Riassunto
George Tenet chiese se aveva il permesso di utilizzare
tecniche di interrogatorio rinforzate, compreso il waterboarding, su Khalid
Sheikh Mohammed. [...]
"Assolutamente sì," risposi io.
L'ex-presidente George W. Bush, 2010
Non c'è più alcun dubbio sul fatto che l'attuale
amministrazione abbia commesso crimini di guerra. L'unica questione che resta
da risolvere è se coloro che hanno ordinato l'uso della tortura verranno
chiamati a rispondere delle loro azioni.
Generale di brigata Antonio Taguba, giugno 2008
L'ex Presidente americano George W.
Bush dovrebbe venire indagato per avere autorizzato il
"waterboarding" e altri abusi contro i detenuti che gli stessi Stati
Uniti come decine di altri Paesi hanno da tempo riconosciuto come tecniche di
tortura? Dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni gli
altissimi funzionari degli Stati Uniti che hanno autorizzato le sparizioni
forzate di alcuni detenuti e il trasferimento di altri verso Paesi nei quali
era probabile che venissero torturati?
Nel 2005, il rapporto Human Rights
Watch I torturatori la faranno franca? conteneva prove sostanziali che
giustificavano indagini penali a carico dell'allora Segretario alla Difesa
Donald Rumsfeld e l’allora Direttore della Central Intelligence Agency (CIA)
George Tenet, così come del Generale Ricardo Sanchez, ex comandante in capo
dell’esercito Usa in Iraq, e del Generale Geoffrey Miller, ex comandante del
centro di detenzione militare statunitense di Guantanamo Bay, a Cuba. Il
presente rapporto si basa e si sviluppa su quel nostro precedente lavoro, e
riassume le informazioni che dopo di allora sono venute alla luce pubblica
circa il ruolo svolto dai funzionari del governo degli Stati Uniti maggiormente
responsabili della definizione delle strategie di interrogatorio e di
detenzione seguite agli attacchi dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti,
e le analizza alla luce del diritto degli Stati Uniti e del diritto
internazionale. Sulla base di queste prove, Human Rights Watch ritiene che vi
siano motivi sufficienti per il governo degli Stati Uniti per avviare una vasta
indagine penale sui presunti reati commessi di tortura e maltrattamenti a danno
di detenuti, sul programma segreto di detenzione della CIA, e sul trasferimento
di detenuti verso Paesi dove venissero torturati (le “rendition”). Tale
indagine dovrebbe necessariamente concentrarsi sulla presunta condotta criminale
da parte dei seguenti quattro alti funzionari: l'ex Presidente George W. Bush,
l'ex Vicepresidente Dick Cheney, l'ex Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, e
l'ex Direttore della CIA George Tenet.
Fra gli elementi di tale indagine
dovrebbe anche esservi l'esame del ruolo giocato dal Consigliere della
Sicurezza Nazionale Condoleezza Rice e dal Procuratore Generale John Ashcroft,
così come quello ricoperto dagli avvocati che hanno disegnato le
"giustificazioni" legali della tortura, tra i quali Alberto Gonzales
(consulente legale del Presidente e poi procuratore generale), Jay Bybee (capo
dell'Ufficio dei Consulenti Legali del Dipartimento di Giustizia (OLC), John
Rizzo (consulente generale facente funzioni della CIA), David Addington
(consulente legale del vice presidente), William J. Haynes II (consulente
generale del Dipartimento della Difesa), e John Yoo (vice procuratore generale
aggiunto dell`OLC).
Molte informazioni importanti
permangono secretate. Per esempio, molti documenti interni del governo sulle
politiche di detenzione e sulle politiche e le pratiche utilizzate negli
interrogatori sono ancora secretati e non disponibili al pubblico. Secondo l’American
Civil Liberties Union (Unione americana per le libertà civili - ACLU), che
ha ottenuto il rilascio alla pubblica opinione di migliaia di documenti in base
alla legge sulla libertà di informazione (Freedom of Information Act - FOIA),
tra le decine di documenti chiave che sono ancora trattenuti, vi sono la
direttiva presidenziale del mese di settembre 2001, che autorizzava i “siti
neri” (black sites) della CIA –altrimenti detti prigioni segrete- così come gli
archivi dell'ispettore generale della CIA. Inoltre, molti documenti che
apparentemente sono stati resi disponibili al pubblico, tra i quali la
relazione dell’ispettore generale della CIA e le relazioni delle commissioni
del Senato e del Dipartimento di giustizia, contengono in realtà sezioni piene
di omissis che ne oscurano gli eventi e le decisioni principali.
