viviamo nella fantascienza: noi vendiamo due fregate
militari all’Egitto, che in Libia ci sta facendo la guerra, per interposto
generale Haftar: un golpista tale da riuscire persino a fare un colpo di stato
contro il parlamento fantoccio che ha installato in Cirenaica.
in poche parole l’Egitto, assieme alla Russia (e
sottotraccia anche agli USA), sta sostenendolo per acquistare un controllo
diretto sulla Cirenaica, che produce la maggior parte del petrolio libico,
mentre noi sosteniamo, almeno a parole, il governo di al Serraj, riconosciuto
internazionalmente, e che la Turchia appoggia anche militarmente.
bene, in queste condizioni noi armiamo chi sta
combattendo contro di noi.
. . .
i media danno voce per una volta alle
persone di buon senso che si scandalizzano, perché il dittatore egiziano che
noi stiamo appoggiando è lo stesso che ha fatto torturare ed uccidere Regeni;
e, nel quadro generale della follia, ci sta anche questa: un paese che se ne
frega della sua dignità e della vita dei cittadini.
però insistere troppo su questo aspetto – mi piange il
cuore a dirlo – assomiglia troppo alla solita fuffa buonista che ci viene
imbandita oramai in tutte le salse per fregarci meglio.
la follia peggiore è quella di armare chi sta facendo
la guerra ad un nostro alleato: ma questo dettaglio sembra sfuggire, nel
rigurgito universale del cinismo mercantile che ricopre ogni cosa.
. . .
orrore nell’orrore: la legge 185 del 1990 sull’export
di armamenti impone una decisione del parlamento su casi di questo tipo, ma il
governo se ne frega.
del resto, probabilmente il parlamento dei nominati
dalla cricca politica approverebbe.
come ci informa un giornale di destra, ben
ammanigliato negli ambienti militari, l’Italia, che in questi anni
sembra essere in piena ritirata dal Nord Africa, può dirsi oggi in grado di
penetrare in un mercato in crescita come quello della Difesa egiziana
diventando un partner sempre più essenziale per un Paese in cui fino a pochi
anni fa il nostro governo aveva preferito non avere nemmeno un ambasciatore (in
risposta al caso Regeni). E adesso la vendita di navi e
sistemi d’arma permette all’Italia di inserirsi nella fiorente partita della
Difesa del Cairo: dove tutti vogliono avere una fetta di torta. Ed è per questo
che meno affari fa Roma e più sono contenti quelli che possono prenderne
immediatamente il posto, con attori esterni che soffiano verso rotture
irrimediabili nella fase di contrattazione per aprire le porte ad altre
industrie, facendo riversare miliardi nelle casse di altri Stati.
insomma poco ci manca che si passi per traditori della
patria e delle commesse militari, a criticare la vendita di armi a chi sta
combattendo sul terreno libico contro di noi.
. . .
d’altra parte il mondo è abbastanza cinico: se non
saremo anche noi a vendere armi alla Libia, ci pensano già Francia e Germania,
e questa ha già ceduto tre sottomarini alla Marina egiziana, mentre l’Egitto ha
già comperato dalla Francia un’altra fregata e 24 aerei militari: bombardieri,
per l’esattezza: quelli che bombarderanno le truppe di al Serraj, che difende
Tripoli dalle bombe di Haftar, lanciate anche sui civili.
sono i partner di quella che sarebbe una Unione
Europea, dove però gli stati membri si fanno una guerra occulta fra loro.
quindi il pacifismo è anti-nazionale, tenetevelo per
detto, e forse perfino anti-europeo, in una Unione dove l’abolizione delle
dogane serve soltanto a farsi concorrenza più sciolta fra gli stati.
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