Ma stavolta la miccia era così piccola e corta (il Covid-19) che nessuno ha potuto vederla. Tutti
l’hanno vista solo quando è esplosa (in Cina), contagiando in pochi mesi tutto
il mondo, e facendo danni ben più gravi di quelli che nemmeno il più
lungimirante degli economisti avrebbe potuto immaginare.
Anche se non è ancora finita, anzi, in
altre parti del globo è addirittura solo all’inizio, vogliamo – o meglio
dobbiamo – pensare alla ripresa. Ma… ci sarà una buona ripresa? Tutti
rispondono di sì, ma se potessimo leggere nei loro pensieri troveremmo che
nessuno lo dice con vera convinzione. E’ il classico modo, soprattutto
americano (It’s all right… andrà tutto bene!), di infondere
coraggio sapendo di mentire.
Non è però per niente d’accordo Naomi Klein, che sul numero del 7 giugno scorso dell’Espresso in un articolo dal titolo “La dottrina
dello shock pandemico” cita dapprima Bill e Melinda Gates che,
con la loro filantropica Foundation, sono
stati gli unici a prevedere che la “prossima catastrofe globale sarebbe stata
provocata da un virus, non da una guerra”. Ma loro sono capitalisti e
filantropi, non economisti o politici. Essendo, con le loro donazioni
milionarie, benefattori di milioni di vaccinazioni
gratuite nei paesi poveri, già sapevano che qualcosa di
terribile, e non immediatamente contrastabile, sarebbe arrivato a guastare i
sonni di tutti i potenti della terra, portando tutti i sistemi sanitari – e
persino i forni crematori – al collasso con bollettini di “guerra” giornalieri
sulle vittime. Anche se la guerra nessuno l’aveva dichiarata.
Ma Gates non è solo un filantropo è anche,
a fasi alterne con Jeff Bezos (di
Amazon) l’uomo più ricco del mondo. Ed è anche uno dei primi grandi precursori
dell’Intelligenza Artificiale (A.I. in breve) coi suoi
software (programmi) che accompagnavano l’evoluzione dei computer. La sua
Microsoft è adesso leader delle memorie artificiali situate
nei “clouds” (le nuvole) che con robot, software, hardware, telefoni
intelligenti, magazzini automatici, auto senza pilota, eccetera, è solo una
delle tante mega-produttrici di intelligenze artificiali.
Tutte queste meraviglie dell’era moderna
aspettavano solo l’occasione buona per far diventare obsoleti noi umani. E ci
sono riuscite proprio grazie al Covid-19, che ci ha obbligato a stare in casa
per più di due mesi costringendo molte fabbriche a servirsi di automi, altri a
far lavorare da casa. Anche chi li odiava, è stato obbligato ad usare per forza
gli “smartphone”. Persino le scuole hanno dovuto inventare l’insegnamento a “distanza”.
Naomi Klein però non si è fatta
sorprendere dalle belle spiegazioni con le quali i super-manager delle
corporation che costruiscono le intelligenze artificiali vantano i loro
prodotti. Nel suo articolo ha preferito evidenziare i problemi che
le A.I. lasciano piuttosto che i vantaggi che
creano (per i pochi che ci guadagnano) e ha suonato tutti gli allarmi possibili
concludendo: “Si tratta di scegliere se investire nelle persone o nella tecnologia. Perché la
brutale verità è che così come stanno le cose è improbabile che si possano fare
entrambe le cose. Le scuole, le università, gli ospedali e i trasporti sono
davanti a scelte esistenziali”.
Probabilmente ha convinto tutti (me
incluso) della enormità di problemi che ci aspettano quando la guerra col
Coronavirus sarà conclusa, ma forse ha spaventato davvero il direttore de l’Espresso, Marco Damilano, che ha invece sentito il
bisogno di smontare un poco quegli allarmi mettendo un paio di pagine a
disposizione di Luciano Floridi, che insegna
Filosofia a Oxford, per smontare la settimana successiva tutti gli allarmi
sollevati con un articolo indirizzato direttamente alla Klein. Basta citare i
sottotitoli per capire ciò che dice: “La didattica a distanza? Un’opportunità.
Lo smart working? Rende più liberi. Le app di controllo? In Italia entro un
quadro giuridico. Il filosofo respinge le tesi dell’attivista”.
A chi dobbiamo credere dunque? Non bisogna
nemmeno chiederselo. Floridi? Mettetelo nella categoria di quelli che dopo la
crisi del 2008 dicevano che per uscire
dalla recessione bisognava praticare una severa austerity. Per me ha ragione da vendere la Klein! Il
virus ha creato un solco profondissimo: dietro di noi c’è
l’umanità prima dell’intelligenza artificiale, davanti abbiamo
quella – per ora massimamente ignota – di pochi ricchissimi umani proprietari
della sofisticatissima tecnologia con la quale controlleranno tutta l’umanità
inerme (avete provato a stare un solo giorno senza internet?).
Senza internet e intelligenze artificiali
saremo tutti come uomini delle caverne armati
di clave.
Cosa si può fare per uscire da questa
trappola? Intanto bisogna far pagare alle A.I. tutte le
tasse che prima pagavamo noi col nostro lavoro, e poi… dobbiamo
inventarci qualcosa da fare, anche se non serve a niente.
P.S. L’idea di tassare i robot è proprio
di Gates, io l’ho solo adeguata al reale fabbisogno.
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