Human Rights Watch ritiene che molti
di questi documenti possano contenere informazioni incriminanti, il che
rafforza la richiesta di indagini penali contenuta in questo nostro rapporto.
Ritiene inoltre che vi siano prove abbastanza forti, anche solo fra le
informazioni venute alla luce negli ultimi cinque anni, che non solo
suggeriscono che questi alti funzionari abbiano autorizzato e supervisionato
sistematiche e gravi violazioni del diritto americano e del diritto
internazionale, ma che abbiano mancato nel porre fine ai maltrattamenti, o nel
punirne i responsabili una volta venuti a conoscenza dei gravi abusi commessi.
Inoltre, per quanto i funzionari dell'amministrazione Bush abbiano sostenuto
che le operazioni di detenzione e gli interrogatori fossero stati autorizzati solo
dopo un’ampia discussione e revisione giuridica da parte degli avvocati del
Dipartimento di Giustizia, vi sono ora prove sostanziali che i leader politici richiesero
agli avvocati di nomina governativa di creare giustificazioni legali a
sostegno delle tecniche abusive di interrogatorio, a fronte di opposizioni
frappostegli dai giuristi di carriera ministeriale.
È necessaria un'indagine
approfondita, imparziale, e realmente indipendente, dei programmi di detenzione
illegale, degli interrogatori forzati, e delle “rendition” verso paesi
praticanti la tortura, e del ruolo giocatovi da alti funzionari governativi. Coloro
che hanno autorizzato, ordinato e supervisionato torture e altri gravi
violazioni di norme del diritto internazionale, così come coloro che ne portano
responsabilità in quanto in una posizione di commando o controllo (“command
responsibility”), dovrebbero essere indagati e, nel caso si trovino prove che
lo giustifichino, perseguiti penalmente.
Intraprendere tale cammino e
affrontare le questioni sollevate nel presente rapporto è cruciale per
salvaguardare la reputazione degli Stati Uniti nel mondo, se gli Stati Uniti
aspirano davvero a cancellare la macchia di Abu Ghraib e Guantanamo, e a
riaffermare il primato delle regole dello Stato di diritto.
Human Rights Watch non esprime qui
alcuna opinione in merito alla colpevolezza o all'innocenza di alti funzionari
ai sensi del diritto statunitense, né ha la pretesa di offrire un ampio
resoconto della presunta colpevolezza di tali funzionari o un parere legale.
Altresì in questo rapporto
presentiamo due sezioni principali: una che fornisce una narrazione riassuntiva
delle politiche dell'amministrazione Bush e delle sue pratiche in materia di
detenzione e di interrogatori, e un'altra che ne sostanzia l’argomentazione in
modo che venga riconosciuta la responsabilità penale individuale di alcuni dei
funzionari chiave di quell'amministrazione.
La strada verso le violazioni che
qui ricostruiamo in dettaglio iniziò pochi giorni dopo gli attacchi di al Qaeda
a New York e Washington, DC, l'11 settembre 2001, nel momento in cui
l'amministrazione Bush avviò una nuova serie di politiche, di procedure e di
prassi di trattamento dei detenuti catturati in operazioni militari e di
antiterrorismo, al di fuori degli Stati Uniti. Molte di queste hanno violato le
leggi di guerra, il diritto internazionale dei diritti umani, e il diritto
penale federale degli Stati Uniti. Inoltre, i metodi coercitivi, approvati da
alti funzionari degli Stati Uniti, hanno incluso tattiche che gli Stati Uniti
hanno ripetutamente condannato in quanto torture o maltrattamenti qualora
praticati da altri.
