Gli indicatori di benessere sono uno strumento per cambiare e riorientare le politiche pubbliche verso un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità, la qualità sociale, i diritti. E per andare oltre “la dittatura dei Pil”. Devono però avere un carattere vincolante, come abbiamo detto nel convegno “Verso il benessere interno lordo” che abbiamo organizzato […]
Lo scorso 14 settembre è stato presentato a Napoli in un convegno
partecipato il primo rapporto Verso il Benessere Interno
Lordo (BIL), realizzato dall’Università degli Studi di Napoli
“Parthenope” e dalla Campagna Sbilanciamoci!: una ricerca di un anno che ha
visto la partecipazione di economisti, statistici, sociologi, esponenti delle
organizzazioni della società civile.
Il convegno ha messo in evidenza l’importanza della continuazione di un
lavoro di ricerca e di confronto che scalfisca la “dittatura del PIL” a favore
di strumenti di analisi e di indicatori (non solo
macro-economici), che siano più adeguati a valutare il benessere e la qualità
della vita del paese e, soprattutto, a influenzare ed indirizzare le politiche
pubbliche dei governi. Negli ultimi 30 anni se n’è molto discusso e in alcuni
paesi (tra cui l’Italia) gli indicatori di benessere sono stati anche inseriti
nelle leggi e nei documenti di programmazione delle politiche economiche e
finanziarie. Va detto però che l’efficacia del loro utilizzo è assai dubbia.
Naturalmente, un indice sintetico come il BIL si espone al rischio della
sottovalutazione degli indicatori specifici, che sono importantissimi nel
valutare le politiche concrete su aspetti come la riduzione delle emissioni di
CO2, la lotta alle diseguaglianze, l’aumento dei servizi per l’infanzia e tanto
altro ancora. Ma secondo noi la sfida è proprio quella di combinare il lavoro
sugli indicatori specifici organizzati per domini tematici (il lavoro, la
salute, l’istruzione, ecc.) con il valore di
un indice sintetico da affiancare al PIL, la cui forza comunicativa – sappiamo
– è di essere un numero semplice da leggere e rappresentare.
Al di là di queste avvertenze, il tema di fondo rimane lo stesso: come
cambiare e riorientare le politiche pubbliche verso un nuovo modello di
sviluppo fondato sulla sostenibilità, la qualità sociale, i diritti. Serve una
coerenza tra queste politiche, per evitare controproducenti schizofrenie:
politica industriale, fiscale, sociale, ambientale, ecc. devono marciare in
un’unica direzione. E poi, per gli indicatori di benessere, serve qualcosa di
più stringente e impegnativo nelle politiche: gli indicatori di benessere non
possono essere un’ operazione di marketing o un gadget comunicativo. Come è
stato detto nel convegno, questi devono avere un carattere vincolante per le politiche pubbliche,
altrimenti servono a poco.
Ecco perché la nuova frontiera del Benessere Interno Lordo,
ancora da esplorare e conoscere completamente, è fondamentale per cambiare
strada dello sviluppo volto al paese. Un lavoro da continuare, come il convegno
di Napoli ci ha invitato a fare.
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