L’evento Covid sta rimodellando la realtà. In senso soggettivo, per quanto
riguarda le esperienze più o meno dirette, soprattutto in riferimento ai traumi
psicologici, e alla capacità di approcciarsi e relazionarsi agli altri. E, in
maniera generalizzata, per quanto riguarda la collettività, il corpo sociale.
Un fenomeno sindemico attraverso il quale sono venute alla ribalta tutte le
falle del sistema di governo mondiale.
Non sono bastate sofferenze e morti. I danni economici e sociali e la
perdita di milioni di vite non hanno smosso le coscienze dei decisori ed
esecutori politici. Invece di interrogarsi sulle cause, attrezzarsi per affrontare “il
nemico”, potenziando le strutture sanitarie e garantendo una struttura pubblica
efficiente e un indennizzo (reddito) a chi, come conseguenza del virus, ha
perso la sicurezza economica, si è deciso di agire diversamente.
Le democrazie liberali hanno scelto i lockdown non mirati,
i coprifuoco e i distanziamenti, scaricando sui comportamenti individuali
“devianti” ogni responsabilità sistemica. Se c’era qualcuno da
sacrificare (la popolazione mondiale) non potevano di certo essere i grossi
interessi economico-finanziari. Si è scelta la strada della cura e non quella
della prevenzione. Il vaccino come unica soluzione e, ad esempio, in Italia il
protocollo ministeriale della “vigile attesa”, rifiutando la terapia
domiciliare.
Vi è dunque un interesse alla cura e non un diritto alle cure. Altrimenti
non si spiegherebbe come mai la proprietà intellettuale e i brevetti la fanno
ancora da padrone. Il sapere (?) degli uomini di scienza a guida delle
società presenti e future. In un’epoca contrassegnata dalla scomparsa
dell’idea di un avvenire minimamente immaginabile, che ha fatto della
retromania e dell’effetto nostalgia l’ancora a cui legarsi per superare i tempi
bui, ci si rimette nelle mani di un’ideologia che procede attraverso
sperimentazioni, alla continua ricerca di cavie, con il solo fine di apparire
credibile di fronte alle masse acquiescenti.
Quali saranno le conseguenze per il vivente, così come l’abbiamo conosciuto
e definito fino ad ora? Da quando la politica ha perso la sua supremazia,
affidandosi alla capacità autoregolativa del’economia (e del mercato) essa
versa in stato vegetativo. Dal capitalismo alla globalizzazione neoliberista,
sino alla rinnovata supremazia della razionalità tecnico-scientifica.
“Il terrore e la civiltà sono inseparabili”(…) “L’odio-amore per il
corpo tinge di sé tutta la civiltà moderna. Il corpo come ciò che è
inferiore e asservito, viene ancora deriso e maltrattato, e insieme desiderato
come ciò che è vietato, reificato, estraniato”.
(Max Horkheimer & Theodor Adorno –Dialettica
dell’Illuminismo).
“Gli individui moderni sono destituiti dalla loro originalità e si
trasformano in meri esemplari della forma-valore, in esseri umani
confezionati” (…)” La promessa dell’universalismo giuridico occidentale attenta
alla vita umana: è la promessa di rendere tutti gli uomini uguali, di
riconoscerli in quanto resi omogenei alla forma-valore e di amputare loro, alla
maniera di Procuste, tutti gli organi che non si integrano in questa forma”
(Robert Kurz-Ragione sanguinaria).
Ne conseguono: il riordinamento dei poteri, la supremazia delle economie
delle élite e la medicalizzazione delle società. ”La medicina si è sviluppata
alla fine del XVIII secolo per ragioni economiche. Non bisogna dimenticare che
la prima epidemia studiata in Francia nel XVIII secolo, e che diede luogo ad
una raccolta di dati, su scala nazionale, non era una vera epidemia, ma in
realtà una epizootia”(…) Si era fatto ricorso alla medicina come a uno
strumento di conservazione e rinnovamento della forza lavoro per il
funzionamento della società moderna (…) Ma quel che appare all’inizio del XX
secolo è che la medicina può essere pericolosa non a causa della sua ignoranza,
ma per il suo sapere, proprio perché essa è una scienza”.
(Michel Foucault – La medicalizzazione
indefinita).
“In un certo senso, più che l’uomo è stata l’industrializzazione a
trarre profitto dai progressi della medicina: si è infatti riusciti a far
lavorare la gente più regolarmente in condizioni più disumanizzanti“(…) E
il medico si è trasformato in mago, unico essere in grado di compiere miracoli
che esorcizzano la paura che nasce dal sopravvivere in un mondo divenuto
minaccioso”
(Ivan Illich –Due soglie di mutazione).
La medicina è dunque diventata l’alleata perfetta del capitalismo. E, dopo
decenni di smantellamento dei servizi sanitari nazionali e di fondi ai privati,
l’assetto definitivo su strutture, ricerche e finanziamenti è stato suggerito
dalle lobby farmaceutiche. Esse dettano le priorità e quali iter seguire. Con
l’accesso ad una mole infinita di dati sono in grado di profilare il
paziente-consumatore ideale. Nel capitalismo della sorveglianza è nata
una nuova fede: il “Dataismo”. Il Dataismo si presenta come un nuovo
illuminismo, ma essendo in grado di scrutare sin dentro la psiche conduce a un
totalitarismo digitale
(Byung-Chul Han –Psicopolitica).
Ci troviamo immersi in una società distopica, isolati e ancorati ciecamente
nella fede nel progresso senza valutare opzioni alternative. Chi ne pagherà le
conseguenze?
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