Testo discusso con il comitato editoriale della pagina facebook “la Goccia” https://www.facebook.com/SaraGandini68
Il film distopico in cui siamo inseriti sta assumendo
tinte surreali che non avrei mai immaginato. Mi consola solo il fatto che le
censure e gli attacchi personali che sono capitati, quando ho espresso dubbi
riguardo la gestione della pandemia, sono successe anche a Carl Heneghan,
direttore del Center for Evidence-Based Medicine dell'università di Oxford. E’
successo quando Henegan ha pubblicato, sul suo profilo Facebook, un link
all'articolo che ha scritto con il collega Dr Tom Jefferson, famoso Epidemiologo
che lavora da tempo sulle pandemie, riguardo uno studio scientifico sulle
mascherine. Tom Slater, vicedirettore di Spiked, su The Spectator, ha
commentato la vicenda affermando che tra i più preoccupanti fenomeni attuali,
c'è il modo in cui i proprietari di grandi aziende tecnologiche siano arrivati
a stabilire i termini del dibattito scientifico sulla pandemia e persino a
stabilire ciò che deve essere accettato come vero. Alcuni rappresentanti di
Facebook e Twitter sono stati portati davanti al parlamento inglese a discutere
la censura da parte delle loro aziende intorno alle discussioni sulla pandemia.
Sono stati sollevati due casi particolarmente pertinenti, sebbene ce ne siano
molti di più (pensiamo al caso di Trump). La prima è stata una dichiarazione di
Martin Kulldorff, professore presso la Harvard Medical School e uno degli
autori chiave della Great Barrington declaration anti-lockdown. Il suo tweet il
mese scorso, in cui suggeriva che non tutti probabilmente dovranno essere
vaccinati, in particolare quelli che erano stati precedentemente infettati, è
stato etichettato come "fuorviante" da Twitter. I twittatori non sono
stati più in grado di interagire con lui e hanno ricevuto un messaggio che
affermava che "i funzionari sanitari raccomandano un vaccino per la
maggior parte delle persone".
Allo stesso modo, a novembre, Facebook ha etichettato
un articolo di The Spectator sull'efficacia delle mascherine, scritto da Carl
Heneghan e Tom Jefferson del Center for Evidence-Based Medicine dell'Università
di Oxford, come "informazioni false".
La questione è che abbiamo due giganti dei social
media che intervengono nel dibattito scientifico e politico. Kulldorff,
Heneghan e Jefferson non sono teorici della cospirazione o persone improvvisate
in ambito scientifico. Sono scienziati e medici che ricoprono incarichi in
istituti stimati. Su quale base Facebook o Twitter possono dichiarare false o
pericolose le loro argomentazioni? Le risposte fornite ai parlamentari sono
state agghiaccianti, scrive Slater.
Katy Minshall, responsabile delle politiche pubbliche
di Twitter nel Regno Unito, ha sostanzialmente affermato che tutto ciò che
contraddice le indicazioni ufficiali delle autorità sanitarie pubbliche è
ritenuto fuorviante dalla piattaforma. Katy Minshall ha spiegato: "Quello
che abbiamo fatto è questo: quando le persone vedevano il tweet [di Kulldorff]
le indirizzavamo rapidamente a fonti di informazioni autorevoli come il CDC, il
NHS o il Dipartimento della Salute in modo che potessero vedere qual è la versione
dei fatti ufficiale e prendere una decisione. Il commento di Minshall è stato:
Twitter non sta invitando le persone a "prendere una decisione", sta
etichettando le dichiarazioni come errate e vietando agli utenti di interagire
con lui. Il rappresentante di Facebook ha detto ai Lord che un esercito di
"verificatori di fatti", la maggior parte dei quali non ha avuto
alcuna formazione medica o scientifica, ha essenzialmente l'ultima parola su
ciò che è o non è considerato "falso" sul più grande social del mondo.
La censura sui social media non è una novità. Da anni
Twitter, Facebook e YouTube stanno gradualmente rafforzando le loro politiche
sull'incitamento all'odio e sulla disinformazione. Ma la pandemia di Covid li
ha spinti ben oltre. All'inizio della pandemia c'è stato un presupposto
discriminante: i responsabili delle piattaforme hanno dato per scontato che gli
utenti non fossero all’altezza del dibattito e quindi non avrebbero dovuto
essere lasciati a navigare da soli nel dibattito sulla pandemia e questo ha
portato a filtrare e censurare.
Recentemente, nel 2018, Mark Zuckerberg ha insistito
sul fatto che Facebook non avrebbe censurato le teorie del complotto, nemmeno
la negazione dell'Olocausto, perché non era compito di Facebook gestire
l’attendibilita delle informazione diffuse sul social. Ora Facebook, Twitter e
gli altri stanno censurando non solo coloro che negano il Covid, ma anche
eminenti scienziati che portano una posizione scientifica differente.
Si tratta di un evento epocale e molto grave per la
libertà di parola. Questi giganti aziendali possiedono di fatto la moderna
piazza, che è un contenitore mainstream tecnicamente privato, ma effettivamente
pubblico. Inoltre, in un momento in cui ai cittadini viene chiesto di
sopportare restrizioni senza precedenti su tutte le loro altre libertà, la
libertà di parola non può e non deve essere compromessa. Quand’anche ci fosse
un forte consenso su una linea d'azione specifica, come il lockdown, il
dissenso è vitale. Se non altro mette le istituzioni nelle condizioni di
presentare le proprie evidenze e affinare le proprie argomentazioni. In tempi
di crisi la libertà di parola conta di più, non di meno. Eppure chi gestisce i
social ha fatto esattamente l’opposto: restringere gli spazi della discussione
anziché ampliarli per consentire ai cittadini di discutere apertamente della
pandemia. Il sospetto è che la pandemia possa essere usata come pretesto per
aumentare misure di controllo.
