Fatta anche
la terza dose.
Penso, da
quel che credo di sapere e di aver capito, che possa essere utile per limitare
la probabilità di contagiarmi e di contagiare altri.
E per
ridurre fortemente la possibilità di ammalarmi gravemente o di morire.
Tutto il
resto non conta, e neanche l'ascolto più.
Il resto mi
pare solo propaganda, ipocrisia, profitto, pensiero unico.
Non credo
infatti che vaccinare ci farà arrivare alla fine dello stato d'emergenza, che è
dettato da motivazioni politiche e di controllo sociale (e non certo
sanitarie), e che quindi proseguirà.
L'emergenza
come forma di vita è qui, e ci attornia.
Ci siamo
già: se il ricatto del Pass serviva a forzare proditoriamente la vaccinazione,
ora è quello della vaccinazione a divenire mezzo per forzare la perpetuazione
dei Pass.
A questo
dovremo abituarci ed adattarci: al controllo microfisico e permanente, sia che
il virus si debelli (il che, ormai, è solo una variabile secondaria e sempre
più remota) o meno (ed a quel punto emergeranno ulteriore panico ed ansia
militare di governo; quanto più, infatti, perderanno il controllo sul virus,
tanto più accentueranno quello sulle persone e sulle società).
A quel punto
sarà ancora più doloroso riconoscere che -per tentare un'opposizione politica
al regime che si va instaurando a colpi di diktat dragheschi- sarebbe stato
necessario concentrarsi ed unificarsi tatticamente solo contro il pass e la sua
obbligatorietà (che è, di fatto, anche obbligo vaccinale), indipendentemente
dalle nostre diverse posizioni sul vaccinarsi o meno, sui suoi limiti di
sicurezza e di efficacia sanitaria, etc.
Invece,
senza separare il no pass dal no vax, abbiamo solo compartecipato al casino
infodemico.
Aborro la
monocultura megalomanica dell'extra vaccinum nulla salus.
La Terra
promessa non sarà raggiunta, nonostante le roboanti promesse di salvifiche
eradicazioni, di uscite dal tunnel (ancora oggi, nonostante tutto quel che sta
accadendo, puntualmente rinnovate ed evocate).
Nè seguo la
monocultura predatoria dell'extra occidentem nullum vaccinum.
Qualcosa non
torna se noi siamo già alla terza dose e miliardi di persone non hanno fatto la
prima.
E ne
paghiamo le conseguenze, come ci meritiamo appieno.
E neanche mi
attrae la monocultura paranoica e caproespiatoria dell'extra vaccinum
extrema culpa. Quella a cui stiamo assistendo ora è un'epidemia che
colpisce numericamente soprattutto i vaccinati, inutile negarlo.
Quei
fantomatici supereroi, fanfaroni bislaureati che straparlano da ormai due anni
sui media, senza saper fare nemmeno uno straccio di autocritica, dovrebbero
solo ammutolire e nascondersi.
Il virus
infatti è capace di variare, loro no.
Ecco perché
possono soltanto inseguirlo da una variante all'altra.
Ecco perché
riescono sempre a fallire, anche quando -solo apparentemente o
parzialmente-riescono.
Quando è
assalita da tutti i lati dalla prospettiva del disastro, i cui scopi finali
sono avvolti dal terrore, l'anima dell'uomo -sia pervasa dall'istintiva
convinzione che essa non può combattere in una volta tutti i suoi nemici, sia
provvidenzialmente accecata o incapace di vedere il più grande arco del cerchio
che minacciosamente si richiude- qualunque sia la verità, l'anima dell'uomo,
così investita, non affronta mai coscientemente la totalità della sua
disgrazia.
La droga
amara è divisa in successive bevande: oggi sorbisce un po' della sua
infelicità, domani un altro poco ancora, e così via fino all'ultimo sorso.' (H.
Melville, Pierre o delle ambiguità, 1852)
Nessun commento:
Posta un commento