Sarebbe stupido non dirselo: sta (ri)accadendo.
E' un
qualcosa che accade quando, come ora, vengono a convergere le due più terribili
frustrazioni: quella dei potenti resi impotenti da un mondo fuori controllo e
quella dei dominati che sentono di non poter più avere potere neppure sui
poveri resti della loro vita quotidiana.
I potenti
cercano disperatamente di controllare almeno la vita dei sudditi (aumentando
esponenzialmente gli obblighi e i diktat insensati, totalizzanti,
paternalistici e colpevolizzanti), in una situazione generale che gli si
rivolta contro sempre più (cataclismi climatici, pandemie, migrazioni...) e che
sfugge ad ogni possibilità di gestione a medio termine. Al massimo, come
cantava Conte, possono solo proseguire a 'sbagliare da professionisti'.
I dominati,
frustrati ed umiliati, senza prospettive e sogni -se non quelli massificati e
coartati, prodotti dai social- accumulano rabbia, risentimento e dolore verso i
tanti poveri che stanno più sotto ancora (da segregare ed evitare) e verso gli
strani, i divergenti, i renitenti (da sorvegliare e punire).
Queste
due frustrazioni, messe insieme, portano al nazismo. E sta (ri)accadendo.
Nella lista
universitaria, un professore che -pur in quiescenza- pontifica da tempo, si è
azzardato a dire che -se la situazione pandemica si aggravasse- si potrebbero
anche incarcerare coloro che rifiutano di vaccinarsi. Vari altri colleghi hanno
reagito contro i suoi eccessi senili, richiamandolo a gentilezza, cortesia e
rispetto, come si fa tra accademici liberali.
Ma mi
chiedo: non è che il professor malvagio dice quel che molti altri pensano (e
alcuni altri già fanno in altri paesi (per ora)) ?
Che
differenza ci sarebbe tra lui e titoli di Repubblica come 'Vaccini: iniziata la
caccia ai renitenti tra professori e forze dell'ordine' ?
Che cosa ci
dice un clima come questo?
Che la
pedagogia della violenza -dopo essersi diffusa senza tregua e rimedio- ora
inizia ad esprimersi apertamente, a 'sdoganarsi', come si dice ormai in un
-peraltro a sua volta terribile- italiano.
Che sta
(ri)accadendo.
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