Per esempio, l'amministrazione Bush
ha autorizzato pratiche di interrogatorio coercitive della CIA e delle forze
armate che ammontavano a tortura, e ha istituito un programma segreto della CIA
di detenzioni illegali, in cui i detenuti venivano mantenuti in località
segrete senza comunicazione con le loro famiglie, senza consentirvi l'accesso
al Comitato Internazionale della Croce Rossa, senza che fosse garantita alcuna
sorveglianza esterna sui trattamenti in atto. Alcuni detenuti sono stati anche
resi, in violazione della legge, verso Paesi come la Siria, l'Egitto e la
Giordania, sapendo che vi sarebbero stati probabilmente torturati. E nei fatti,
in molti casi, la tortura è poi avvenuta;
tra cui quelle ai danni del
cittadino canadese Maher Arar, che ha raccontato di essere stato ripetutamente
percosso con cavi elettrici durante i 10 mesi in cui è stato detenuto in Siria,
alla quale gli Stati Uniti lo avevano trasferito nel 2002. Le evidenze raccolte
spingono a pensare che la tortura in tali casi non è stata una spiacevole
conseguenza delle rendition, ma piuttosto che ne potrebbe essere stato
l’obiettivo.
Allo stesso tempo, gli avvocati
nominati dall’amministrazione hanno redatto memorandum legali con l’intento di
fornire copertura legale alle politiche dell'amministrazione in materia di
detenzioni e di interrogatori.
Come diretta conseguenza delle
decisioni dell'amministrazione Bush, vari dei detenuti sotto custodia degli
Stati Uniti sono stati picchiati, gettati contro le pareti, rinchiusi in piccole
casse, e sottoposti a “waterboarding”, una tecnica di finta esecuzione in cui
alla vittima si provoca la sensazione di annegare. Due prigionieri, presunti
alti operativi di al Qaeda, Khalid Sheikh Mohammed e Abu Zubaydah, sono stati
soggetti a waterboarding, rispettivamente, 183 e 83 volte.
Detenuti in centri gestiti dagli USA
in Afghanistan, Iraq e Guantanamo Bay hanno subito maltrattamenti per lunghi
periodi, a volte per settimane o addirittura mesi. Fra i maltrattamenti, la
costrizione per lunghi periodi in posizioni dolorose; il mantenimento per
lunghi periodi in nudità, la privazione del sonno, del cibo e dell’acqua,
l'esposizione a condizioni estreme di freddo o di caldo, e il mantenimento
anche per settimane nel buio totale sommersi da musica assordante. Altri abusi
in Iraq hanno incluso percosse, quasi- soffocamento, abusi sessuali, finte
esecuzioni. A Guantanamo Bay, alcuni detenuti sono stati costretti a mantenersi
seduti sui loro escrementi, e alcuni sono stati umiliati sessualmente dalle donne
che li interrogavano. In Afghanistan, dei prigionieri venivano incatenati alle
pareti in un modo che gli rendeva impossibile sdraiarsi o dormire, e con catene
che causavano alle mani e ai polsi rigonfiamenti ed escoriazioni.
Questi abusi, che hanno attraversato
i continenti, non venivano determinati da atti di singoli soldati o agenti dei
servizi segreti che infrangevano le regole: erano piuttosto il risultato di
decisioni di alti funzionari degli Stati Uniti volte a piegare, ignorare, o
gettare da parte le regole. Inoltre, come illustrato in questo rapporto, è
ormai noto che i funzionari dell'amministrazione Bush hanno sviluppato e
ampliato le loro decisioni iniziali di autorizzare le operazioni di detenzione
anche a fronte del montante dissenso interno ed esterno, e nonostante i molti
avvertimenti ricevuti che le loro azioni violavano il diritto internazionale e
anche quello americano. E quando le tecniche di interrogatorio illegali sui
detenuti si sono diffuse ampiamente al di là di quello che era stato da loro
espressamente autorizzato, questi funzionari hanno chiuso gli occhi, senza fare
alcuno sforzo per fermare tali pratiche.
Il prezzo della impunità
Il disprezzo mostrato dal governo
americano verso i diritti umani nella lotta al terrorismo negli anni successivi
agli attentati dell'11 settembre 2001, ha diminuito la statura morale degli
Stati Uniti, ha rappresentato un esempio negativo per altri governi, e ha
minato gli sforzi del governo degli Stati Uniti per ridurre la militanza
anti-americana in tutto il mondo.
