Griglie, RAV, PTOF, “certificazione di competenze”, chiacchiere sulla “flipped
classroom”, “uda” e “cooperative learning”, e poi non sai nemmeno rapportarti
con una classe in carne e ossa e non sai dire una parola ai tuoi studenti senza
“pacchetto” didattico preconfezionato; inter-multi-pluridisciplinare – sempre a
chiacchiere, si intende – e poi i tuoi studenti non imparano niente di niente;
“progetti” senza capo né coda invece del tempo prezioso in cui le generazioni,
in classe, hanno l’occasione di parlarsi; PCTO che sono la bruttissima copia
digitale delle lezioni che dovresti fare tu in classe.
Nessun vero insegnamento.
E il confortevole abbraccio del conformismo, la gratitudine del dirigente, i
complimenti del ministero, per l’ “innovazione”.
Pillola rossa
Solo la verità.
E tu, che più di sinistra non si può, che sai che c’è un approccio didattico
diverso per ogni contenuto culturale da condividere, per ogni conoscenza da
scoprire e far scoprire, per ogni momento di lezione, per ogni classe e per
ogni studente con cui si entra in relazione, che sei innamorato dei tuoi
studenti e di quello che potranno diventare, che cerchi di arricchirti
umanamente e culturalmente per poter avere qualcosa di sensato da dire loro,
verrai accusato da burocrati para-ministeriali mummificati e da furbi
fiancheggiatori di un potere disumano per cui i giovanissimi sono solo numeri,
che punta ai soldi per i formatori e al taglio della scuola pubblica, di essere
“conservatore”, “gentiliano”, “passatista”, “elitarista”, “meritocratico”,
“cattedratico” – con una mistificazione rispetto alla quale Stalin era un
dilettante – solo perché pensi che sia fondamentale continuare a insegnare
qualcosa alle nuove generazioni e non abbandonarle a se stesse.
Cosa scegli?
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