A mio parere la discussione deve poter continuare
senza dogmi, tabù, censure, posizioni intransigenti, verità assolute (sulle
mascherine all'aperto, sull'efficacia del lockdown, sulla didattica integrata,
ecc) senza che le varie posizioni e le paure vengano strumentalizzate,
banalizzate e rese ideologiche, in ambiente scientifico e accademico ma
soprattutto con la popolazione generale. Perché è importante che si crei
consapevolezza e senso critico e la scienza non diventi una religione; è
importante che tutte le discipline del sapere, scientifiche e non, possano
entrare in dialogo in un momento storico così cruciale. C'è bisogno di senso
critico e libertà di pensiero, c'è bisogno di coraggio e indipendenza.
Chiarisco che io sono contraria all'obbligo universale
del vaccino contro Sars-CoV-2 ma a favore dello stesso per la popolazione
anziana e per i pazienti fragili. Ho forti dubbi sulla mascherina all'aperto ma
a favore della mascherina nei luoghi chiusi a rischio maggiore di trasmissione
del contagio. Sono contro uno stato autoritario che tratta i cittadini come
bambini scemi ma a favore della diffusione di informazioni che chiariscano le
misure di prevenzione da adottare contro Sars-CoV-2 e che permettano l
'assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Concludo dicendo che c'è assoluto bisogno di
promuovere senso critico e libertà di pensiero, c'è bisogno di coraggio e
indipendenza. Bisogna ricreare luoghi di pensiero libero, permettendo un
dialogo aperto tra scienziati, artisti, psicologi, giuristi... e da qui nasce
la pagina “Goccia a goccia”
Ulteriori Informazioni sulle vicende:
Vicenda di Martin Kulldorff. Twitt del 16 marzo 2021:
Pensare che tutti debbano essere vaccinati è scientificamente sbagliato come
pensare che nessuno dovrebbe. I vaccini COVID sono importanti per le persone
anziane ad alto rischio e per coloro che si prendono cura di loro. Quelli con
una precedente infezione naturale non ne hanno bisogno. Né bambini.
https://t.co/qXtpM3QRY3
Vicenda di Jefferson ed Henegan. I due importanti
accademici dell'Università di Oxford, hanno accusato Facebook di "censura"
perché hanno affermato che un articolo che avevano scritto sulle maschere per
il viso equivaleva a "false informazioni". Il professor Carl
Heneghan, direttore del Center for Evidence-Based Medicine dell'università di
Oxford, ha pubblicato un link sul suo profilo Facebook all'articolo che ha
scritto con il collega Dr Tom Jefferson, dal titolo: "Un importante studio
danese mostra che le maschere per il viso non hanno effetti
significativi".
Il pezzo presentava lo studio "Danmask-19"
recentemente pubblicato, che ha esaminato l'efficacia delle maschere nel
prevenire l'infezione da Covid-19 a chi le indossa nella popolazione generale
fuori casa.
Dopo aver seguito circa 6.000 volontari per un mese, a
metà dei quali è stato chiesto di indossare maschere per il viso fuori casa e
metà dei quali è stato chiesto di non indossarle, i ricercatori hanno concluso
che la differenza nei tassi di infezione (1,8 contro 2,1 per cento) era così
piccola non era "statisticamente significativo", nel senso che potrebbe
essere accaduto per caso. I ricercatori danesi hanno descritto i loro risultati
come "inconcludenti".
Facebook ha messo un avvertimento sul link, che appare
sul sito web di The Spectator, sostenendo che era stato "controllato da
verificatori indipendenti" che hanno trovato che si trattava di
"informazioni false".
Prof Heneghan, furioso, ha attirato l'attenzione sul
suo scontro con Facebook su Twitter, dicendo ai suoi 70.000 follower: 'Sono
consapevole che ciò che sta accadendo anche ad altri. Cosa è successo alla libertà
e alla libertà accademica di parola? Non c'è nulla di falso in questo
articolo."
Facebook ha citato una recensione di Health Feedback
da "verificatori di fatti indipendenti di terze parti", intitolata:
"Lo studio danese sulle maschere per il viso non ha rilevato che le
maschere fossero inefficaci nel ridurre la diffusione del Covid-19; lo studio
era sottodimensionato e i risultati erano inconcludenti." Il dottor
Jefferson ha dichiarato a The Mail on Sunday: "È censura ed è uno dei
motivi per cui affrontiamo un crollo globale di libertà di pensiero e
scienza".
Lo studio Danmask-19 era molto atteso in quanto si
trattava di uno "studio controllato randomizzato" (RCT), considerato
il gold standard nelle prove mediche. Gli studi "osservazionali"
hanno collegato l'uso della maschera a un rischio leggermente inferiore di
infezioni respiratorie, ma questi possono essere soggetti a bias e altri
problemi metodologici. Un aspetto importante che Danmask non ha affrontato,
tuttavia, era se le maschere facciali aiutassero a fermare la trasmissione
delle infezioni. Molti scienziati ritengono che questo sia il loro principale
vantaggio, poiché gli studi di laboratorio mostrano che le maschere riducono
notevolmente la quantità di goccioline potenzialmente infette che si
allontanano da chi le indossa.
https://www.spectator.co.uk/article/covid-has-emboldened-our-modern-censors
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