martedì 13 luglio 2021

Montenegro: l’insostenibile leggerezza del debito. Trappola cinese o furberia locale? - Ennio Remondino

 

La trappola cinese del debito?

Il Montenegro ha un debito da un miliardo di euro nei confronti della Export-Import Bank (EXIM) della Cina, ci ricorda ISPI, studi di politica internazionale, partendo dai numeri. «La notizia vera, però, è che il governo di Podgorica ha chiesto aiuto all’Unione Europea, che ha già fatto sapere che Bruxelles non si fa carico di ripagare indebitamenti verso paesi terzi», spiega lo studioso Giorgio Fruscione. Almeno sino ad oggi. La scelta UE per non creare precedenti di natura finanziaria con la Cina catastrofici in casa. Ma qui scatta il ricatto strategico: «il non pagamento del debito comporta l’acquisizione cinese di parti di territorio del Montenegro, un membro NATO ai confini dell’UE, generando pericolose conseguenze geopolitiche sul lungo periodo per tutto il continente». Sparata di grosso calibro.

Troppo stupidi o furbi scrocconi?

Il debito è il risultato di un contratto siglato nel 2014 dall’allora premier montenegrino (oggi presidente della repubblica) Milo Djukanovic (leggi Giuchanovic) con il governo di Pechino, per la costruzione del tratto autostradale di 165 km tra Boljare, al confine con la Serbia, e Bar, città costiera sull’Adriatico da cui partoni i motoscafi del contrabbando tabacchi e altro con l’Italia (la rotta Sacra Corona Unita). L’autostrada che forse porterà verso Belgrado risulta essere tra le più costose al mondo: circa 20 milioni di euro al km. Costo apparentemente spropositato scrive ISPI, legato alla morfologia del Montenegro, fatta di montagne impenetrabili cha hanno imposto la costruzione di una successione di tunnel e viadotti. Più qualche non ancora svelato sovraprezzo tangenti e subappalti.

L’insostenibile tecnico e del debito

La difficoltà ora è di portare a termine l’audacissimo progetto tecnico e l’impossibilità di ripagare il debito senza che questo strangoli troppo l’economia montenegrina, come avrebbero dimostrato due diversi studi di fattibilità condotti negli anni precedenti la sigla del contratto. Quindi il Montenegro politico allora al governo sapeva, ma già progettava qualche furberia salva tutto. «Le critiche hanno riguardato anche la poca trasparenza con cui questo venne stipulato, poiché innalzava il rischio di casi di corruzione, nonché l’assegnazione dei lavori della prima tratta all’impresa statale cinese China Road and Bridge Corporation». Sottolinea ISPI.

Eppure Ue e FMI avevano avvertito

Anche l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale avevano spiegato che la costruzione dell’autostrada avrebbe fatto crescere a dismisura il debito pubblico, oggi al 103% del pil montenegrino. E un buon quarto di quel debito è nella mani dalla EXIM (banca subordinata al Consiglio di Stato cinese) che, con Podgorica insolvente, potrebbe appropriarsi di porzioni di territorio del paese balcanico, a garanzia del prestito. «Ed è questa la vera leggerezza alla base della firma del contratto stipulato sette anni fa». Ma da allora molto è cambiato. Dopo trent’anni di dominio incontrastato, il partito di Milo Djukanovic non è più al governo e l’attuale esecutivo già sull’orlo della crisi, oltre a scaricare la colpa sul predecessore e a chiedere aiuto all’UE, non sembra avere piani per risolvere la situazione entro luglio, entro adesso, quando dovrà/dovrebbe pagare la prima rata del debito.

Cina a poche ore di motoscafo da Brindisi

Nel 2018, il Center for Global Development aveva inserito il Montenegro nella lista di otto paesi a rischio crisi del debito per contratti siglati con la Cina lungo la Belt and Road Initiative, la nuova via della seta. «Il rischio nella cosiddetta “trappola del debito”, con cui Pechino potrebbe entrare in possesso di parte della sovranità montenegrina, similmente a come accaduto nel 2017 in Sri Lanka, dove in seguito all’insolvenza di Colombo, la Cina acquisì per i successivi 99 anni la concessione sul porto marittimo oggetto del finanziamento». Ovviamente a Podgorica (leggi Podgoriza) si spera e nell’Ue si litiga. Il precedente gravissimo del sostenere debiti irresponsabili.

Precarietà geopolitica

Irresponsabile pagare, irresponsabile non pagare, sembra la sintesi del dilemma. La precarietà non è solo finanziaria ma innanzitutto geopolitica. Il Montenegro è un membro della NATO dal 2017 (cessione di territorio e di porti a diversa convenienza), ed è il paese candidato all’ingresso in UE che -lettura fantapolitica- sarebbe il più vicino alla futuribile integrazione. Troppo irresponsabili o troppo furbi, dal piccolo ma creativo Montenegro sottolineano il rischio di ritrovarsi alle porte dell’UE «reti infrastrutturali come porti e autostrade gestiti direttamente da Pechino». Peggio Vuk Vuksanovic, del Belgrade Center for Security Policy: «Bruxelles è sempre pronta a criticare ogni cooperazione con la Cina, ma non è in grado di fornire valide alternative».

La colpa fu…

Intanto, rispetto ai Balcani in particolare (ma vale storicamente per tutti i Paesi Ue ex comunisti), parliamo di una Unione costruita prima sull’interesse militare Nato con l’Ue chiamata dopo a metterci le pezze politico economiche. Un vecchio vizio pagato a caro prezzo e che ancora minaccia l’integrità stessa dell’Unione ma che ancora ritorna. Pechino forse sta realmente riempiendo il vuoto lasciato dalla lenta ma forse impossibile integrazione UE, di enigmi statali come la Bosnia, o il Kosovo, e poi, mai lo volessero realmente, Serbia e Albania. Ma al momento, Serbia l’ultima resistente, lo zampino Nato già c’è. Il problema è di chi, alla fine, pagherà il conto.

da qui

 

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