L’uso da parte della CIA della
tortura, delle sparizioni forzate, e delle prigioni segrete è stato
particolarmente illegale, immorale e controproducente. Queste pratiche hanno
corrotto la reputazione e il
posizionamento del governo degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, ne
hanno influenzato negativamente la cooperazione di intelligence con i governi
stranieri, e hanno scatenato la rabbia e il risentimento tra le comunità
musulmane, il cui aiuto è fondamentale per scoprire e prevenire le minacce
terroristiche globali del futuro.
Il Presidente Barack Obama ha mosso
passi importanti verso la definizione di un nuovo corso quando al momento del
suo insediamento nel gennaio 2009 ha abolito le prigioni segrete della CIA e ha
vietato l'uso della tortura. Ma altre misure devono ancora essere prese, fra
cui la messa al bando della pratica della detenzione indefinita senza processo,
del trasferimento di detenuti verso i Paesi che praticano la tortura, e la
chiusura del centro militare di detenzione di Guantanamo Bay. Più importante
ancora, la genuinità del rispetto dei diritti umani nella lotta al terrorismo
degli Stati Uniti rimarrà sospetto a meno che, e fino a quando, l'attuale
amministrazione non faccia i conti con il passato. Solo attraverso un impegno
pieno e senza mezzi termini a individuare i responsabili delle sistematiche
violazioni dei diritti umani dopo l'11 settembre, il governo americano potrà
affermare di essersele messe dietro le spalle.
Senza una reale assunzione di
responsabilità (“accountability”) per questi reati, coloro che commettono abusi
in nome della lotta al terrorismo punteranno il dito sui maltrattamenti dei
detenuti commessi dagli Stati Uniti per sviare le critiche alla propria
condotta. In effetti, quando un governo tanto dominante e influente quanto
quello degli Stati Uniti sfida sfacciatamente le leggi che vietano la tortura,
principi fondamentali dei diritti umani, in pratica invita gli altri a fare lo
stesso. Le rivelazioni sulle torture ordinate dal governo degli Stati Uniti
hanno danneggiato la sua indispensabile credibilità quale sostenitore dei
diritti umani, e continueranno a danneggiarla finché vi sia totale impunità per
i politici responsabili dei reati penali connessi.
Come nei Paesi che nel
passato hanno già fatto i conti con la tortura e con altri gravi reati commessi
da parte dei loro leader, vi sono pressioni politiche di controbilanciamento
all'interno degli Stati Uniti. Alcuni analisti sostengono che qualsiasi sforzo
per ovviare agli abusi del passato provocherebbe divisioni politiche, e
potrebbe ostacolare la capacità dell'amministrazione Obama di raggiungere altri
importanti obiettivi politici.
Questa argomentazione non prende in
considerazione l'alto costo dell'inazione. Qualsiasi mancanza nello svolgimento
di un'indagine sulle torture sarà interpretata dal mondo come deliberata
tolleranza verso attività che sono illegali, e come un modo per lasciare la
porta aperta a futuri abusi.4 Gli Usa non potranno essere
convincenti quando affermeranno di avere ripudiato queste eclatanti violazioni
dei diritti umani fino a quando essi non vengano trattati in quanto crimini
piuttosto che come "opzioni politiche." Al contrario, i benefici
derivanti dalla conduzione di un'inchiesta giudiziaria credibile e imparziale
sarebbero numerosi. Per esempio, il governo americano invierebbe il segnale più
chiaro possibile che ripudia davvero l'uso della tortura. L’individuazione e
assunzione delle responsabilità aumenterebbe l’autorità morale degli Stati
Uniti in materia di diritti umani e antiterrorismo in un modo più concreto e
convincente di qualsiasi delle iniziative intraprese fino a oggi, e sarebbero
di esempio virtuoso per i governi che tuttora gli Stati Uniti criticano per aver
commesso violazioni dei diritti umani e per le popolazioni che soffrono per
tali abusi; e potrebbero rivelare gli errori giuridici e istituzionali che
hanno portato in passato all'uso della tortura, indicando strade per migliorare
l'efficacia della sua lotta al terrorismo. Ridurrebbero anche drasticamente la
probabilità che vengano avviate indagini e azioni penali a carico di funzionari
statunitensi in altri Paesi, basate sul principio della giurisdizione
universale, come già sono state avviate in Spagna, in quanto tali azioni
giudiziarie sono in genere motivate dall’inazione del governo responsabile.
