lunedì 12 luglio 2021

Il prossimo Afghanistan dei talebani, come 20 anni e migliaia di morti fa - Michele Marsonet

 

Governo afghano inconsistente e corrotto

Come si era già detto in precedenti articoli, appariva francamente eccessivo l’ottimismo dei media occidentali circa gli ultimi sviluppi della situazione in Afghanistan. Com’è noto, alla fine del suo mandato Donald Trump, pressato anche dalla scadenza elettorale, decise di ritirare parte delle truppe Usa ancora presenti nel territorio. Era ovviamente il preludio a un ritiro definitivo.
Questo non lasciava margini di manovra agli alleati – Italia inclusa – che mantenevano contingenti in un Paese che continua ad essere ingovernabile. La fine della presenza militare occidentale, tuttavia, ha giovato non tanto al governo, quanto ai talebani che hanno un’occasione d’oro per riconquistare interamente la loro influenza, già ora fortissima. Non si contano più i distretti già conquistati con le armi, inclusa la città di Kandahar.
Dovranno guardarsi non tanto dal governo di Kabul, da loro – e da una consistente parte della popolazione – percepito quale semplice emissario di Washington, quanto dagli altri fondamentalisti islamici con cui sono in conflitto. Quindi da Isis e Al Qaida che mantengono una presenza, per quanto minore rispetto al passato.

Gli studenti coranici e il satana occidentale

Il fatto che i talebani abbiano accettato di sedersi al banco delle trattative con gli Usa e il governo ufficiale non doveva in effetti alimentare eccessive illusioni. L’entusiasmo sarebbe stato giustificato se i talebani fossero davvero cambiati dando prova di accettare una normale dialettica democratica.
Ma così non è, come molti osservatori hanno subito notato. Gli “studenti coranici” non possono cambiare perché portatori di una visione assolutistica e teocratica del mondo e della politica.
Come in passato i loro aderenti vengono formati esclusivamente nelle “madrase”, vale a dire nelle scuole coraniche dove s’insegnano soltanto i precetti dell’islam, considerando “satanico” qualsiasi riferimento alla cultura occidentale.

Come prima e forse peggio di prima

Quindi nessuna concessione all’indizione di libere elezioni con formazioni politiche tra loro in competizione. Negazione totale dei diritti delle donne, che dovranno continuare a coprirsi in modo più o meno integrale restando sottomesse agli uomini. E niente scuole in cui vengano insegnati materie e argomenti che l’islam giudica “proibiti”.
Pure i sovietici avevano provato a laicizzare il Paese dopo averlo invaso nel 1979. Dieci anni dopo furono costretti ad andarsene, e quel ritiro costituì il prodromo del successivo crollo dell’Urss, che nelle montagne afghane trovò il suo Vietnam.
Ora i talebani promettono di rispettare coloro che hanno appoggiato l’intervento occidentale, ma non lo faranno, come non lo fecero con gli esponenti comunisti abbandonati dopo il ritiro dell’Armata Rossa.

Bugie politiche Usa con le gambe del lombrico

Ogni entusiasmo è quindi fuori luogo. I talebani combatteranno con forza i movimenti islamici rivali anche se, pare, questa volta troveranno un accordo con le tribù del Nord, che Massud riuscì a unificare scacciandoli dal potere anche grazie all’aiuto occidentale.
La storia, insomma, in Afghanistan non cambia mai. Nessun intervento militare è mai riuscito a pacificare il Paese, e gli eserciti stranieri (a partire dagli inglesi nel loro periodo imperiale) hanno sempre dovuto andarsene con le pive nel sacco.
Donald Trump fece la sua mossa elettorale, forse legittima dal suo punto di vista, e Joe Biden ne ha seguito le orme. Ancora una volta a pagarne le conseguenze saranno gli afghani – e sono molti – che non desiderano vivere sotto il giogo di un regime teocratico e integralista.

da qui

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