sabato 25 dicembre 2021

Warda - Sonallah Ibrahim

La voce narrante del libro sogna per molto tempo Warda, una ragazza che aveva conosciuto in gioventù, e decide si seguire le sue tracce.

Prende l’aereo dall’Egitto e raggiunge il sultanato dell’Oman, ospite di un parente emigrato laggiù per fare fortuna.

Con uno strano gioco di spie Rushdi, il protagonista, riesce a venire in possesso, a più riprese, dei quaderni che Warda aveva scritto.

Warda è stata una leader della guerriglia nel Dhofar (wikipedia ci informa che quella lotta di liberazione è esistita davvero, contro i colonialisti inglesi e il sultano di quegli anni, in un sistema politico ed economico molto arretrato).

La storia si sviluppa su due binari, quando parla Warda, nei quaderni, che sono diversi, e quello che succede a Rushdi.

Della guerriglia dimenticata dal mondo, capeggiata da una donna, Warda, si racconta in quei quaderni, Warda è come una Che Guevara, e si resta commossi da quello che lei scrive.

Rushdi (ri)conosce Warda e ripercorre il suo itinerario, simbolo di una sconfitta di tutti i movimenti per la decolonizzazione (sia formale, come nel Dhofar, sia sostanziale, si pensi al neocolonialismo).

Alla fine ci sarà un colpo di scena finale, lo scoprirete leggendo.

 

 

 

 

Nel romanzo, Sonallah Ibrahim rileva le contraddizioni della sinistra araba per spiegarne il fallimento, e parallelamente denuncia gli effetti dell’unipolarismo statunitense e del neoliberismo globalizzato sul Vicino Oriente. Rushdi osserva la modernizzazione parziale e deturpata avvenuta in Oman dopo il colpo di Stato del 1970 e l’ascesa al potere del sultano Qābūs che allora aveva avviato una serie di riforme socioeconomiche per guadagnare il consenso popolare e lanciato contro i ribelli del Dhofar non solo una feroce campagna militare ma anche un’efficace propaganda anti-comunista e anti-femminista, riuscendo a soffocare la rivoluzione nel 1976.

L’autore si è basato su varie fonti storiche per creare questo testo ricco di citazioni, in cui confonde realtà e fantasia per unire il passato e il presente. Significativi in tal senso sono i nomi della protagonista del racconto e di sua figlia: Warda significa “rosa” (fiore simbolo dell’amore per eccellenza), e Wa‘d “promessa”. Dunque, un passato promettente messo a confronto con un presente deludente; gli ideali rivoluzionari degli anni ’60 contrapposti al conservatorismo della fine del XX secolo; eroine ed eroi invece dell’anti-eroe tipico della produzione di Sonallah Ibrahim, esordito in campo letterario con Tilka al-Rā’iḥa (Quell’odore, 1966), un romanzo di denuncia contro la detenzione politica. Da allora lo scrittore è noto per lo stile asciutto, talvolta crudo e sempre provocatorio delle sue opere narrative…

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…La voix de Warda surgit dans le temps de l’écriture de ces cahiers. Elle cohabite, si intime et si personnelle , les moustiques bourdonnent autour de mes oreilles, mes vêtements me collent à la peau et je sens l’odeur de ma transpiration. Je rêve d’un bain, d’un shampoing et de Chanel n°5, avec les événements de ce monde moyen oriental et les réflexions politiques, la violence tribale est spontanée, elle produit des rebelles, non des révolutionnaires : des gens qui prennent les armes contre le pouvoir mais à qui il manque la pensée qui guide le fusil.

Ces deux voix, au cœur du combat politique réformateur des sociétés arabes, se rejoignent lorsque sa pensée, vibrante et passionnée, exprime sa volonté de libérer les femmes de l’emprise de la tradition tribale et de la domination des hommes. Elle les aidera en créant des écoles, en les réunissant pour parler, leur expliquant les moyens d’avoir moins d’enfants, en les soutenant quand certaines d’entre elles rejoignent les rangs du Front de Libération du Dhofar .

La voix intime disparaît progressivement avec la conscience de l’impuissance de gagner le combat devant la remontée des anciennes puissances et le jeu de nouvelles alliances, faites de compromissions et de trahisons. Elle surgit à nouveau, désespérée et humaine, à la fin du dernier cahier, tragédie d’une femme et d’une sœur, qui se dénoue dans l’investigation de Rosdhi, en janvier 1993.

A la fin de la journée, j’avais faim et j’étais nauséeuse… Rêvée cette nuit que j’ouvrais mon frigo à Beyrouth et qu’un chat sauvage en bondissait… .les chamelles sont épuisées et affamées. Le sable chauffé par le soleil me brûle les pieds… Encore senti un mouvement dans mon ventre …La nuit tombée , je me sens totalement perdue. Le désert s’étend à l’infini.

La conjugaison de ces différentes écritures, journal intime et enquête policière, permet à ce roman attachant, au côté de ce personnage féminin, si courageux, et à travers ce regard rétrospectif, de comprendre, d’une certaine manière, sous un éclairage d’un temps terminé, le monde arabe actuel.

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…The novel opens in 1992 with the narrator’s, Rushdy’s (presumably the alter ego of the writer), dreams of Warda. Because of the disturbing dreams, Rushdy heads to Oman to find Warda, which means “rose” in Arabic. He ties in his quest with a visit to relatives, his cousin Fathy, and his wife, Shafiqa, who work in Oman. The novel alternates between Rushdy’s point of view, set in the shiny, superficially modern yet repressive Oman of 1992 and the “found” xeroxed diary of Warda set in the 1960s and 1970s, delivered mysteriously to the narrator, in ironically, Western brand-name plastic bags.

No novelists, thus far, have examined the Dhofar Liberation Front that sprang to life out of the zeitgeist and context of the 1960s. After the Egyptian setback with Israel in 1967 and the British retreat from Aden, the DLF gained more popular support in the Arab world. At this time, the Russians and the Chinese were eager to expand their sphere of influence in the Arabian Gulf—they threw money and ammunition at this small Marxist group, which they might have ignored at another historical juncture. Through Warda’s diary, Ibrahim gives us a sense of the nitty-gritty life “on the ground” of a committed revolutionary in the DLF, a woman no less. Warda is a feisty, liberated character, who is at first doctrinaire but eventually rejects violence and even questions the goals of the DLF by the end…

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La forza ed il coraggio di un piccolo uomo: Sonallah Ibrahim, qui

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