Individuazione e assunzione delle
responsabilità (Accountability)
La risposta dell'amministrazione
Bush alle rivelazioni di abusi commessi su detenuti, tra cui lo scandalo degli
abusi ad Abu Ghraib, esploso nel 2004, si limitò a cercare di limitare i danni
per se stessa, piuttosto che a ricercare la verità e le responsabilità. Alla
maggior parte delle indagini intraprese dall’amministrazione dal 2004 in avanti
mancava l'indipendenza o l'ampiezza necessarie per esplorare a fondo il
problema degli abusi sui prigionieri. Quasi tutte vennero condotte da militari
o dalla CIA stessa, e si focalizzarono sul solo elemento del trattamento dei
detenuti. Nessuna guardò alla questione delle rendition verso paesi dediti alla
tortura, e nessuna esaminò il ruolo dei leader civili con autorità sulla
determinazione delle politiche riguardanti il trattamento dei detenuti.
Il valore delle azioni prese dagli
Stati Uniti per accertare la responsabilità penale degli abusi commessi sui
detenuti è stato infimo. Nel 2007, Human Rights Watch ha raccolto informazioni
su circa 350 casi di presunti abusi che coinvolgono oltre 600 funzionari e
agenti degli Stati Uniti. Nonostante la vastità e sistematicità degli abusi,
solo pochi militari sono stati puniti e non un solo funzionario della CIA è
stato ritenuto responsabile. Il più alto ufficiale di grado perseguito per
l'abuso di prigionieri è stato un tenente colonnello, Steven Jordan, portato
davanti alla corte marziale nel 2006 per il suo ruolo nello scandalo di Abu
Ghraib, e poi assolto nel 2007.
Quando Barack Obama, non macchiato
dallo scandalo degli abusi sui detenuti, divenne presidente nel 2009, sembrava
dovessero migliorare le prospettive che si arrivasse all’individuazione e
all'assunzione delle responsabilità per essi. In qualità di candidato alla
presidenza, Obama aveva parlato della necessità di una "indagine
approfondita" sui maltrattamenti ai detenuti.5 Dopo la sua
elezione, ribadì che vi dovessero essere procedimenti penali qualora
"qualcuno avesse palesemente violato la legge", ma ha poi fatto
capire altrimenti quando ha espresso la sua "convinzione che abbiamo
bisogno di guardare avanti invece di guardare indietro."6
Il 24 agosto 2009, quando venne
riscritto, e finalmente pubblicato, un rapporto a lungo nascosto dell’ispettore
generale della CIA sulle pratiche di interrogatorio, che conteneva nuove
rivelazioni sulle pratiche illegali, il Procuratore Generale degli Stati Uniti
Eric
Uniti John Durham di condurre
"un esame preliminare per stabilire se sono state violate le leggi
federali in connessione con l'interrogatorio di specifici detenuti in luoghi di
detenzione all’estero.” Holder aggiunse tuttavia che "il Dipartimento di
Giustizia non perseguirà chi aveva agito in buona fede, e nell'ambito di
applicazione dei limiti giuridici indicati dall'Ufficio dei Consulenti Legali
del Dipartimento di Giustizia (OLC) riguardi agli interrogatori dei
detenuti."
Questa dichiarazione di Holder era
in linea con quella fatta dal presidente Obama quando fece pubblicare una serie
di memorandum dell’era Bush: "Nel desecretare questi memorandum, è nostra
intenzione rassicurare tutti coloro che hanno effettuato i loro compiti
avvalendosi in buona fede della consulenza legale del Dipartimento della
Giustizia, che non saranno soggetti a procedimento penale." E queste
stesse dichiarazioni erano pure in linea con la Legge sul trattamento dei
detenuti varata nel 2005, che garantisce una difesa dalla denuncia penale al
funzionario che non sapeva che le pratiche erano illegali, e una persona di
comune capacità di comprensione non avrebbe potuto sapere che le pratiche
fossero illegali. L’affidamento in buona fede ai pareri di un consulente
dovrebbe ritenersi un fattore importante, tra altri, da considerare nel
valutare se una persona di comune capacità di comprensione avrebbe potuto
sapere che le pratiche fossero illegali.
