Se in una città aumentano i furti d’auto, le compagnie di
assicurazione vedranno aumentare il rischio. E di conseguenza tenderanno ad aumentare
anche le polizze, ovvero quanto richiesto a un proprietario per assicurare il
proprio veicolo.
Un
aumento eccessivo della polizza può portare alla decisione di alcune persone di
non comprare più l’automobile. Se diminuisce il numero di auto in circolazione,
i ladri si concentreranno su quelle rimanenti. Diventa quindi sempre più
rischioso avere un’auto. Il che fa salire il prezzo delle polizze, e spinge
altri automobilisti a vendere la propria auto, in una spirale continua.
Un caso
estremo, sembrerebbe, ma che aiuta a capire come l’andamento del mercato
assicurativo possa avere impatti diretti su quello del bene assicurato. In
questo caso quello automobilistico.
Le
“assicurazioni” sulle materie prime
Passiamo
ora dalle automobili alle materie prime, alimentari e non. Anche in questo caso esiste
una sorta di assicurazione, per tutelarsi contro il rischio di
aumento o diminuzione dei prezzi. Si tratta dei derivati, contratti finanziari che permettono di comprare o
vendere qualcosa nel futuro a un prezzo fissato già oggi.
Esempio.
Ho un pastificio, e voglio tutelarmi dal possibile aumento dei prezzi
del grano. Compro un derivato sul grano, che mi permette
di acquistarne una certa quantità in una data futura ma a un prezzo fissato già
oggi. La controparte, tipicamente una banca o intermediario finanziario
specializzato, si assume quindi i rischi delle oscillazioni dei prezzi.
Il
margine sui derivati
Per
comprare questo derivato e spostare il rischio sull’intermediario
finanziario devo pagare una certa cifra. Così come per stipulare
un’assicurazione dovevo pagare la corrispondente polizza all’agenzia
assicurativa. Con alcune notevoli differenze: nel caso dei
derivati al posto della polizza abbiamo un margine.
In
molti casi il margine è una percentuale del valore del contratto, da versare al
momento della firma. Ad esempio compro un derivato che mi permette di
acquistare tra un mese 1.000 euro di grano. L’intermediario mi chiede di
versare, al momento della firma, un margine dell’8%, ovvero dare in garanzia 80
euro.
Rispetto
alle assicurazioni, nel mercato dei derivati c’è una differenza
sostanziale. Oltre al margine iniziale, ogni giorno si calcola
anche il margine di variazione. Capiamo cos’è riprendendo l’esempio
precedente. Una settimana dopo avere acquistato il mio derivato per 1.000 euro,
il prezzo del grano crolla. Alla scadenza del derivato, mi verrà consegnato del
grano che però a quel punto vale solo 900 euro. L’intermediario può chiedermi
di versare immediatamente i 100 euro di potenziale perdita.
Assicurazioni o scommesse?
È
proprio questo meccanismo che fa dei derivati uno dei principali strumenti per speculare
sui mercati finanziari. Immaginiamo
di non avere alcun pastificio, e di comprare un derivato
unicamente per sommettere sul prezzo futuro del grano. Tornando
all’esempio di prima, se il prezzo del grano sale, salirà anche il
valore del mio derivato e potrò guadagnare dalla mia scommessa.
Particolarmente
interessante è poi il fatto che posso scommettere su 1.000 euro di grano senza
avere questi soldi, ma versando solo il margine iniziale (ovvero gli 80 euro nell’esempio di prima). È quello che
si chiama leva
finanziaria: faccio una
speculazione su 1.000 euro avendone a disposizione solo 80.
Le
scommesse affogano il sistema
Per
diverse materie prime queste scommesse rappresentano oggi anche il 99% del
mercato dei derivati. Come se
solo l’1% delle assicurazioni sul furto di un auto fossero stipulate dai
proprietari, mentre le altre 99 fossero scommesse sul fatto
che aumenteranno o diminuiranno i furti.
Se inizia
a circolare la notizia che i furti probabilmente aumenteranno, si
moltiplicheranno le scommesse. Tornando al caso delle materie prime, le notizie
della guerra in Ucraina hanno
portato a un’enorme incertezza sul prezzo di alcune materie prime a partire da
gas e grano. Questa incertezza si traduce in una maggiore volatilità dei
prezzi, il che attira sempre più speculatori ad acquistare e vendere derivati
sperando di azzeccare la scommessa giusta.
Un aumento
che si traduce in un aumento dei rischi per gli intermediari che vendono
derivati, che chiederanno quindi margini più alti. Tale aumento dei margini
spingerà alcune persone a non comprare più un derivato per fini assicurativi.
La mancanza di “assicurazioni” provocherà però un ulteriore aumento
dell’incertezza e della volatilità, il che attira altri scommettitori, aumenta
il rischio e quindi i margini, il che spinge altri a rinunciare ad assicurarsi
con i derivati, in una spirale del tutto simile a quella descritta in modo
ipotetico all’inizio dell’articolo.
Il
paradosso dei derivati, dominati dagli speculatori
In
questo caso non sono però ipotesi puramente teoriche, ma è la
realtà dei fatti. Secondo recenti articoli i
mercati a termine (ovvero con consegna del bene differita nel tempo) di molte
materie prime hanno perso tra il 25% e il 30% della loro liquidità. Sul gas, i
margini per acquistare un derivato possono arrivare al 60% del valore del
contratto.
Chi
stipulerebbe un’assicurazione se la polizza contro il furto fosse il 60% del
valore dell’auto? Oggi sono moltissime le imprese che lavorano con alcune
materie prime, grano o altre, che non possono più
assicurarsi tramite derivati perché i margini sono eccessivamente elevati. Una
mancanza che porta a un’ulteriore incertezza sui prezzi, quindi a una maggiore
volatilità, quindi a un aumento dei margini richiesti, e via discorrendo.
In
altre parole, il mercato dei derivati è talmente dominato da
scommettitori che chi vorrebbe e dovrebbe utilizzarli come strumenti di
assicurazione non può più farlo. Da un lato le scommesse con i
derivati esasperano le montagne russe dei prezzi, dall’altro proprio l’assenza
di assicurazioni contribuisce alla stessa volatilità dei prezzi.
I
derivati: estintori caricati con benzina
Si
potrebbe evitare tutto questo? La risposta è sì. Sono state proposte delle regole per bloccare, o
per lo meno frenare, la speculazione. Nel caso dei derivati, una proposta è
quella di obbligo di consegna del sottostante.
Semplificando, significa che compro un derivato sul grano se ho davvero del
grano da comprare o vendere a scadenza e voglio tutelarmi contro l’incertezza e
la volatilità dei prezzi. Non lo compro per fare una scommessa e guadagnare
proprio da queste stesse incertezza e volatilità. Una proposta rimasta finora sulla
carta di studi accademici.
Il
risultato finale? In molti casi il mercato dei derivati ha
l’effetto diametralmente opposto di quello che dovrebbe avere. Non
sono assicurazioni contro l’eccesso di volatilità, ma uno dei principali
fattori che esasperano questa stessa volatilità. Stiamo caricando gli
estintori con della benzina, poi ci stupiamo del propagarsi dell’incendio, o in
questo caso dell’andamento dei prezzi delle materie prime.
Un
risultato paradossale solo in apparenza. In realtà è l’ennesimo esempio
di un sistema finanziario non “solo” totalmente disconnesso dalla
realtà, ma che arriva a danneggiare l’economia di cui dovrebbe essere al
servizio. È la definizione di parassita.
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione con il
magazine on line Valori. Il meglio
delle notizie di finanza etica ed economia sostenibile
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