Emilio e Turi cercano giustizia ma trovano la legge
Nel pomeriggio di giovedì 2 dicembre Turi Vaccaro è stato
arrestato dalla polizia ferroviaria di Firenze. Dicono che deve scontare un
residuo di pena di 5 mesi, più altri due mesi di arresto. Turi è stato
trasferito presso il carcere di Sollicciano.
Nei confronti di Turi, pacifista integrale e conseguente, è
in atto un vero e proprio accanimento; la persecuzione nei suoi confronti è in
atto in ogni parte d’Italia. Oltre tutto Turi è malato ed è reduce da un
ricovero ospedaliero in Sicilia, da cui è uscito molto provato.
Il
Movimento NO MUOS esprime tutta la massima solidarietà al compagno e invita i
movimenti e gli attivisti contro la guerra e contro le sopraffazioni del
capitale a chiedere e lottare per la sua liberazione immediata.
Contro la
repressione la solidarietà è un’arma.
Turi
libero, Emilio libero, tutti e tutte liberi!
Movimento
NO MUOS
A chi fa
paura Turi Vaccaro?
Ancora una volta il pacifista Turi
Vaccaro finisce agli arresti.
Ieri 2 dicembre è stato arrestato dalla polizia ferroviaria di Firenze.
Liberate Turi Vaccaro.
Affermano che deve scontare ancora un residuo di pena di 5 mesi e altri due di
arresto, ancora una volta l’uomo più mite del pianeta è stato condotto in
carcere a Sollicciano.
A chi fa paura Turi? Un uomo
che ha predicato sempre la non violenza contro tutte le
guerre e che ha combattuto contro ogni strumento di guerra come il MUOS
di Niscemi.
Lo ricordo quando girava la Sicilia e l’Italia con il suo
asino, va ancora oggi, pur essendo ammalato, nei luoghi dove si manifesta per
la pace.
Per Turi, cresciuto negli anni settanta, la Pace è quella
vera, quella che si è combattuta a Comiso, a Niscemi, in Veneto contro le basi
Usa portatrice di guerra in molti paesi del pianeta
Da Sigonella a Catania durante le guerre partono aerei,
armi per bombardare vittime innocenti, perché quando si gettano bombe non si
uccidono solo nemici ma soprattutto bambini e donne che quella guerra non
vogliono nemmeno.
Turi dagli occhi dolcissimi, dalla barba incolta, dal
sorriso puro di un fanciullo, ha sempre protestato salendo sul traliccio
del MOUS, senza armi, con l’utilizzo delle sole mani ha tagliato fili spinati e
con la non-violenza ha applicato gli articoli 10 e 11 della Costituzione.
A chi fa paura chi applica l’articolo 11 della Costituzione: “l’Italia ripudia la guerra”?
Sicuramente ai politici che la Costituzione hanno calpestato partecipando a
tutte le guerre che la Nato ha indetto.
Fa paura ai produttori di armi che sono tanti, fa paura a
tutti i governi italiani che le armi le hanno sempre esportate per impinguare
le casse.
Meglio in carcere un Turi Vaccaro o un Emilio Scalzo, militante pacifista #Notav che è stato arrestato a
Bussoleno, ricercato dalla Gendarmerie francese per il suo impegno nel soccorso
ai migranti sulla freddissima via delle Alpi.
No alle patrie galere chi invece nelle piazze la violenza
la usa, e sono belligeranti che distruggono sedi sindacali. Quelli le armi le
usano, le bombe pure. Le stragi in Italia sono state fatte da
rappresentati al Parlamento.
Mentre i pacifisti dopo il G8 sono solo
rappresentanti dai nostri ideali e da nessun altro.
Queste le parole di Nelson
Mandela:
“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”
Santina Sconza
Al via l’estradizione di Emilio: “tanto noi non ci arrendiamo”
Salutiamo Emilio con la promessa che continueremo a sostenerlo, anche se a
dividerci sono quelle stesse montagne sulle quali si è battuto per i diritti
dei migranti, che ogni giorno rischiano la vita per abbracciare un futuro
libero da guerre e miserie.
Lo vogliamo salutare con un video importante, che esprime in pieno il senso
di chi è Emilio e di dove punti il suo sguardo, sempre verso i più deboli.
Emilio che di dignità ne ha da regalare, a differenza di tutte le parole di cui
si riempie la bocca l’intero mondo della politica, non solo italiana, ma anche
europea.
1 minuto e 30 secondi di video, realizzato da Luigi D’Alife, che
ringraziamo per questo scorcio di profondità immensa su Emilio.
Di seguito le parole di Luigi, condivise dal suo profilo:
“Nei giorni scorsi è arrivata la notizia che la cassazione ha confermato la
richiesta di estradizione in Francia per Emilio, in relazione a un iniziativa
sul confine tra Claviere e Monginevro. In questi giorni ho continuato a
ripensarci su, accumulando una grande rabbia per quella che è l’ennesimo
inaccettabile attacco contro la solidarietà messa in campo per sostenere i
migranti in transito sul confine.
