una vecchietta e un giovane si incontrano tutti i martedì, per prendere il tè e parlare delle cose della vita.
Joachim, giovane e ragionevole, economista, quindi un tipo con i piedi per terra, Josefine, anziana, con tanto passato alle spalle, non deve niente a nessuno, e la testa è ben salda nelle nuvole, pare, ma con i piedi per terra anche lei.
e anche tu leggi aspetti il martedì, invitato/non invitato ai loro incontri.
a p.38 si legge:
"La
cultura è una manifestazione minoritaria. La cosiddetta gente normale
preferisce il baccano e il divertimento. Un po’ di televisione, ogni tanto un
film dell’orrore, una discoteca assordante e, più di tutto, ovviamente, una
partita di calcio."
buona lettura!
… Si può leggere
questo breve romanzo come un confronto di paradigmi: la “modernità” di Josefine
e la “postmodernità” o “tempo della mutazione” (come la chiama Berardinelli) di
Joachim; il Novecento e il Duemila (che comincia negli anni Novanta, non per
niente la storia è ambientata nel 1991 ed è vista retrospettivamente dal 2004).
Josefine tutta arte, vita avventurosa o presunta tale e qualche compromissione
con il peggio del secolo breve; Joachim tutto idealismi progressisti, economia,
disillusioni realistiche, vita “liquida”, tecnicismi. I due mondi si scontrano,
si confrontano, si affascinano a vicenda, amoreggiano, si completano…
Quando
Joachim, un economista di trent’anni con buone prospettive di carriera e dalla
vita sentimentale travagliata, la salva da uno scippo e le restituisce la borsa
ricamata di perline, l’anziana signora con la veletta bianca lo ringrazia solo
con un cenno del capo. Poi però per sdebitarsi lo invita a prendere un tè e lui
accetta di buon grado. La grande villa che lo attende al numero 12 della
Kastanienallee ha visto tempi migliori: l’intonaco si sfalda, le persiane
stanno su per miracolo, l’arredamento, ridotto all’essenziale, non può
nascondere i segni dell’usura. La padrona di casa, Josefine K., però non
intende assolutamente rinunciare a un certo decoro: all’epoca del nazismo è
stata una cantante lirica molto famosa e ancora oggi è una grande dame piena di
verve, che vive e pensa fuori dagli schemi, arrogante, sempre pronta a
giudicare il prossimo, a mettere in discussione antiche certezze, a esprimere
opinioni che si esiterebbe a definire politicamente corrette. Affascinato non
da ultimo dal suo passato e dall’alone di mistero che la avvolge, per otto mesi
Joachim passerà quasi ogni martedì pomeriggio in quel vetusto salotto discutendo
– e molto spesso litigando – degli argomenti più disparati: dal femminismo alla
recentissima riunificazione tedesca, dal Terzo Mondo all’Olocausto, dai difetti
della democrazia alla deprecabile moda del fitness; ne nasce – temperato dal
rispetto, dalla discrezione e dalla differenza di età – un sentimento di
vicinanza che consente al giovane di penetrare i tanti segreti della sua
interlocutrice e di registrarli meticolosamente in un diario.
…Il gioco del breve romanzo sta nel
contrasto fra lo sforzo della volontà positiva dell’economista e i giudizi
impietosi e urticanti su tutto dell’ex cantante lirica decaduta. Per esempio,
parlando dei politici Josephine si chiede perché mai lo facciano : « hanno una
paga misera. Qualsiasi ugola di latta o squalo del mercato immobiliare guadagna
dieci volte tanto. E per averla passano da un’elezione all’altra, devono
mettersi degli strani cappelli, bere birra e mendicare voti nei retrobottega.
Immagini di essere costretto a concedere di continuo interviste e tenere
discorsi, senza poter mai dire quello che pensa! » Joachim interloquisce : « Ma
amano il potere ! ». E lei: « Potere ! Ma non mi faccia ridere. Mi creda, il
direttore di un teatro d’opera ha più voce in capitolo di certi uomini di
partito. Guardi come arrivano a bordo delle loro berline, quei signori, come si
piazzano candidi davanti ai microfoni dei reporter! Forse credono realmente di
essere importanti ». E ancora : « e anche il capitalista col cilindro e il
costoso sigaro in bocca è scomparso dal campo lasciando la scena al manager,
questo povero diavolo ricco che non solo è costretto a lavorare il doppio dei
suoi sottoposti, ma deve pure rinunciare al fumo e all’alcol, stare a dieta
fino all’anoressia e praticare il fitness sino allo sfinimento ». