Come abitante perpetua dell’anormalità ho l’obbligo di dirvi che l’anormalità
esiste: la sua porta d’ingresso è di color azzurro cielo, la chiave per aprirla
è la disobbedienza, lo spazio da occupare l’universo intero.
La normalità è sottomissione, l’anormalità è insubordinazione.
La normalità è accettare ogni tipo di inquadramento, etichetta e criterio
di valore o disvalore a proposito del tuo corpo, della tua età, del colore
della tua pelle e la tua esistenza, l’anormalità è disobbedire ad ogni
classificazione, per te stesso e per tutte le tue relazioni sociali e affettive.
La normalità è adattarsi senza fare domande, l’anormalità è un
continuo disadattarsi, è non accettare ciò che non piace, porsi interrogativi e
dubitare di ciò che non sembra giusto.
La normalità è il razzismo, l’anormalità è amare ogni differenza.
Normalità è stare zitti, anormalità è aprir bocca e dire ciò che si
pensa a tavola, al lavoro, per strada.
La normalità è essere uomo o donna, l’anormalità è non essere
nessuno dei due o essere entrambi insieme, combinare mascolino e femminino come
il caos del tuo corpo chiede, o dedicarti giorno e notte a smontare femminilità
e mascolinità in eterno.
La normalità è possedere tutti un’automobile, l’anormalità è avere
tutti una bicicletta.
La normalità è essere madre, pur non volendo, solo perché sei rimasta
incinta, l’anormalità è poter decidere se vuoi o non vuoi essere madre
senza morire in un aborto clandestino.
È normalità che gli animali siano rinchiusi nei giardini zoologici, così andiamo
a vederli e impariamo che cacciarli, ucciderli, umiliarli è normale per noi
esseri superiori, l’anormalità è rispettare gli animali e non
cacciarli, non ucciderli, non sottometterli né umiliarli, né tanto meno
sentirci superiori.
La normalità è consumare per sentirti felice, anormalità è poter
provare gioie che non passino per il consumo.
Normale è che l’industria degli armamenti continui a fabbricarne, anormalità
è che falliscano e chiudano e che invece del cibo inizino a scarseggiare le
armi.
Normalità è continuare ad abbattere alberi in Amazzonia per ampliare i
confini agricoli e seminare soia transgenica e mais transgenico che permettano
a Kellogg’s e Monsanto di continuare ad accumulare capitale, anormalità
è che l’agro-business diventi un cattivo affare che nessuno voglia sulla sua
terra.
La normalità è un ragazzo trans che si suicida perché la scuola lo
respinge, l’anormalità è che venga rispettato fin dall’infanzia.
La normalità è la privatizzazione dell’acqua, della salute,
dell’educazione, l’anormalità è che tutto sia pubblico e che tutti
abbiano salute, educazione, alloggi e lavoro.
La normalità è indebitarci per sopravvivere e consumare, l’anormalità
è che siano loro a pagare debiti a noi, a chi è sempre stato da loro sfruttato,
l’anormalità è che siano i banchieri a saldare i loro debiti con noi.
La normalità siamo noi donne che cuciniamo, laviamo, mettiamo in ordine,
puliamo, stiriamo e cresciamo i figli gratis, l’anormalità è che ci paghino
per farlo, l’anormalità è che smettiamo di farlo. L’anormalità è che i nostri
lavori di cura diventino lavoro.
Ciò che separa la normalità dall’anormalità è un muro, un aggettivo, una
ferita, una scelta.
Hanno scoperto subito la mia anormalità, professoresse e vicine di casa,
genitori, fratelli, amiche e amici, e mi hanno messo in guardia dichiarandomi
pubblicamente anormale. Hanno minacciato di chiudermi in un ospedale
psichiatrico fin quando non avessi accettato la normalità. Ho avuto paura. Minacciavano
di espellermi dal mondo meraviglioso della famiglia, della scuola e dicevano
che mai nella vita sarei stata degna di amore o di rispetto se avessi scelto di
abitare l’anormalità. Conosco bene quel timore di essere espulsi dal mondo,
quell’insonne ricerca di una risposta che non si trova in nessun libro. Ricordo
la mia pelle sudata di paura, il mio cuore agitato, quel senso di piccolezza al
pensiero che non ce l’avrei fatta, che sarei morta provandoci, sarei finita
ammazzata o emarginata, al pensare tutte le porte chiudersi.
