‘un giorno come tanti, un mare senza vento, non vedo un cambiamento’
i sardi vedono genova entrando dal mare, col groviglio dei palazzi oltre il groviglio del porto e il groviglio delle colline sopra quello dei palazzi; visti dalla nave che si avvicina all’approdo, i primi piani scivolano su quelli più lontani, e le grandi gru sugli alveari di case, come nel campo visivo di una grande macchina da presa;
non sono in grado di contare tutte le volte che siamo passati di qui, da bambini, io e i miei fratelli presi rigidamente per mano, nelle avventure migranti dei miei genitori, come migliaia di altri; era dura, ai tempi, ma non si è mai creata in noi un’immagine di genova come città ostile; col tempo abbiamo anche imparato ad associarla alle canzoni dei suoi poeti, alla sua fedeltà partigiana, e al coraggio esemplare dei suoi preti per strada;
poi venne il tempo dell’alternanza, quella di sbarchi gravidi ora di riso ora di pianto;
l’otto giugno del 1976 fu ucciso a colpi di pistola il fratello di mio padre, poco dopo mezzogiorno, a cento metri dalla stazione dei treni per il nord; aveva accompagnato il giudice coco a casa e lo aspettava di nuovo in macchina; i proiettili bucarono il giornale che stava sfogliando al volante;
vennero altre volte, e ora ero io a prendere i bambini per mano, quando andavamo in vacanza qua e là; poi verso la metà di luglio del 2001 venimmo invece in una moltitudine variopinta, dalle varie isole e metropoli di questa europa rivestita con abiti nuovi per la festa senza fine del libero mercato: erano venuti i giorni del g8, quelli della celebrazione del mondo nuovo;
sono state scritte tante cose su quei giorni, e tutto quello che ancora oggi si legge e si scrive è ormai completamente futile: tutto, eccetto la radiografia crudele del mondo che ci è stato consegnato in quella celebrazione di allora; solo ieri 19 luglio 2021 le statistiche sanitarie hanno registrato una paurosa impennata di contagi, proprio ora che al 20 luglio doveva essere tutto finito, e contemporaneamente i grafici della finanza hanno registrato un pauroso tracollo delle piazze borsistiche mondiali; le polizie fanno ridere di fronte a questo spettacolo;
buon giorno carlo, oggi siamo qui ancora per noi e ancora per te; da quel giorno io sono tornato altre volte, e una volta importante per iscrivere mio figlio a questa università; ogni volta i passi mi hanno portato da quell’ombra di via balbi, dove proiettili uccisero un uomo che mi era caro mentre leggeva il giornale, a quell’ombra di piazza alimonda, dove proiettili uccisero un ragazzo che come tutti noi altri cercava il suo spazio per parlare; risolvere le cose a proiettili: quale demoniaca stupidità;
quel giorno fummo bloccati sotto il sole accecante, in decine di migliaia, con le sirene incessanti delle ambulanze e le parolacce e il sangue, fino a quell’esito fatale;
non serve descriverlo ancora;
oggi però ne parliamo appena di nuovo; fra qualche ora torneremo in piazza alimonda; intanto stamattina si tiene l’ultima assemblea di questi giorni di ricordo, qui a genova, la riunione internazionale dei forum che ha per titolo “voi la malattia, noi la cura”;
qui è la piazza del palazzo ducale; è bella, qui di fianco ci sono due mostre, una riguarda le contestazioni del g8, e si intitola “cassandra”, e una dedicata ai fotografi della magnum e soprattutto all’italia fotografata da robert capa; il tempo ritorna, il problema è capirne la strada;
“voi la malattia, noi la cura”?; ho sempre un granitico moto di dubbio su queste divisioni così certe; se “voi” è il potere politico-economico vigente e “noi” è questa convergenza di buone volontà di ciò che resta di allora, più umilmente direi che voi siete la malattia, e che noi non siamo la cura; vorremmo esserlo, ma è ora che il testimone passi anche di mano;
ragazzi miei, figli di questo mondo, non lasciatevi sbranare da quello che si vuol fare arrivare: ancora più liberismo, ancora più integralismi religiosi e razziali, ancora più menzogne, ancora più polizie, ancora più demoni; comprendere e perdonare, comprendere e combattere: noi ci saremo;
buon giorno genova, buon giorno carlo
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