piccole storie ignobili, a Lolai, un paese sardo così bene inventato che sembra vero.
ci sono i proprietari terrieri, che hanno le terre e anche le anime che le abitano, sono una loro proprietà, mutatis mutandis come nella Russia zarista, tutto il mondo era paese (chissà se lo è ancora).
ognuno deve stare al suo posto, la mobilità sociale praticamente non
esiste, si passa in pochi decenni dalla storia immobile in saecula saeculorum
al capitalismo di rapina, l’accumulazione primaria di terre e risorse naturali.
Maria e Teresa, in modi diversi, sono vittime di un mondo nel quale la parola femminismo non esisteva ancora neanche nei cruciverba, e dignità e libertà erano parole per pochi.
il presente ha radici nel passato, e fare i conti col passato, o anche soltanto ricordarlo, è necessario.
e Valeria Usala lo fa, scrivendo, come si deve.
…Mentre
seguiamo questa storia, osserviamo accanto alla protagonista gli sguardi degli
altri, dei compaesani, che si stringono addosso a Teresa, la giudicano, provano
a spogliarla della sua fierezza, per invidia delle
sue ricchezze e della sua bellezza, ma forse anche e soprattutto della sua
forza d'animo. Presagiamo il dramma e al tempo stesso vorremmo arrivare a
scoprire che cosa avviene e rimandare il più possibile questo momento.
Commozione e rabbia si mescolano in questa lettura, ma a questi si aggiunge una
prepotente ammirazione per la capacità di Valeria Usala di portarci lontano nel
tempo e nello spazio, dentro sentimenti atavici, ma anche dentro parole, usi e
costumi locali. Se è indubbio l'omaggio alla Sardegna (e alla sua letteratura),
in La rinnegata distinguiamo uno stile autonomo, che ora sa
farsi lirico ora più realistico e duro, ora testimonia il passo delle grandi
storie di un popolo. E ringraziamo che, proprio come la sua protagonista,
Valeria Usala ha vacillato, considerando che «l'esistenza, in fin dei
conti, è solo un ricordo sbiadito dentro i cuori altrui» (p.
25), perché così ha trovato la forza per trasferire sulla carta una storia che
sopravvivrà al tempo e che, speriamo, possa far conoscere l'autrice nel
panorama letterario.
…La rinnegata è
la storia di Teresa, giovane donna sposata con Bruno. Rimasta orfana da
piccolina, cresce in casa dei signori Collu, una ricca famiglia sarda
benestante. Le sue origini sono povere, ma con fatica e tanto impegno riesce ad
aprirsi un emporio e una taverna e a vivere serenamente. Le malelingue, però, sono sempre in agguato e non
accettano che una donna forte e determinata riesca a risollevare le sue sorti
con ingegno e duro lavoro. Ecco
che Teresa dovrà combattere contro tutto il paese, tutti tranne Maria, la
strana bruja che vive isolata e con un ingombrante passato
sulle spalle. La bellezza e l’intraprendenza per una donna sono insieme
dolcezza e condanna, soprattutto se attirano invidia tra le donne e incutono
timore negli uomini…
…La
protagonista de La rinnegata di Valeria
Usala (Garzanti, 2021) è una “bruja”. In un piccolo paese della
Sardegna, dove lo sguardo degli uomini può diventare invadente e quello delle
donne s’insinua spesso malevolo, Teresa, bellissima e fiera cammina lungo il
selciato a testa alta, sfrontata e indifferente all’opinione altrui. Ma se la
voglia di libertà non ha una terra promessa, l’arroganza che conferisce un
fascino impenetrabile e oscuro, provoca, indispettisce e avvelena. Maria, altra
figura importante è “bruja” anch’essa, è l’inizio e la fine di una storia travolgente,
profumata di mirto.
Valeria
Usala disegna uno splendido affresco della sua terra e lo fa con garbo,
eleganza e poesia: rime bellissime all’inizio e alla fine di questo romanzo
abbracciano una scrittura suggestiva che libera il suono dell’acqua che scorre,
fluida e travolgente come la storia raccontata.
Leggere
questo libro è stato come osservare un’opera d’arte di Remo Branca; uno di quei
quadri dai colori forti e un po’ cupi, ma che con immensa grazia disegnano uno
sguardo incantevole e profondamente delicato, quello sguardo che parla e
racconta la bellezza e il dolore, come allora e come oggi.
…Il romanzo di Valeria Usala,
ambientato in un passato non ben definito e in un’isola che è per sua stessa
natura lontana, remota, distante, è di enorme attualità: Teresa
e Maria sono le donne dissidenti di
ogni tempo e di ogni luogo che rifiutano la storia scritta da altri per loro,
che hanno il coraggio di guardare il mondo a testa alta e di darsi valore a
prescindere dalla presenza di un uomo, quelle stesse donne che, come nel
romanzo, dove le parole di condanna più crudeli hanno voce femminile, anche
nella vita reale spesso incontrano l’opposizione più dura nelle parole, nel
giudizio e nell’atteggiamento delle altre donne, quelle integrate,
che non provano o hanno rinunciato ad immaginare un futuro a misura dei propri
ideali, vittime di maschilismo interiorizzato che si trasformano in aguzzini e
carnefici.
Un esordio splendido ed indimenticabile,
un romanzo crudele e necessario, che non può lasciare indifferenti.
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