La polarizzazione del dibattito intorno al green pass impedisce di vedere i reali problemi di questo Paese, che non riguardano il singolo via libera di natura sanitaria, ma gli infiniti ostacoli di natura sociale ed economica, gli stop pass li chiameremo, che impediscono ad almeno un quinto della popolazione italiana di avere le stesse possibilità di vita degli altri quattro quinti.
Colpisce che, mentre sui cambiamenti
climatici, sull’ambiente, si sia arrivati a forme di mobilitazione mondiale e
nazionale imponenti, nessun partito, movimento o aggregazione politica riesca o
voglio creare criticità ai governi, al potere avremmo detto una volta, su temi
che ci riguardano ancora più da vicino. Senza nulla togliere alla
giustezza/giustizia delle lotte per una riconversione della produzione che ha
portato ai mutamenti ambientali, l’osservatore esterno non può fare a meno di
notare che se le lotte sull’ambiente andranno in porto, evitandoci di morire
arrostiti e inondati d’acqua entro il 2050, per alcune fasce della popolazione
il problema più urgente è proprio come arrivare vivi al 2050 o, almeno “già mangiati”
e già “studiati”.
Se hai il green pass puoi entrare al
ristorante o al pub, ma se non hai i soldi per pagare il conto non ci puoi
entrare. Banale no? Eppure non l’avete letta da nessuna parte questa banalità
mentre aspettavate i no green pass alla stazione, manco fossero Godot. A parte
che il tonfo di presenze alle stazioni ci ricorda comunque, che si sia pro o
anti green pass, una vigliaccheria di fondo del ribellismo parolaio nazionale,
una generale mancanza di disponibilità ad assumersi la responsabilità delle
proprie azioni, su cui bisogna riflettere anche in chiave della mancanza di
mobilitazione per i temi di sopravvivenza materiale oltre che per quelli
divenuti ideologici come il green pass.
Allora si potrà obiettare che in fondo in
nessuna Costituzione del mondo è sancito il diritto di andare al ristorante,
nonostante la televisione non faccia altro che proporti gente che cucina (mai
gente che mangia però, guarda un po’) e in effetti non mi spenderei molto per
aggiungerlo ai diritti previsti. Anche perchè già restano inattuati molti degli
articoli esistenti, a partire dalla parità di possibilità sociali per tutti,
dal pasto alla casa, dall’istruzione al divieto di partecipare alle guerre.
Facciamo un breve elenco in ordine sparso
degli stop pass per chi vive con meno di mille euro al mese. La connessione
internet, più o meno sessanta euro ogni due mesi, l’accesso all’informazione un
po’ più approfondita con circa venti euro al mese di abbonamento a un giornale,
uno spettacolo cinematografico con il biglietto a sette euro, l’accesso ai
canali streaming intorno ai dieci euro al mese, l’utilizzo della macchina che
costa tra carburante assicurazione e tasse intorno ai cento euro al mese (ci
sono moltissime zone fuori dalle grandi città in cui senza macchina non ti
muovi proprio da casa), l’abbonamento ai mezzi pubblici tra i trentacinque e i
sessanta euro al mese, una media di 70 euro al mese per un fumatore medio, la
possibilità di un bicchiere di buon vino a pasto che valuteremo in quaranta
euro al mese se non bevi metanolo, le spese mediche private tra visite e
medicine che solo nel 2017 ha visto sette milioni d’italiani indebitarsi
chiedendo prestiti a finanziarie. Del costo della casa e degli affitti neanche
è il caso di parlare in questa sede, visto che costituisce il 60-70% sul totale
delle entrate economiche delle persone.
L’elenco è molto più lungo e alla lista
aggiungo soltanto un altro elemento che è doveroso trattare a parte,
l’istruzione. L’istruzione, a parole lo dicono tutti ma poi le conseguenze non
le trae nessuno, è uno dei pochi antidoti sicuri alla miseria. Non solo a
quella del presente ma soprattutto a quella del domani. Un anno di università
costa a una famiglia per singolo figlio intorno ai tremila euro l’anno tra
iscrizioni nel pubblico e costo dei libri. Gli abbandoni sono intorno al 20%
degli iscritti già al primo anno. L’istruzione universitaria dovrebbe essere
gratuita stabilendo degli obiettivi da raggiungere, visto che noi non abbiamo
nè campus nè football americano o basket che offrono una possibilità in più di
borsa di studio ai meno abbienti.
Però a fronte dei mille stop pass
elencati sopra, da cui dipende la vita, la crescita e la morte delle persone,
il nostro problema principale è il green pass. La lotta per l’accesso a ristoranti,
pub, piscine è diventata lotta per la libertà. Libero apericena in libero stato
sembra essere lo slogan delle uniche “ribellioni” italiane in atto. Mi fa un
po’ schifo, lo ammetto sono un moralista come accade a molti dissoluti, come si
fa a indignarsi per dover rinunciare alle pizzette rustiche e alle insalate di
mare e restare impassibili alle migliaia di licenziamenti, alla perdita di
lavoro delle persone intorno a noi.
Come si fa a non prendere a schiaffi
secchi senza discussione chi dalla sua barca nei mari del sud spara a zero
contro il Reddito di Cittadinanza, rimpiangendo i bei tempi in cui allo
stagionale potevi dare a norma di legge seicento euro al mese per dodici ore di
lavoro al giorno? Gliela bucherei quella barca in mezzo al mare! Se continuate
a vedere solo il green pass senza vedere i mille stop pass e senza lottare per
abbatterli significa che ve lo meritate proprio il governo Draghi.
https://www.labottegadelbarbieri.org/i-mille-stop-pass-occultati-dal-green-pass/
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