Mi spiegano che adesso è il momento
degli afro-americani, che negli Usa stanno in campagna elettorale e il
presidente in carica, il biscazziere Donald Trump, è in difficoltà per le molte
fesserie che ha detto e fatto durante e dopo il Covid-19.
Non è il momento per parlare di
arabi, curdi o migranti africani: sui media è questo che va di moda adesso,
quindi se apri la televisione, improvvisamente, vedi qualcuno che si inginocchia.
Mai che li ho visti dire una parola per i palestinesi, i curdi o i musulmani
cinesi rinchiusi nei lager. La tv italiana è riuscita persino a proclamare
Gerusalemme capitale di Israele pur non essendo riconosciuta dal diritto
internazionale.
Per le altre vittime dobbiamo
aspettare e anche per queste un giorno arriverà, forse, una fuggevole
genuflessione.
La retorica che sta dilagando negli
Usa e in Europa non guarda mai al di là del proprio naso. Però fa giustizia
nelle profondità della storia decapitando la statua di Colombo che non sapeva
nemmeno dove era approdato. Era l’anno 1492: quando dalla Spagna vennero
espulsi ebrei e musulmani.
Questa retorica indigeribile neppure
apre il giornale sulle notizie. Abbiamo lo Schiavismo davanti a noi e nessuno
fa nulla: 53 morti tra donne e bambini nel peschereccio di migranti affondato
il 4 giugno nelle acque tunisine. Nessuno che per loro si inginocchi né qui né
negli Usa, che da decenni conducono guerre devastanti, mettono sanzioni e
provocano milioni di morti e di profughi.
Un amico che stimo molto mi fa
notare: “Ovviamente quella tunisina è una tragedia ma non significa che sia un
male il fatto che ci si inginocchi per un’altra causa: possiamo magari
obiettare che inginocchiarsi non serve a niente (il papa, appena eletto, andò
per prima cosa a Lampedusa: è servito a qualcosa?), che nulla serve a niente;
anche l’indignazione che ognuno di noi può accogliere non è infinita,
altrimenti vivremmo ancora più oppressi di quanto già non siamo. Tu stesso
dicesti che la perdita della memoria è una valvola che l’uomo ha per
sopravvivere”.
Sono ovviamente d’accordo con il mio
amico: non è certo un male inginocchiarsi per un’altra causa, tutto il mondo ci
riguarda, a patto che non diventi una sorta di moda (e quante ne abbiamo viste)
o peggio ancora di alibi e ci impedisca di vedere e di fare per quanto accade a
casa nostra. Oggi vorrebbero impedire alle Ong di salvare la gente in mare:
questo mi pare urgente ma non se ne occupa nessuno. Ricordo che per i curdi
massacrati da Erdogan l’anno scorso ci fu una certa mobilitazione ma solo a
parole: proseguiamo a vendere armi alla Turchia, così come all’Egitto
nonostante il caso Regeni.
Manco siamo capaci di ottenere
giustizia per un nostro studente torturato e ucciso e in tv _ il teatrino degli
ipocriti _ facciamo pure quelli solidali con la causa afro-americana? Anzi
peggio. Vendiamo armi al generale i cui sgherri hanno massacrato Regeni e che
dopo quattro anni non ha neppure imbastito un processo. Diffiderei della solidarietà
di un popolo come il nostro.
Però da noi c’è sempre un morto con
cui prendersela, quel Montanelli cui hanno dedicato a Milano dei giardinetti
spelacchiati che in Africa si comprava i favori di giovanette dodicenni: “era
la normalità”, confessò in tv nel 1969 davanti ha un’allibita signora eritrea.
Per altro adesso si sono pure dimenticati che negava l’uso del gas contro gli
etiopi e quando uscì l’edizione aggiornata delle memorie del generale Graziani
fece eliminare la parte in cui la madre di Montanelli chiedeva la grazia di
fare uscire il figlio dal carcere. Sono cose risapute ma quando i terroristi lo
hanno gambizzato è diventato l’eroe della nostra piccola borghesia che ora si
inginocchia in tv.
La cosa buffa è che in quei
giardinetti c’è pure la statua di Teodoro Moneta, l’unico italiano che prese il
Nobel per la pace, nel 1907: peccato che fosse a favore nel 1911 della
colonizzazione armata in Libia e anche dell’ingresso nella prima guerra
mondiale. Tagliamo la testa pure a lui.
La scorsa settimana la polizia
israeliana ha ammazzato un ragazzo autistico palestinese (disarmato) a
Gerusalemme, era impaurito, gridava terrorizzato perché non capiva neppure cosa
gli accadesse intorno: ne abbiamo avuto notizia da un giornalista israeliano su
Haaretz.
Tutto questo mentre il premier
Netanyahu ribadiva l’intenzione di annettere a Israele la Valle del Giordano,
cioè di prendersi altra terra palestinese.
Gli arabi verranno ridotti a vivere
in bantustan, in territori frammentati non collegati tra loro e senza diritto
di cittadinanza: questo di chiama Apartheid e non vedo nessuno di quelli che si
inginocchiano adesso dire mai una parola in proposito. Magari da giovani portavano
la kefyah al collo, perché faceva pure moda.
Nessuno si inginocchia per Iyad
Hallaq, giovane autistico, ucciso a bruciapelo alla Porta dei Leoni senza
capire neppure perché. Per i palestinesi è la “normalità”: oltre 130 sono stati
uccisi così nel 2019. Mai nessuno dei responsabili è stato punito. Cerchiamo
quindi di stare diritti in piedi e di non fare gli ipocriti a buon mercato.
(Fonte: https://www.quotidianodelsud.it)
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