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la guerra mondiale in corso
contro il nostro consumismo – bortocal
inutilmente qualcuno chiede di
trattare in Ucraina: nessuno ci ascolta; la grande massa è rassegnata e chi ha
il potere ha già deciso per una guerra di lunga durata.
il diritto dei popoli è solo un
pretesto: se fosse rispettato, la guerra non sarebbe neppure iniziata.
l’Ucraina è solo il campo di
battaglia, il suo destino non verrà deciso da lei.
la sua libertà non è la vera
causa e neppure il vero scopo di questa guerra, ma soltanto un argomento di
propaganda.
la guerra vera si gioca altrove,
ha altri scopi, che diventano di giorno in giorno più chiari, e li dichiarano
il 25esimo forum di San Pietroburgo del 15 giugno, e il vertice del 23-24
giugno dei Brics –
Brasile · Russia · India · Cina · Sudafrica -, . i nuovi Paesi non allineati,
. . .
come ogni altra, anche questa
guerra ha dei costi che possono diventare terribili, ma chi pensa che la pace
sia gratis non ha capito nulla.
oramai è diventato sempre più
chiaro che si combatte per il predominio occidentale sul pianeta, per il
diritto dell’Occidente di decidere che cosa è giusto e che cosa no per tutto il
resto del mondo, e per la conseguenza più concreta e precisa di questo
predominio: il nostro tenore di vita occidentale.
non basta l’epidemia che non
finisce, non basta la crisi climatica che si aggrava, a convincerci che in
questa parte del mondo viviamo in un modo follemente impossibile; servirà la
guerra economica contro il resto del mondo e una sconfitta sul campo.
la vera posta in gioco è
ridimensionare i nostri consumi, spingere anche gli occidentali poveri nella
povertà in cui vivono i poveri del resto del mondo: un vasto disegno che persegue la distruzione dell’unipolarismo del
morente impero americano e la liquefazione della sua area periferica,
denominata Unione europea.
. . .
non ha capito molto chi teme i
costi della guerra e l’inflazione – che del resto dipende anche dal folle
indebitamento in corso e dalla stampa libera di moneta destinata a perdere di
valore.
chi sa e decide sotto l’ipocrita
velo oramai trasparente della democrazia, ha calcolato che sarebbe molto più
costosa una trattativa che permetta alla Russia di restare in piedi e impedisca
di sottometterla e di impadronirsi delle sue immense ricchezze in materie
prime.
e si presume di potere vincere,
grazie alla potenza militare americana e alla potenza economica occidentale.
secondo quel che ha dichiarato
Putin al Forum di San Pietroburgo, negano la realtà, […] addirittura stanno tentando
di invertire il corso della storia».
ma vincerà la guerra in corso per
l’egemonia mondiale chi sarà più in grado di resistere economicamente: il campo
di battaglia decisivo sarà questo: oggi il 59% del commercio mondiale è
denominato in dollari, il 20% in euro e il resto suddiviso tra sterlina, yen e
yuan: quindi il predominio occidentale sembra assoluto ed indiscutibile.
ma economicamente l’Occidente
potrebbe rivelarsi un gigante dai piedi d’argilla, e anche una eventuale
vittoria servirebbe soltanto a rinviare il problema.
chi ama davvero l’Occidente e
vuole salvarlo, vuole la trattative, il compromesso e la pace oggi, perché è
consapevole che una sconfitta sul campo è improbabile e sarà molto più
devastante.
ma chi vuole la pace, deve sapere
qual’è il suo prezzo ed essere disposto a pagarlo.
. . .
chi è pacifista davvero, deve
quindi essere anche anti-consumista, deve mettere nel conto un ritorno a
modelli di vita e di consumi simili a quelli di qualche decennio fa; e non
dovrebbe fare troppa fatica in questo collegamento.
oggi si deve convincere un intero
mondo di agiati che si sentono onnipotenti a ritornare modesti, a vivere
discretamente a fianco di altri popoli fratelli, che finora abbiamo disprezzato
perché erano più poveri di noi.
un compito immane al quale nessuna
democrazia può sopravvivere e del resto neppure appare minimamente attrezzata
ad affrontare il problema.
e vi sarà una parte, neppure
piccola, che preferirà il suicidio collettivo alla prospettiva di vivere anche
soltanto senza più avere l’auto: non mancheranno forconi né giubbe gialle né
fascismi di vario tipo a fomentare le rivolte, giocando sulla disperazione di
massa.
