una campagna lanciata da Amnesty International
e sostenuta da Peacelink
Dal 31 agosto è partita la «Campagna
Guantanamo» e chiunque può firmare la lettera che invieremo al presidente del
Consiglio Mario Draghi. L’obiettivo è fare pressione sul governo italiano
perché richieda al presidente USA Joe Biden la chiusura della prigione
americana di Guantanamo, luogo di torture e di violazioni dei diritti
umani, oltre che delle Convenzioni di Ginevra. Guantanamo si trova
geograficamente nella base USA dell’isola di Cuba.
Si può firmare qui: https://www.peacelink.it/guantanamo
Materiale
informativo lo trovi qui:
§
Cosa è Guantanamo https://lists.peacelink.it/dirittiglobali/2021/08/msg00011.html
§
Planning della campagna https://lists.peacelink.it/dirittiglobali/2021/08/msg00010.html
Per
la Campagna Guantanamo
Alessandro
Marescotti
ECCO IL TESTO
Al Presidente del Consiglio Mario Draghi
in questo delicato momento in cui si invoca il
rispetto dei diritti umani in Afghanistan, noi crediamo sia importante dare il
buon esempio chiedendo al tempo stesso che venga posta fine alla violazione dei
diritti umani nella prigione di Guantanamo, gestita dagli Stati Uniti a Cuba.
E quindi le scriviamo affinchè lei richieda
formalmente al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, un gesto importante e
altamente significativo come la chiusura della prigione di Guantanamo.
Amnesty International non solo ne chiede la
chiusura ma chiede che vengano processati i responsabili di quella vergognosa e
criminale esperienza di sospensione del diritto umanitario. Noi concordiamo con
tale richiesta di Amnesty International.
Non si può essere credibili nel chiedere ai
talebani il rispetto dei diritti umani se poi noi quel rispetto non lo
chiediamo agli Stati Uniti.
Quella prigione è come la Bastiglia e non ha
più ragione di esistere. E’ il simbolo odioso delle torture e degli abusi, in aperta
violazione delle Convenzioni di Ginevra, compiuti in nome della lotta al
terrorismo. Quell’orribile prigione, quella vergogna della storia non ha più
alcun appiglio per restare in piedi.
Le chiediamo pertanto di rispondere a questa
nostra richiesta di giustizia internazionale. Oggi – in questo contesto di
grandi cambiamenti – la chiusura del carcere di Guantanamo ha molta
più possibilità che in passato. Farebbe onore all’Italia, a cui tra l’altro era
stato affidato il compito di riformare il sistema giudiziario in Afghanistan,
farsi promotrice – anche in seno all’Unione Europea – di un passo verso la
giustizia e il rispetto dei diritti umani.
Per essere credibili in Afghanistan bisogna
dare il buon esempio a casa propria.
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