Petr Kropotkin pubblicò Il mutuo appoggio. Un fattore dell’evoluzione all’inizio
del ‘900 – nel 1902 – in lingua inglese in un’epoca che a un certo punto
definisce di “sconsiderato individualismo”. Sono passati quasi centoventi anni,
due guerre mondiali e numerosi genocidi e se questo grande libro – ripubblicato da Elèuthera in una curatissima edizione (389 pagine, 20 euro)
– non smette di impressionare forse dipende dalla circostanza che oggi viviamo
– da circa quarant’anni – sotto un regime neoliberale, che ha fatto
della competizione e della concorrenza in tutti i campi della vita il suo
intoccabile credo, vissuto e proposto con dogmatica convinzione. Peggio dello
“sconsiderato individualismo” di inizio ‘900.
Kropotkin si proponeva di smentire la “vulgata darwinista”, secondo
la quale la neonata teoria dell’evoluzione, esposta da Charles Darwin con L’origine
della specie, dimostrava che la lotta di tutti contro tutti era la legge
della vita. Nell’intreccio fra naturalismo e sociologia nasceva il “darwinismo
sociale”, che Kropotkin contestava nella sua radice.
Il mutuo appoggio è un libro brillantissimo, ancora
oggi di piacevole lettura, che indaga nel mondo animale e nella storia
dell’umanità per dimostrare l’equivoco suscitato dalle teorie di Darwin. La
“lotta per l’esistenza” è stata intesa da molti darwiniani in senso ristretto –
la competizione fra individui della stessa specie per il cibo e la riproduzione
fino alla sopravvivenza del più forte – mentre lo stesso Darwin attribuiva al
concetto un senso metaforico, “che comprende”, scrive Kropotkin, “la dipendenza
di ogni essere dall’altro”.
Il mutuo appoggio, l’aiuto reciproco, la cooperazione non sono meno
importanti, nella prospettiva dell’evoluzione, della competizione fra individui
per risorse scarse, evento – quest’ultimo – solo occasionale, parziale, e
quindi sopravvalutato. Se questo è vero – ecco il succo politico della
visione di Kropotkin – ne deriva che la prospettiva di progresso dell’umanità
passa per la condivisione e la cooperazione fra singoli e gruppi, non già per
competizione senza quartiere fra individui. È un presupposto filosofico
decisivo, coerente con l’anarchismo sociale professato da Kropotkin,
personaggio di straordinaria levatura come geografo, geologo, pensatore politico.
Kropotkin aveva osservato personalmente negli sterminati territori della
sua Russia e fino alla Cina i comportamenti di varie specie animali e altri
insegnamenti traeva dalla vasta letteratura zoologica del suo tempo. Api,
daini, coleotteri, formiche, cavalli: innumerevoli specie agiscono e
reagiscono agli eventi con spirito di collaborazione, garantendo così la
sopravvivenza e il migliore sviluppo degli individui e del collettivo, anche in
vista della riproduzione. Il mutuo appoggio, in questo senso, è parte
integrante del principio evoluzionista, è una “legge” della vita.
Kropotkin aggiunse a queste osservazioni un sistematico studio alla storia
delle società umane, nella quale individuò un filo costante: l’aiuto reciproco
come architrave della sopravvivenza individuale e collettiva. Ammirava ,
Kropotkin, le libere repubbliche urbane medievali, e imputava allo
“Stato militare” la colpa di avere oppresso le comunità di villaggio, senza
tuttavia riuscire a cancellarne del tutto lo spirito e la pratica di
collaborazione nella gestione dei “beni comuni”. Kropotkin seppe riconoscere
nelle classi povere del suo tempo i tratti di un mutualismo che
attraversava i secoli aggiornandosi di continuo, fino alla pratica dello
sciopero e alla solidarietà operaia.
Kropotkin cercava – e a ben vedere trovò – basi profonde, potremmo dire
etologiche, per la sua visione cooperativa della società, perciò spinse la sua
ricerca fin dentro il mondo animale, compiendo un’operazione di straordinaria
modernità. Ancora oggi le sue descrizioni e le sue considerazioni non
perdono mordente; anzi, nel tramonto del regime neoliberale, scosso dai suoi
recenti fallimenti, il pensiero di Kropotkin può rivelarsi un importante punto
d’appoggio, nella riscoperta di una tradizione – il mutualismo – che la stessa
sinistra del ‘900 aveva progressivamente abbandonato.
In questi tempi di pandemia ci siamo accorti che la salute di ciascuno
dipende dai comportamenti di tutti gli altri: è una metafora potente per il
mondo malato nel quale viviamo.
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