. . .
i pochi che non soffriranno sono
quelli che si sono già orientati verso questa trasformazione, che hanno vissuto
i lockdown senza
farne tragedie, che hanno saputo rinunciare ad una socialità esasperata e
viziata dall’esibizione del benessere, che sanno ridimensionare se stessi, ma
consapevoli di essere una minoranza.
senza convincere pacatamente a
vivere in un modo diverso e più misurato e a conosce le gioie di altri piaceri,
che non siano quelli artificiali indotti dal mercato onnipotente, l’esito più
scontato di questa guerra già aperta e in corso è che la maggioranza decida
alla fine che vale la pena di farla e di giocarsi il tutto per tutto.
quando la massa consumista capirà
quali sono i costi reali della pace, forse smetterà di essere pacifista…
Il mondo prossimo venturo – Francesco Masala
La partita Ucraina-Russia
sembrava la solita guerretta locale, nel primo minuto. Dal secondo minuto in
poi si è visto che era un’altra cosa: la Russia ha invaso, dopo mille
provocazioni ma l’arbitro che non aveva fischiato i falli ucraini per otto anni
(cioè la lunghissima preparazione della guerra) ha tirato fuori il cartellino
rosso. Secondo il manuale del bravo arbitro significa espulsione della Russia
dalla comunità internazionale.
Sappiamo che nonostante la Nato
abbia iniziato con le sanzioni subito e l’invio di armi il giorno prima, la
vittoria – anzi il trionfo dell’Ucraina – era sicura (era una fake news, come
quella che alla Nato interessi l’Ucraina in sé).
Era iniziata una guerra che
avrebbe cancellato l’Ucraina, con armi occidentali in parte distrutte a
ripetizione, e le altre usate contro i soldati russi e gli ucraini civili che
parlavano in russo. Più durerà la guerra più ovviamente saranno pesanti i danni
umani e materiali.
Intanto la comunità
internazionale non occidentale (*) si compattava, pensando a una nuova moneta,
alternativa al dollaro, con rapporti commerciali equilibrati, non da padrone a
servo.
Quella che alcuni occhi hanno
visto come un’invasione, in altri Paesi è stata vista in modo diverso. Una Nato
vergognosa (che promette di muoversi come un solo esercito se un solo membro
verrà toccato) potrebbe a breve confrontarsi con un’associazione di Paesi non
disposti a farsi invadere e comprare.
E siccome le materie prime per
far funzionare il mondo stanno quasi tutte nella parte non occidentale del
pianeta potrebbero capitare (e capiteranno) alcune novità nei rapporti
internazionali.
Se quei sette ottavi di mondo si
mettessero d’accordo potrebbero – è un’ipotesi di fantascienza, come lo era il
viaggio sulla Luna fino al 1969 – nazionalizzare le loro risorse. Potrebbe
capitare che i prezzi li stabilisca il venditore, e non il compratore, e non in
una moneta senza valore come il dollaro e l’euro (il valore glielo dà non l’oro
depositato per i dollari, o gli euro, emessi, ma le armi della Nato: In God and Nato we trust).
Se un Paese della Nato, se
un’impresa in uno dei Paesi della Nato, avrà necessità di materie prime, in
quantità sostenibile, dovrà chiedere; se si metteranno d’accordo, dovrà pagare
con la valuta e i tassi di cambio che decide il venditore.
Invadere e fare i colpi di Stato
diventerà impossibile per i Paesi della Nato, e le Borse delle merci e delle
materie prime (se quelle Borse continueranno a esistere) non saranno più a
Chicago e Londra ma a Johannesburg e Buenos Aires.
Gli assassini della NATO hanno venduto
i curdi all’esercito di Erdogan, il boia turco, conquistando il record
dell’ignobiltà: “Il libro nero della Nato” potrebbe essere il
bestseller del secolo. Tutto può la NATO: solo invadere l’Ucraina è vietato.
E quando la Cina vorrà la
riunificazione con Taiwan come faranno a spiegare che Israele occupa i
territori palestinesi perché c’è scritto in un libro di qualche migliaio d’anni
fa, fonte della politica espansionistica israeliana? Misteri delle nazioni e
delle (non)regole!
Tutto questo potrà succedere o
prima o dopo della terza guerra mondiale, non quella a pezzi, ma tutta intera,
questione di imperi.
(*) La comunità internazionale
non occidentale comprende i sette ottavi della popolazione del pianeta e ha
tassi di crescita economica mediamente superiori a quelli dei Paesi
occidentali; si tratta di Paesi che hanno subìto i colonizzatori, gli
schiavisti, gli imperialisti occidentali (i componenti della Nato) e non ne
possono più. Colonialismo, schiavismo, imperialismo fanno rima con
capitalismo, sarà la volta buona per liberarcene? Non sarà facile, ma è
necessario. Se le sanzioni contro la Russia fossero destinate al capitalismo
sarebbe fatta…
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