Il problema è che il parere legale
in questione, contenuto nel memorandum redatto dall’OLC, che per suo statuto
fornisce autorevole consulenza legale al Presidente e a tutte le agenzie del
potere esecutivo, di per sé aveva autorizzato la tortura e altri
maltrattamenti. Si proponeva di dare sanzione legale a pratiche come il waterboarding,
i lunghi periodi di privazione del sonno, così come a quella di sbattere
violentemente i prigionieri contro le pareti o di mantenerli in nudità forzata,
e a rinchiuderli in piccole scatole senza luce. Va notato come in seguito,
durante l’ultimo periodo dell'amministrazione Bush, tutti questi memorandum
siano stati ritirati dai funzionari dell’OLC succedutisi.
Sebbene i funzionari degli Stati
Uniti che agiscono in buona fede facendo affidamento su memorandum ufficiali
sono in genere protetti dall'azione penale in base al diritto degli Stati
Uniti, questo non significa che il Dipartimento di Giustizia debba abbracciare
una visione estensiva di questo principio, e affermare che tutti i funzionari
responsabili per la pratica dei metodi di tortura esplicitamente previsti ai
sensi del memorandum dell’OLC possano essere protetti da un'indagine penale. In
realtà, se il Dipartimento di Giustizia prendesse una tale posizione
rischierebbe di convalidare la strategia dei legali che cercano nella
costruzione preventiva di una difesa legale la negazione di ogni responsabilità
penale per eventuali illeciti compiuti. Se una tale strategia venisse
considerata efficace, le amministrazioni future qualora contemplassero la
possibilità di mettere in atto strategie illegali, sarebbero ancora più prone a
farlo.
Nel valutare la buona fede o meno di
chi afferma di avere contato sulla guida dell’OLC, il Dipartimento di Giustizia
dovrebbe investigare analiticamente, caso per caso, se una persona ragionevole,
al momento in cui venivano prese le decisioni in questione si sarebbe convinto
che tali pratiche fossero legali. Appare dubbio che i responsabili dei casi più
gravi di abusi sarebbero in grado di superare questa prova. In particolare, è
improbabile che gli alti funzionari che erano responsabili dell’autorizzazione
di torture ne potrebbero essere protetti, in particolare se abbiano contribuito
a premere per ottenere copertura legale da parte dell’OLC, o se abbiano
influenzato la stesura stessa dei memorandum che ora sostengono li dovrebbero
proteggere.
Se il Dipartimento di Giustizia
guardasse principalmente alle azioni commesse dagli interroganti di basso
livello commetterebbe un altro errore, poiché rifletterebbe un equivoco
fondamentale sul come e il perché gli abusi abbiano avuto luogo. Che si
trattasse di metodi coercitivi di interrogatorio approvati dal Dipartimento
della Difesa o di un programma segreto di detenzione della CIA, erano comunque
intraprese decise dall’alto, da alti funzionari statunitensi che si erano assunti
il compito di formulare, autorizzare e controllare pratiche abusive.
La base legale che giustifica
l’avvio delle indagini
Nel corso degli ultimi anni, molte
prove sono state presentate all’opinione pubblica circa lo sviluppo delle
politiche miranti alla detenzione illegale, alla tortura e ai maltrattamenti di
detenuti sotto custodia americana. Grazie in particolare alle cause mandate
avanti in base alla legge sulla libertà di informazione dalla American Civil
Liberties Union e dal Center for Constitutional Rights (Centro per i
diritti costituzionali), che hanno fatto desecretare oltre 100.000 pagine di
documenti governativi riguardanti il trattamento dei detenuti, è ora
disponibile al pubblico la maggior parte di un rapporto dell’Ispettore generale
della CIA sulle pratiche di detenzione, così come di documenti preparatori
della CIA, di rapporti governativi, e anche il famigerato "memorandum
tortura" volti a fornire all'amministrazione Bush una giustificazione
legale delle tecniche abusive da usare negli interrogatori. Una vasta quantità
di informazioni è stata scoperta poi nel corso di un'indagine del Comitato del
Senato sui Servizi Armati, che nel 2008 ha redatto una relazione sugli abusi
sui detenuti; poi desecretata nel 2009. L’Ispettore generale del Dipartimento
di Giustizia ha pubblicato un rapporto sul coinvolgimento dell'FBI negli abusi
avvenuti nei centri di detenzione nel 2008, e l'Ufficio per le
Responsabilità professionali dello stesso Dipartimento ha pubblicato un
rapporto sul ruolo ricoperto dagli avvocati del Dipartimento nel redigere i
memorandum legali per giustificare gli interrogatori abusivi. Un rapporto del
Comitato Internazionale della Croce Rossa, a quanto pare fatto trapelare da
funzionari americani, ha anche reso pubblico il trattamento dei detenuti di
"alto valore" sotto custodia della CIA. Inoltre, ex detenuti e
informatori si sono fatti avanti per raccontare le loro storie, e molti dei
principali attori hanno raccontato i loro ruoli. Come descritto in questo
rapporto, tuttavia, ci sono tuttora molte prove-chiave che rimangono segrete, a
partire dalla direttiva del Presidente Bush che autorizzava la CIA a istituire
i "siti neri" per la detenzione dei prigionieri.