Ho continuato a pensarci.
Ho ricordato che Emilio è probabilmente la prima persona che ho incontrato
e intervistato il primo giorno che sono arrivato a Bardonecchia.
Erano le 21:55 del 22 Dicembre 2017. Da quel giorno sono cambiate
moltissime cose.
Eppure le parole di Emilio, nella loro splendida semplicità, restituiscono
al meglio la fantastica persona che è, compagno generoso, sempre presente, che
restituisce valore ad una parola troppe volte utilizzata con leggerezza come
quella di “umanità”.
Non posso che chiudere queste 4 righe con le stesse parole di Emilio”:
“Tanto noi non ci arrendiamo”.
Emilio libero! Libertà per i/le no tav! No all’estradizione!
Un pericoloso criminale - Chiara Sasso
Non c’è niente che faccia più arrabbiare alcune mogli che
il ritardo dei mariti a pranzo. Erano poco dopo le 12 di mercoledì
15 settembre a Bussoleno, paese di residenza di Emilio Scalzo, Valle di Susa.
La mattinata stava vivendo quel clima tipico settembrino incerto, sospeso fra
“sole nuvole”. E così che diventa anche il tempo di attesa di Marinella,
“sospeso”, con la tavola apparecchiata e il cibo pronto. Dalla stradina l’unico
rumore che arrivava è un flebile miagolio, un gatto,
probabilmente finito in qualche buco, un anfratto non riusciva più ad uscire.
Marinella decide di mettere fine a quel lamento e chiede a Emilio di
intervenire e aiutare l’animale a uscire dalla trappola nella quale si è
cacciato. Non poteva immaginare che in fondo alla strada si stava per aprire
un’altra trappola. Due auto civetta e altre due volanti della polizia lo
stavano aspettando. Ammanettato e caricato su una volante, Emilio sparisce nel
nulla.
Marinella
aspetta, telefona all’avvocato il quale è all’oscuro di tutto. Trascorrono un paio d’ore prima di venire a conoscenza
di un mandato di arresto europeo con richiesta di estradizione in Francia.
L’accusa: aver aggredito un gendarme francese durante una manifestazione per i
migranti al confine fra Claviere e Monginevro. Il giorno dopo, il 16 settembre
la convalida dell’arresto, Emilio viene trasferito al carcere delle Vallette di
Torino. A fine mese, il 29 settembre ci sarà un’altra udienza per decidere
sull’estradizione. La nuova misura cautelare in attesa del
processo in Francia dovrà essere convalidata dalla Corte di Appello. L’avvocato
Danilo Ghia esporrà la situazione del suo assistito (facendo riferimento a
processi in corso ad ottobre, una situazione che si profila di fatto ostativa
per una estradizione).
Marinella
è abituata a tutto, anche vedersi arrivare Emilio senza scarpe perché ha
lasciato le timberland a qualche migrante al quale servivano per tentare
di attraversare il confine. Magari a pieni nudi ma tornava.
Emilio
è molto conosciuto per aver trascorso tutta una vita di lavoro in piena
rettitudine, pescivendolo ai mercati nei paesi della valle (leggi anche Emilio, di Livio Pepino). Conosciuto per la sua
generosità per il suo altruismo e anche sì per il suo incontenibile naturale
bisogno di allearsi con le persone più fragili e aiutarli, in questo caso i
migranti. È notizia di giovedì 16 settembre che altri due
migranti, afghani hanno rischiato la vita
precipitando di notte nel lago artificiale nella diga di Rochemolles
(Bardonecchia). Sono riusciti da soli a uscirne si sono trascinati fino a un
rifugio, immediatamente soccorsi sono stati portati all’ospedale di Susa, un
ragazzo di trentacinque anni è stato successivamente portato al Cto di Torino
per emorragia celebrale. È una delle tante storie che ci sono su questi valichi
alpini. Una di quelle storie dove Emilio non si sentiva di girarsi dall’altra
parte.
Intanto
in tutta la valle sono in molti a commentare l’arresto sbalorditi. La richiesta
di estradizione richiama facilmente reati pesanti, nomi di malavitosi, mafia,
traffici di droga. Da quando la notizia è diventa pubblica sono molti gli
avvocati di Torino e non solo che si sono cercati in un tam tam per commentare.
“L’estradizione del cittadino italiano verso l’estero è un caso limite perché
sia la Costituzione che il codice penale la consentono soltanto se prevista da
una convenzione internazionale. Ora il Mae, il Mandato di arresto
europeo, sembra consentirlo ma è incredibile che venga utilizzato per reati
simili…”.
Nessun commento:
Posta un commento