Chissà se sarà stato Babbo Natale che se ne va in giro per il mondo, nel
freddo dell’inverno, a recapitare di casa in casa regali per bambini e adulti a
indurre la Commissione europea a considerare lavoratori
dipendenti i rider delle piattaforme digitali, anche loro
costretti a correre sotto qualsiasi cielo per consegnare pizze e spaghetti,
senza l’apparato di slitta e renne, ma in bicicletta nel tumulto del traffico
urbano. Chissà.
Forse i commissari europei avranno avuto un filo d’attenzione per quegli
spericolati e indifesi fattorini, vittime di quelle culture tra fine novecento
e questi primi decenni del Duemila, tutte intese alla deregulation, allo
smantellamento dei contratti, alla libertà concessa ai padroni di licenziare,
cacciare, pagare poco o per niente, alla esaltazione della ideologia del “basta
con il posto fisso” e dell’algoritmo che tutto governa senza
intoppi, senza discussioni di mezzo, senza uomini a intralciare…
E’ un fatto che la direttiva contenuta nel pacchetto lavoro, una volta
approvata dal Parlamento e dal Consiglio, diventerà una vera e propria legge
alla quale gli stati membri dovranno uniformarsi.
I giganti del cibo a domicilio
Vedremo come la prenderanno i giganti del cibo a domicilio: Glovo,
Just Eat, Deliveroo, UberEats… Forse avranno da tempo messo in conto che
non si sarebbe potuto andare avanti, che la stessa dimensione del fenomeno
avrebbe imposto qualche aggiustamento, anticipato in Italia e non solo in
Italia da tante sentenze dei tribunali, rivendicato in varie forme dagli stessi
fattorini, sempre più numerosi, sempre meno isolati, sempre più consci del
fatto che non è accettabile subire il ricatto, che la lotta può premiare.
Dopo il covid i rider sono raddoppiati
Sembrerà una bestemmia, ma anche il covid ha dato loro una
mano. Con la pandemia, in pieno lockdown, negozi difficili da raggiungere,
supermercati assediati da code interminabili, il ricorso al loro prezioso
servizio è diventato frequente. In Italia, secondo le stime dell’Inps, i rider sono
raddoppiati: da settecentomila a un milione mezzo, oltre il tre per cento della
popolazione attiva. Sono diventati un esercito: italiani e immigrati,
soprattutto giovani, anche se in quelle fila possono comparire signori di mezza
età, costretti dalla miseria degli altri lavori. Il sessanta per cento
dei rider naviga tra i trenta e i sessant’anni (il sessanta
per cento esce da un liceo o da una università).
Si è scritto del boom della “gig economy”, cioè del pessimo modello
economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, e non sulle
prestazioni lavorative stabili e continuative, qualcosa che viene da lontano,
dal mercato delle braccia dei nostri braccianti alla scelta del muratore che
sale su una impalcatura senza sicurezza e che si presta a cottimo, un tanto al
metro quadro di mattoni… I rider sono figli della
contemporaneità e della flessibilità: con loro si è giunti all’estremo ma non
alla fine.
Pensiamo a quali disastri potrà condurre lo smart working: tutti a
disposizione tra le quattro mura domestiche, a proprie spese (mutui, affitto,
luce, strumenti, eccetera eccetera).
Cito la mia professione, giornalista, tra le vittime di questa
pratica, inaugurata con il coronavirus. Un direttore famoso grazie alle sue
comparsate televisive lo ha spiegato: chiudo la redazione, mi tengo due o tre
collaboratori fidati, con gli altri mi vedrò una volta al mese. Non basterà
un algoritmo a dirigere una redazione smembrata e allocata
chissà dove, ma una telefonata sarà sufficiente per indirizzare un
collaboratore esterno, pure lui come i rider senza garanzie,
senza tutele, costretto ad accettare anche le richieste più oscene, in un
mercato di tanti “professionisti” a disposizione.
Una svolta per tutti i precari
Per questo la direttiva della commissione europea rappresenta una “svolta”:
non solo per i nostri amici rider, ma per tutti i precari di questo
mondo, perché non solo ripristina una condizione di giustizia, ma potrebbe pure
spiegare che la precarietà non è ricchezza, non è prospettiva, non è
crescita della società. Almeno speriamo che l’abbiano pensato e che la loro
mossa non sia dettata solo da una logica giuslavorista (che tuttavia potrebbe
aprire porte e finestre per tutti), perché di mezzo non ci sono uffici, orari,
cartellini, che non si tratta soltanto di sconfiggere vergognose pratiche di
ordinario caporalato digitale sulle spalle di una sempre più cospicua schiera
di working poor, lavoratori poveri.
Che finalmente potranno godere di una assunzione: a patto, come dice la
direttiva, che non corrano rischio d’impresa, cioè non espongano le proprie
attività al fallimento, che non decidano loro il prezzo del prodotto, che siano
insomma autentici lavoratori dipendenti (il contrario, che siano cioè
lavoratori autonomi, dovranno dimostrarlo i datori di lavoro: spetterà a loro
l’onere della prova). Non si indica invece se il contratto dovrà risultare a
tempo determinato o a tempo indeterminato: dovranno i singoli paesi stabilirlo.
L’algoritmo svelato
Sotto i colpi della commissione europea è finito anche il famigerato algoritmo,
quello che è finora servito, attraverso le stelline e i punteggi assegnati dai
clienti, a valutare la prestazione del rider e a distribuire quindi il lavoro:
più il “gradimento”sarà alto, di più consistenti opportunità godrà il nostro
fattorino. Non sparirà l’algoritmo, ma almeno il diabolico meccanismo
dovrà rivelare le sue valutazioni e i suoi criteri al nostro “vigilato
speciale”. Non sarà solo un’intelligenza artificiale a decidere del futuro di
una persona, Hal non avrà più campo libero come gli accadde invece nel lontano
2001 in Odissea nello spazio. Qualcuno potrebbe liberamente
controllare e contestare e ribaltare il suo verdetto.
Sulla nostra terra i tempi si dilateranno, tra leggi, leggine, governi e
parlamenti. La potenza di fuoco dei vari Glovo e Just
Eat e Uber non tarderà a farsi sentire. Una
gigantesca lobby giocherà d’impegno la partita per difendere i suoi privilegi
contro i diritti dei lavoratori, diritti che sembrano appartenere da tempo a
territori alieni: potrebbe essere il caso di riportarli al nostro domicilio.
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