In un tempo
di così intense rivelazioni (apocalìpsis) gli umani dovrebbero finalmente porsi
delle domande radicali: riandare alla radice dei problemi in cui si sono
infilati, soffocati in un'inestricabile rete di rimandi.
Non provando
neppure a farlo, proseguiremo a dibatterci tra emergenze e soluzioni (che
parlano la stessa lingua dell'emergenza e la rafforzano, rendendola cronica).
Il circuito
delle punizioni e dei ricatti, delle recriminazioni e delle rivendicazioni di
ogni parte e da ogni parte contro altre parti (e tutte che ritengono di essere
dalla parte della ragione e mai del torto):
questo è
quel che viviamo e che ci aspetta.
Abbiamo già
a lungo discusso, a questo proposito, delle strategie anti-pandemia.
Il vaccino
imposto a tutti come unica soluzione di fronte all'emergere di un processo
catastrofico di vastissima portata e con ramificate, profondissime implicazioni
(ecologiche, economiche, politiche, sanitarie), che vengono rimosse, annullate,
coperte proprio dall'illusione-ossessione ri-ciclicamente immunizzante.
Ma oggi
vorrei invece ripartire da altre due questioni, emerse nei giorni scorsi con
una certa pubblicità infodemica.
La prima è
la presunta soluzione politicamente corretta alle discriminazioni
interculturali in Europa: abolire il Buon Natale e augurare le Buone Feste.
La
neutralizzazione della differenza quale mitigazione del problema e possibile
rimozione del conflitto: questa la proposta della Commissione Europea per
evitare discriminazioni.
Come se le
discriminazioni fossero nelle parole, nelle regole e nelle procedure.
E non nella
carne, negli sguardi e nelle azioni quotidiane.
E come se il
non senso del Natale fosse un problema loro, e non nostro.
Proposta
illudetica: facciamoci, tutti, solo gli auguri di fare Buoni Acquisti.
Questo sì
che potrebbe unificarci in un unico mondo, il mercato, unica vera religione
oggi.
Nessuna
religione aveva mai funzionato meglio, nessuna cultura si era mai diffusa con
tale velocità.
Lì sì che
non ci sono discriminazioni, lì sì che siamo tutti uguali.
Basta avere
i soldi e consumarli. E più ne hai e più si accresce (e si condivide
comunitariamente) la fede nel loro valore. Qualcuno resta sempre escluso, è
vero.
Ma -per
favore- non umiliamolo oltre: non potendogli neppure augurare 'Buoni acquisti',
facciamogli almeno vivere serenamente la gioia di un panettone alla mensa della
Caritas.
La seconda è
la presunta soluzione politicamente corretta alle discriminazioni
intersessuali: abolire le pacche sul culo, le fischiate e gli apprezzamenti
salaci degli uomini verso le donne per strada.
Definirli
come 'violenze sessuali' e non più solo come 'molestie' rappresenterebbe la nuova
strada per limitarle e addirittura impedirle.
E tutto
questo viene propagandato dagli stessi che proseguono a non far salire le donne
sul tetto di cristallo, a non pagarle come si pagano gli uomini per lo stesso
lavoro, a portarsi le escort a letto, a mostrare tette e culi fashionisti sulla
pubblicità e per ogni dove, a smanettare sui siti porno da mane a sera.
Proposta
illudetica: fra tutte le giornate dedicate a tutto, perché non ne dedichiamo
una alle pacche sul culo? Nella prima mezza giornata, quella del 'Porgi l'altra
natica!', le donne si segnano, sulla gonna o sui calzoni, il punto esatto in
cui esigono di essere palpate e si aggirano così per le strade, indicando il
punto ai maschi che stanno loro intorno, in cerca di soddisfazione.
E lamentandosi
con loro, se non avviene.
La seconda
mezza giornata potrebbe essere poi quella delle 'Pari opportunità', finalmente
davvero realizzate: le donne si aggireranno per la città con delle belle manone
pelose da lascivo patriarca e potranno accarezzare, palpare, colpire con quelle
tutte le natiche dei maschi che trovano qua o là, senza preavviso. E commentare
con loro, nel dopo-gioco, vissuti, pensieri e vergogne.
Non sarebbe
ben più efficace (e ben più divertente) di qualunque nuova punizione per inasprito
decreto?
http://satur-nous.blogspot.com/2021/12/neo-bigottismi-liberali.html
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