Cinquant’anni fa, quando ho partorito per la prima volta come giovane madre, pensavo che non ci potesse essere dolore più grande, ma l’ho dimenticato presto quando ho tenuto tra le braccia il mio bellissimo bambino. L’ho chiamato Julian.
Ora mi rendo conto che mi
sbagliavo. Esiste un dolore più grande.
L’incessante dolore di essere la
madre di un giornalista pluripremiato che ha avuto il coraggio di pubblicare la
verità sui crimini governativi di alto livello e sulla corruzione.
Il dolore di vedere mio figlio, che
ha cercato di pubblicare importanti verità, infangato a livello globale.
Il dolore di vedere mio figlio, che
ha rischiato la vita per denunciare l’ingiustizia, incastrato e privato del
diritto a un giusto processo legale, più e più volte.
Il dolore di vedere un figlio sano
deperire lentamente perché gli sono state negate cure mediche e sanitarie
adeguate in anni e anni di detenzione.
L’angoscia di vedere mio figlio
sottoposto a crudeli torture psicologiche nel tentativo di spezzare il suo
immenso spirito.
L’incubo costante che venga
estradato negli Stati Uniti, per poi passare il resto dei suoi giorni sepolto
vivo in completo isolamento.
La paura costante che la CIA riesca
a realizzare i suoi piani per assassinarlo.
L’ondata di tristezza quando ho
visto il suo fragile corpo crollare esausto per un mini-ictus nell’ultima
udienza a causa dello stress cronico.
Molte persone sono rimaste
traumatizzate vedendo una superpotenza vendicativa che usa le sue risorse
illimitate per intimorire e distruggere un singolo individuo indifeso.
Desidero ringraziare tutti i
cittadini per bene e solidali che protestano a livello globale contro la
brutale persecuzione politica subita da Julian.
Per favore, continuate ad alzare la
voce con i vostri politici fino a quando sarà l’unica cosa che sentiranno.
La sua vita è nelle vostre mani.
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