Questo tipo di finanziamento, inoltre, mette in seria difficoltà le
organizzazioni per quanto riguarda i costi del personale e la copertura delle
spese generali e impedisce di rispondere con rapidità ed efficacia alle
emergenze, come quelle presentate dalla pandemia da Covid-19. I finanziatori
devono non solo aumentare la quantità di finanziamento, ma anche migliorarne la
qualità, dando accesso a sovvenzioni di base flessibili.
La maggior parte delle organizzazioni
intervistate si trova ad affrontare finanziamenti precari
La maggioranza degli intervistati ha riferito che la
quantità e la qualità dei finanziamenti ricevuti non è migliorata quest’anno
rispetto a quello precedente.
Molte organizzazioni hanno elencato l’Open Society Foundations (OSF) come uno
dei principali donatori. Tuttavia, ci sono una continua incertezza e una certa
preoccupazione che l’attuale ristrutturazione dell’OSF possa comportare la
perdita di fondi per un’area che è già sottofinanziata. Dato che “giustizia e
intersezionalità” è uno dei tre pilastri chiave della nuova ristrutturazione
dell’OSF, c’è un opportunità di espandere, approfondire e finanziare
olisticamente quest’area, creando anche nuove opportunità per altri donatori di
colmare questo divario e ridurre l’eccessiva dipendenza da un solo
finanziatore.
L’indagine ha infatti rilevato che c’è un eccessivo affidamento a singoli
donatori e a eventi di raccolta fondi (il 50% ha indicato come unica fonte di
finanziamento un solo donatore o un evento di raccolta negli ultimi 2 anni), il
che mette le organizzazioni nella situazione sia di non poter programmare la
loro attività, vista l’imprevedibilità e l’instabilità dei finanziamenti (il 79%
ha risorse o risparmi sufficienti per coprire solo la metà del proprio bilancio
annuale), sia di non poter far fronte al cambiamento delle circostanze (come
nel caso delle pandemie). I finanziatori dovrebbero costruire partnership
pluriennali che consentano alle organizzazioni di adottare strategie di lavoro
a lungo termine e le supportino nella creazione di riserve per assicurare la
sostenibilità.
Le organizzazioni stanno affrontando
difficili sfide nei processi di finanziamento e non sono in grado di finanziare
posizioni chiave del personale
Sono stati identificati tre problemi principali
all’accesso ai finanziamenti:
- difficoltà
nel processo di richiesta del finanziamento (tempi troppo brevi, richiesta
proponibile solo su invito ecc.);
- mancanza
di flessibilità e requisiti onerosi imposti dai finanziatori nella
realizzazione dell’attività (“la maggior parte dei finanziatori ha un
approccio orientato all’obiettivo, dimenticando che le persone non sono
obiettivi da raggiungere ma esseri umani”, afferma uno degli intervistati;
- i
finanziatori non sono disposti a finanziare adeguatamente le spese del
personale, in particolare quello addetto allo sviluppo, al monitoraggio e
alla valutazione, che sono invece fondamentali per l’efficacia operativa e
per garantire ulteriori finanziamenti.
È necessario combattere le narrazioni secondo cui è
negativo finanziare le spese generali e i costi operativi per le
organizzazioni. Questo è invece vitale per molte organizzazioni, in particolare
quelle guidate da persone in condizioni di marginalità. Molte organizzazioni
per i diritti umani affrontano queste sfide, ma coloro che lavorano con e per
le donne e le ragazze incarcerate devono affrontare ulteriori barriere,
amplificando le sfide della raccolta di fondi in un settore in cui il
finanziamento è già limitato e difficile. Un principio fondamentale del
finanziamento femminista è creare un processo di finanziamento più accessibile
e flessibile. Tuttavia, come evidenziato sopra, la stragrande maggioranza delle
organizzazioni che lavorano con e per le donne e le ragazze incarcerate non ha
accesso ai finanziamenti femministi.
Le organizzazioni ricevono finanziamenti
insufficienti per attuare completamente tutti le loro strategie, in particolare
il loro lavoro con donne e ragazze dopo la carcerazione
Le organizzazioni che lavorano con e per le donne e le
ragazze incarcerate ricevono un insufficiente supporto per la piena attuazione
delle proprie strategie. L’88% dei partecipanti all’indagine ha affermato che
c’erano delle strategie che avrebbero voluto attuare ma che non è stato
possibile farlo in modo efficace a causa della mancanza di fondi. Queste
strategie includono:
- supporto
post-carcere, per esempiolavorare con e per le donne che escono dal
carcere;
- servizi
legali e contenzioso;
- ricerca
e lavoro politico;
- advocacy
nazionale, regionale e internazionale;
- capacità
di testare nuove strategie/idee innovative e ampliare il lavoro in diverse
aree/paesi.
