domenica 4 luglio 2021

La battaglia di Vasilica in nome di tutti gli “orfani bianchi” – Tania Paolino

 

Sono chiamati “orfani bianchi”, sono i figli delle migranti provenienti perlopiù dai Paesi dell’est europeo, bambini lasciati con i nonni anziani, con un padre spesso disoccupato o separato dalla moglie, incapace di occuparsi di loro. Questi bambini diventano facile vittima dell’abbandono scolastico, dello sfruttamento del lavoro minorile, di varie forme di devianza sociale, non di rado anche del suicidio. Secondo il ministro del Lavoro della Romania, ben il 75% dei minori vive in simili condizioni ed è un fenomeno che interessa un po’ tutti i paesi di partenza.

Le rispettive mamme, quando vengono in Italia, sono molte volte le sole del nucleo familiare a lavorare, fanno enormi sacrifici, non conoscono la lingua, vivono lo sradicamento e i problemi dell’integrazione, di frequente seguono altre donne che hanno fatto da apripista. Prendiamo le rumene, così presenti nelle nostre realtà: fanno le badanti agli anziani, si accontentano a volte di bassi stipendi, fanno ciò che i parenti non sono più disposti a fare, perché presi dai propri impegni, o perché vivono lontano, o semplicemente hanno ceduto alla trasformazione della famiglia che un tempo fondava radici, forza, memoria nei vecchi. Queste lavoratrici, mentre accudiscono i nostri familiari, sono costretti a lasciare i loro, tra cui i figli.

La battaglia di Vasilica

Vasilica, ad esempio, anni fa è venuta a lavorare a Milano, ma i suoi bambini, all’epoca di 10 e 9 anni, non hanno potuto seguirla. Quando finalmente li ha riabbracciati, erano già ultraventenni. Per queste donne il ricongiungimento è difficile, perché lavorano principalmente in regime di convivenza, inoltre, se badassero ai propri figli, non potrebbero occuparsi d’altro.

Vasilica però ha deciso di denunciare la sua condizione, comune a molte altre straniere, rivolgendosi a Silvia Dumitrache, presidente di Adri – Associazione Donne Rumene Italia. Non esistono tutele per i minori sia nei paesi di origine che in quelli di accoglienza. Dumitrache le ha consigliato, quindi, di affidarsi alle avvocate Angela Maria Bitonti del Foro di Matera e Sonia Sommacal del Foro di Belluno, da sempre in prima linea per la tutela dei diritti umani. Insieme hanno intrapreso una coraggiosa battaglia, facendosi forti della più recente normativa delle Nazioni Unite in tema di minori migranti, che punta all’inclusione, all’uguaglianza e alla protezione. Vasilica ha denunciato, difatti, una violazione dei diritti umani presentando ricorso alla Corte EDU a Strasburgo, affinché tutti gli Stati membri si attivino per tutelare le donne costrette a migrare per lavoro e le loro famiglie.

“Nessuno sforzo, in merito, viene fatto nemmeno dai paesi riceventi che, al contrario, sono interessati esclusivamente a recepire la manodopera più economica sul mercato – hanno dichiarato le due avvocate -. Le politiche adottate, sia dall’Italia che dalla Romania, sono inadempienti verso gli obblighi sottoscritti con la Convenzione EDU a protezione dei diritti umani. Il fenomeno dei cosiddetti “orfani bianchi” e delle condizioni lavorative delle loro madri sono stati peraltro più volte oggetto di denuncia mediatica da parte sia di emittenti televisive che di testate giornalistiche italiane e romene. Spesso versano in condizioni di totale abbandono e sviluppano diverse patologie quali ansia, rabbia, difficoltà di apprendimento e depressione. L’assenza dell’intervento degli Stati a tutela di questi bambini e delle loro famiglie, attraverso politiche adeguate di sostegno e di politiche che possano facilitare il ricongiungimento familiare, è devastante. L’Assemblea parlamentare europea con la Risoluzione del 19 marzo 2021, 2366, ha evidenziato tale fenomeno, deplorando il comportamento di alcuni paesi, sia di origine che di destinazione delle migrazioni, ed affermando con forza come tale situazione, oltre ad essere inaccettabile, è divenuta insostenibile stante il gran numero di bambini e adolescenti privati delle cure parentali”.

Ancora una volta, i lavoratori stranieri sottopongono all’attenzione delle istituzioni limitazioni ai diritti umani, sollecitando azioni politiche atte a ripristinarli o a riconoscerli: “L’azione di Vasilica è eccezionale – afferma l’avvocata Bitonti – perché apre le porte ad altre donne nelle sue medesime condizioni. Un paese civile tutela i minori e si adopera per realizzare il ricongiungimento dei nuclei familiari. Questa è la battaglia di Vasilica e di tutte le donne migranti insieme, affinché i loro figli vivano e crescano serenamente all’interno di una famiglia, il fenomeno degli “orfani bianchi” possa diventare presto solo un ricordo e nessun bambino venga più “lasciato indietro”.

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