domenica 7 giugno 2020

Gli israeliani ai palestinesi di cui occupano la casa: Cosa volete? - Rima Najjar

Tour attraverso i villaggi palestinesi spopolati all’interno di Israele e rari incontri tra i proprietari originali delle case palestinesi
 “In occasione dell’anniversario della Nakba organizziamo un tour attraverso i villaggi palestinesi spopolati all’interno di Israele e rari incontri tra i proprietari originali delle case palestinesi e i loro attuali residenti israeliani”, Najwan Simri, referente per Al Jazeera

[videoclip in arabo e a seguire la mia traduzione ]



Le informazioni sul villaggio palestinese di Ijzim sono evidenziate con tre fasce di testo rosse consecutive durante il video:
1. Il villaggio di Ijzim a sud di Haifa è uno dei tre villaggi conosciuti come il triangolo del Carmelitano dei villaggi caduti per mano delle bande sioniste dopo l’istituzione di Israele.
2. Alcune persone del villaggio di Ijzim si rifugiarono nelle città e nei villaggi vicini. Altri si rifugiarono nei paesi arabi dopo l’occupazione di Ijzim da parte di bande sioniste.
3. Molti dei monumenti del villaggio di Ijzim, a sud di Haifa, sono ancora lì a testimoniare degli eventi della Nakba 72 anni fa.


NARRAZIONE:
Qui vive una famiglia sradicata da un villaggio vicino. Avevamo un appuntamento con Hajjeh Im Samir per accompagnarla lì. Il marito malato ha insistito per venire con noi perché dice che l’aria di Ijzim è la cura migliore.
Nonostante la sua bellezza, la strada sembra desolata come se ti portasse sul posto ma al tempo stesso non lo facesse. Con entusiasmo, Im Samir ci organizza il nostro tour comunicandoci i nomi dei proprietari palestinesi delle case.
La nostra prima tappa è la casa di Dio. Le sue pietre si sono conservate così com’erano. Da soli, i colori delle sue porte chiuse cambiano ogni volta che l’aridità delle stagioni si intensifica.
Qui, Abu Samir non rimane in macchina perché questa tappa è il luogo, in ordine di tempo, che ha desiderato più a lungo di vedere nella sua vita. “Questa era la nostra casa, la casa di mio padre. Dopo le guerre del 48, i sionisti la occuparono.
Dopo alcuni minuti, i residenti della casa escono sul cancello. Ci chiedono cosa vogliamo. Diciamo, questo è il proprietario della casa; come ti senti a vivere in una casa costruita sulle macerie della sua casa? Rispose: “Francamente, non sento nulla. Sono molto felice. Vivere qui è molto piacevole”.
Quanto è strana la distanza tra il proprietario della casa e colui che la occupa. Quanto è strana l’ironia tra colui che può stare dentro il cancello e colui che deve stare fuori dal cancello. Quanto è forte Abu Samir! Lo è anche per le altre persone sradicate che non hanno partecipato al nostro tour. Uno di loro ci ha detto che non può sopportare di guardare attraverso la finestra della casa di suo padre e vedere che ci vive uno straniero.
E quello scorcio potrebbe forse mostrare un orribile simbolo, come ciò che si intravede dalla finestra di una scuola palestinese rubata trasformata in un tempio, con un emblema, la bandiera di Israele, che non è vecchia come la memoria delle pietre della scuola.


E così, un’immagine estrema! Si dice che il passare del tempo aiuta a dimenticare, ma, nel caso palestinese, sembra che l’equazione del tempo sia diversa e che gli anni siano semplicemente un numero. Piuttosto, più lungo è l’esilio dei palestinesi, più ricordano.



Rima Najjar è una palestinese la cui parte della famiglia del padre proviene dal villaggio spopolato con la forza di Lifta nella periferia occidentale di Gerusalemme e la cui parte della famiglia della madre è di Ijzim, a sud di Haifa. È un’attivista, ricercatrice e professoressa in pensione di letteratura inglese, Al-Quds University, occupata in Cisgiordania

Trad: Beniamino Ricchetto – Invictapalestina.org


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