La normalità è la paura che prova la lesbica quando la si obbliga ad essere
eterosessuale, è la paura che sente chi viene molestata o violentata quando la
si costringe a stare zitta e accettare, è il timore che provano la trans e la
professionista del sesso. Prova questa paura la donna india
disobbediente quando non vuole fare la lavoratrice domestica, la prova la donna
nera quando dice di no, la prova la madre single, la migrante quando tira fuori
il passaporto alla frontiera.
Oggi la società intera è lì, nella notte delle domande, nella notte senza
risposte; possiamo accettare quella che chiamano nuova normalità – che non è
altro che la vecchia sottomissione – o abitare l’anormalità, il che
consiste nell’esser fedeli ai nostri più profondi desideri.
Saremmo potuti morire di coronavirus, e potrebbe ancora succedere; non
lasciamoci morire di rassegnazione.
La festa, il ballare e la baldoria non sono monopolio della normalità, non
sono monopolio della normalità il piacere, il sesso e il divertimento, i parchi
e gli abbracci non sono normalità; sono affettività e l’affettività è nostra.
La nuova normalità sono quelli di sempre che comandano e continuano a
distruggere il mondo, l’anormalità siamo noi che non ci lasciamo
chiudere nell’ovile, che non ci lasciamo ingannare e che non torniamo alla
normalità.
La nuova normalità è la vecchia sottomissione.
La nuova normalità è il proseguimento della distruzione e dello
sfruttamento capitalista.
Abbiamo smesso di avere paura grazie agli infermieri, alla musica, ai
libri, grazie alla pazienza e al latte caldo, grazie ai mate casalinghi e agli
unguenti, grazie alla speranza, non grazie all’industria automobilistica, non
grazie allo stato né grazie al cibo in scatola, né grazie ai cancerogeni né
grazie agli analgesici. Non siamo vivi grazie alle banche, lo siamo nonostante
le banche.
Siamo usciti da tutto questo grazie alle lettere e ai messaggi degli
amanti.
Mentre i milionari cercano guadagni e proteggono privilegi, gli
infermieri puliscono i letti e i cestini della spazzatura, è grazie a loro che
siamo qui.
Mentre i milionari hanno accesso a informazioni privilegiate, i
raccoglitori di frutta e verdura riforniscono i mercati a proprio rischio e
senza alcuna informazione disponibile, siamo qui grazie a loro.
La normalità europea è che gli stranieri che si prendono cura di bambini e
anziani non abbiano diritti, l’anormalità è che non solo abbiano
diritti ma che si comprenda che il loro lavoro è imprescindibile.
La normalità europea è che i braccianti stranieri non abbiano
diritti, l’anormalità è legalizzarli subito.
La normalità del Sud è inchinarsi davanti all’europeo e accettarne
condizioni e modi di vita come modello, l’anormalità è smettere di
essere colonizzati e pensare per noi stessi.
La normalità è la famiglia violenta e stupratrice, la normalità è la
famiglia nucleare patriarcale con a capo il padre, l’anormalità è la
famiglia decapitata dove nessuno comanda, l’anormalità è la comunità che
espelle il violento e smette di essere normale per trasformarsi in felice.
La normalità è tanto lavoro e poco svago, l’anormalità è lavorare
meno e divertirsi di più.
La normalità è imparare a competere, l’anormalità è imparare a
collaborare e a completarci.
La normalità è non avere tempo per pensare e lasciare che altri pensano e
decidano per noi, l’anormalità è prendersi il tempo per riflettere.
La normalità è vivere nel tuo corpo come se fosse in affitto, vivere la tua
vita come se fosse in prestito e organizzare il tempo come se fossi schiavo.
Abitare l’anormalità è come imparare a volare, è farsi all’improvviso
condor e riuscire a vedere più lontano, è ricordare i sogni e saperli
interpretare, è sentire con una pienezza e una libertà che nel mondo della
normalità non esiste ed è pericolosa. A te la scelta.
Fonte: Radio Deseo è la radio
di Mujeres
Creando, che riunisce le voci di diverse organizzazioni sociali,
differenti generi musicali e distinti campi del sapere.
Traduzione per Comune-info: Leonora Marzullo
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