La conclusione di questo rapporto,
che a nostro avviso è basata su prove inconfutabili, è che un'indagine penale è
giustificata a carico di ciascuno dei seguenti:
Il Presidente George W. Bush: aveva la massima autorità sui
detenuti e ha autorizzato il programma segreto di detenzione della CIA, che ha
fatto scomparire con la forza gli individui in detenzioni protratte e in
isolamento. Ha autorizzato il programma di “rendition” della CIA, e sapeva o
avrebbe dovuto sapere che avrebbe comportato per molti individui la tortura. E
ha pubblicamente ammesso di aver approvato l'uso della tortura della CIA, in
particolare il waterboarding di due detenuti. Bush non ha mai esercitato la sua
autorità per fermare i maltrattamenti o per punirne i responsabili.
Il Vicepresidente Dick Cheney: era la forza trainante dietro le
politiche di detenzione illegali e la formulazione delle giustificazioni legali
di tali politiche. Ha presieduto o partecipato a numerosi incontri in cui sono
state discusse specifiche operazioni della CIA, a cominciare dal waterboarding
sul detenuto Abu Zubaydah nel 2002. E’ stato membro del direttorio
("Principals Committee”) del Consiglio nazionale per la sicurezza (NSC),
che ha approvato e successivamente riautorizzato nel programma di interrogatori
della CIA l'uso del waterboarding e di altre forme di tortura e maltrattamenti.
Cheney ha ammesso pubblicamente di essere al tempo a conoscenza dell'uso del
waterboarding.
Il Segretario alla Difesa Donald
Rumsfeld: ha
approvato i metodi di interrogatorio illegali che hanno facilitato l'uso della
tortura e dei maltrattamenti da parte di personale militare americano in
Afghanistan e Iraq. Rumsfeld ha seguito da vicino l'interrogatorio del detenuto
di Guantanamo Mohamed al-Qahtani, che è stato sottoposto a un regime di sei
settimane di interrogatori coercitivi, cumulativamente parificabili a tortura.
È stato membro del “Principals Committee”dell’NSC che ha approvato l'uso della
tortura da parte della CIA sui detenuti. Rumsfeld non ha mai esercitato la sua
autorità per fermare la tortura e i maltrattamenti contro detenuti, anche dopo
che gli vennero sottoposte le prove di abusi commessi nell'arco dei tre anni a
partire dal all'inizio del 2002.
Il Direttore della CIA George Tenet: ha autorizzato e supervisionato
l'uso da parte della CIA del waterboarding, oltre che del quasi-soffocamento,
della costrizione per
lunghi periodi in posizioni
dolorose, del “bombardamento” dei detenuti con luce e rumore, della privazione
del sonno, e di altre forme di tortura e maltrattamenti. È stato membro del
“Principals Committee” dell'NSC che ha approvato l'uso della tortura nel
programma di interrogatori della CIA. Sotto la direzione di Tenet, la CIA ha
anche fatto "sparire" detenuti tenendoli per lunghi periodi in
isolamento in località segrete, e ha reso (trasferito) detenuti verso Paesi in
cui vi erano alte probabilità che venissero torturati, e dove nei fatti vennero
torturati.
