Governo afghano inconsistente e corrotto
Come si era già detto in precedenti articoli, appariva francamente
eccessivo l’ottimismo dei media occidentali circa gli ultimi sviluppi della
situazione in Afghanistan. Com’è noto, alla fine del suo mandato Donald Trump,
pressato anche dalla scadenza elettorale, decise di ritirare parte delle truppe
Usa ancora presenti nel territorio. Era ovviamente il preludio a un ritiro
definitivo.
Questo non lasciava margini di manovra agli alleati – Italia inclusa – che
mantenevano contingenti in un Paese che continua ad essere ingovernabile. La
fine della presenza militare occidentale, tuttavia, ha giovato non tanto al
governo, quanto ai talebani che hanno un’occasione d’oro per riconquistare
interamente la loro influenza, già ora fortissima. Non si contano più i
distretti già conquistati con le armi, inclusa la città di Kandahar.
Dovranno guardarsi non tanto dal governo di Kabul, da loro – e da una
consistente parte della popolazione – percepito quale semplice emissario di
Washington, quanto dagli altri fondamentalisti islamici con cui sono in
conflitto. Quindi da Isis e Al Qaida che mantengono una presenza, per quanto
minore rispetto al passato.
Gli studenti coranici e il satana
occidentale
Il fatto che i talebani abbiano accettato di sedersi al banco delle
trattative con gli Usa e il governo ufficiale non doveva in effetti alimentare
eccessive illusioni. L’entusiasmo sarebbe stato giustificato se i talebani
fossero davvero cambiati dando prova di accettare una normale dialettica
democratica.
Ma così non è, come molti osservatori hanno subito notato. Gli “studenti
coranici” non possono cambiare perché portatori di una visione assolutistica e
teocratica del mondo e della politica.
Come in passato i loro aderenti vengono formati esclusivamente nelle “madrase”,
vale a dire nelle scuole coraniche dove s’insegnano soltanto i precetti
dell’islam, considerando “satanico” qualsiasi riferimento alla cultura
occidentale.
Come prima e forse peggio di prima
Quindi nessuna concessione all’indizione di libere elezioni con formazioni
politiche tra loro in competizione. Negazione totale dei diritti delle donne,
che dovranno continuare a coprirsi in modo più o meno integrale restando
sottomesse agli uomini. E niente scuole in cui vengano insegnati materie e
argomenti che l’islam giudica “proibiti”.
Pure i sovietici avevano provato a laicizzare il Paese dopo averlo invaso nel
1979. Dieci anni dopo furono costretti ad andarsene, e quel ritiro costituì il
prodromo del successivo crollo dell’Urss, che nelle montagne afghane trovò il
suo Vietnam.
Ora i talebani promettono di rispettare coloro che hanno appoggiato
l’intervento occidentale, ma non lo faranno, come non lo fecero con gli
esponenti comunisti abbandonati dopo il ritiro dell’Armata Rossa.
Bugie politiche Usa con le gambe del
lombrico
Ogni entusiasmo è quindi fuori luogo. I talebani combatteranno con forza i
movimenti islamici rivali anche se, pare, questa volta troveranno un accordo
con le tribù del Nord, che Massud riuscì a unificare scacciandoli dal potere
anche grazie all’aiuto occidentale.
La storia, insomma, in Afghanistan non cambia mai. Nessun intervento militare è
mai riuscito a pacificare il Paese, e gli eserciti stranieri (a partire dagli
inglesi nel loro periodo imperiale) hanno sempre dovuto andarsene con le pive
nel sacco.
Donald Trump fece la sua mossa elettorale, forse legittima dal suo punto di
vista, e Joe Biden ne ha seguito le orme. Ancora una volta a pagarne le
conseguenze saranno gli afghani – e sono molti – che non desiderano vivere
sotto il giogo di un regime teocratico e integralista.
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