Le organizzazioni hanno anche bisogno di
sostegno non finanziario per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità
economica
Le organizzazioni che lavorano con e per le donne e le
ragazze incarcerate necessitano anche di strumenti di sostegno non finanziario,
come l’assistenza tecnica o il supporto alla leadership, per migliorare lo
sviluppo organizzativo e rendere le organizzazioni più forti e maggiormente
capaci di “tenuta” economica. Le organizzazioni che lavorano con e per le donne
incarcerate sono spesso escluse dagli incontri tra le organizzazioni che si
battono per i diritti delle donne o tra quelle per i diritti umani. Ciò le
priva di opportunità di networking e partnership, nonché di apprendimento e
scambio su diverse strategie e idee. I finanziatori dovrebbero investire nel
sostenere il networking e l’incontro tra i diversi gruppi che lavorano su
questi temi al fine di supportare meglio la costruzione del movimento, la
condivisione dell’apprendimento e la collaborazione interregionale. È positivo
notare che in più della metà delle organizzazioni intervistate sono coinvolte o
hanno un ruolo dirigente donne con esperienza diretta del sistema giudiziario.
Chi lavora in questo settore e, più in generale, nei movimenti per i diritti
delle donne e per i diritti umani, trarrebbe vantaggio dall’ascoltare queste
attiviste.
Raccomandazioni
- Costruire
una mappa globale delle organizzazioni e dei gruppi non registrati che
lavorano con donne e ragazze che hanno subito il sistema della giustizia
penale.
- Riunire
i donatori per far loro ascoltare cosa dicono le organizzazioni che
lavorano in questo settore e le donne che hanno vissuto direttamente
un’esperienza nel sistema giudiziario.
- Destinare
nuovi fondi per il lavoro con donne e ragazze che sono state coinvolte nel
sistema penale:
- assicurare
che nuovi fondi siano destinati specificamente a queste organizzazioni;
- creare
portafogli specifici per finanziamenti intersezionali e olistici.
- Incrementare
e dare priorità da parte delle fondazioni femministe ai finanziamenti per
le organizzazioni con e per le donne e le ragazze incarcerate.
- Rendere
più accessibili i finanziamenti a queste organizzazioni:
- rendere
pubblici i bandi;
- semplificare
i requisiti;
- collaborare
con i fondi per le donne e le fondazioni pubbliche che hanno la capacità e
l’esperienza necessaria per lavorare con piccoli gruppi.
- Migliorare
la qualità dei finanziamenti per le organizzazioni che lavorano con e per
le donne coinvolte nel sistema della giustizia penale:
- fornire
finanziamenti flessibili che consentano alle organizzazioni di perseguire
la propria agenda;
- costruire
partnership a lungo termine per consentire alle organizzazioni di
perseguire le proprie strategie di attività;
- aiutare
le organizzazioni a costituire riserve di risorse finanziarie.
- Analizzare
i divari nei finanziamenti e il modo in cui sostenere meglio gli
investimenti in specifiche aree:
- regioni
sotto-finanziate, in particolare nel Sud globale;
- migliorare
il finanziamento del lavoro di supporto alle ex detenute; investire in
ricerca e produzione di conoscenza per sostenere l’advocacy e la
costruzione del movimento;
- migliorare
il sostegno ai servizi, legali, per la salute mentale e l’empowerment
economico;
- finanziare
e supportare il personale addetto allo sviluppo e monitoraggio,
valutazione e apprendimento;
- allocare
fondi per testare nuove idee e nuovi approcci.
- Aumentare
il supporto non finanziario alle organizzazioni che lavorano con e per le
donne coinvolte nel sistema penale, contribuendo alla loro sostenibilità.
- Investire
in iniziative rivolte al benessere, in considerazione del contesto
difficile nel quale molte persone e molte organizzazioni stanno operando.
- Investire
nella costruzione del movimento, nelle iniziative di networking e di
apprendimento condiviso tra le organizzazioni che lavorano con e per le
donne e le ragazze coinvolte nel sistema della giustizia penale, così come
nel più ampio movimento per i diritti delle donne e i diritti umani.
Supportare, in particolare, l’apprendimento con e dalle donne che hanno
vissuto un’esperienza nel sistema giudiziario.
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