Inoltre, si dovrebbero attivare indagini
penali alla ricerca dei responsabili della stesura dei memorandum legali che
intesero giustificare la tortura, e che sono state la base per l'autorizzazione
del programma segreto di detenzione della CIA. Fra gli avvocati del governo
coinvolti spiccano: Alberto Gonzales, consulente legale del Presidente e
successivamente procuratore generale; Jay Bybee, assistente procuratore
generale presso l'Ufficio dei consulenti legali del Dipartimento di Giustizia
(OLC); John Rizzo, consulente generale facente funzioni della CIA; David
Addington, consigliere del vicepresidente; William J. Haynes II, consulente
generale del Dipartimento della Difesa; e John Yoo, vice procuratore generale
dell’OLC.
Una Commissione indipendente e
apartitica
I cittadini americani e del mondo
intero meritano un resoconto completo e pubblico della portata degli abusi
susseguitisi dagli attentati dell'11 settembre, compresi il come e il perché si
siano verificati. Procedimenti che si concentrino solo sulle singole
responsabilità penali non porterebbero altresì alla luce l'intera gamma dei
fatti. Dovrebbe pertanto essere istituita una commissione indipendente e
apartitica, sulla falsariga di quella per l'11 settembre, che esamini le
azioni del potere esecutivo, della CIA, dei militari, del Congresso, e che
formuli raccomandazioni al fine di garantire che tali abusi diffusi e
sistematici non vengano mai più ripetuti.15
Le indagini che il governo americano
ha condotto finora su entrambi i fronti sono state o di portata limitata, come
le ricerche svolte sulle violazioni commesse da parte del personale militare in
un luogo particolare in un ristretto arco di tempo, o sono mancate del tutto di
indipendenza, con i militari stessi posti a carico delle indagini. Le indagini
del Congresso poi, si sono limitate a prendere in esame una sola agenzia o
dipartimento alla volta. Gli individui che hanno progettato o preso parte ai
programmi esaminati non hanno ancora reso dichiarazioni pubbliche.
Molti dei documenti-chiave relativi
all'utilizzo di tecniche abusive restano secretati. Molte delle questioni
aperte, irrisolte. Una commissione indipendente, apartitica potrebbe quindi
servire a fornire un quadro più completo delle strategie che portarono agli
abusi, così come a chiarire le conseguenze umane, legali e politiche causate
dalle politiche messe illegalmente in atto dal governo americano.
Raccomandazioni
Al Presidente degli Stati Uniti
- Ordinare al procuratore
generale di avviare un’indagine penale sulle pratiche di detenzione
attuate dal governo degli Stati Uniti, e sui metodi da esso usati negli
interrogatori dopo l’11 settembre 2001, compreso il programma di
detenzione della L’indagine dovrà:
- esaminare il ruolo dei
funzionari statunitensi, indipendentemente dalla loro posizione o rango,
che abbiano partecipato, autorizzato, ordinato o abbiano avuto
responsabilità di commando o controllo (“command responsibility”) sulla
tortura o i maltrattamenti dei detenuti, e le altre pratiche di
detenzione illegale, comprese le sparizioni forzate e le rendition verso
Paesi dediti alla
Al Congresso degli Stati Uniti
- Creare una commissione
indipendente e apartitica per indagare sul maltrattamento dei detenuti
sotto custodia degli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001, la quale
esamini i casi di tortura, sparizioni forzate e rendition verso Paesi
dediti alla Tale commissione dovrebbe avere poteri di:
- Stabilire audizioni, citare,
costringere i citati a produrre prove, e raccomandare la istituzione di
un procuratore speciale per la indagini su eventuali reati penali,
qualora il procuratore generale non abbia di suo dato inizio a
un’indagine in materia.
Al governo degli Stati Uniti
- Coerentemente con i suoi
obblighi derivanti dalla Convenzione internazionale contro la tortura, il
governo americano dovrebbe garantire che le vittime di tortura ottengano
un risarcimento, e, ove opportuno, che esso avvenga per via
extra-giudiziale.
Ai governi stranieri
- A meno che, e fino a quando, il
governo degli Stati Uniti attui credibilmente indagini penali sul ruolo
ricoperto dagli alti funzionari nel maltrattamento di detenuti dopo l’11 settembre
2001, esercitare la giurisdizione universale o altre forme di
giurisdizione contemplate dal diritto nazionale e internazionale, per
perseguire i funzionari degli Stati Uniti che si presume siano stati
coinvolti in reati contro detenuti in violazione del diritto
https://www.hrw.org/sites/default/files/related_material/us0711itsumandrecs.pdf
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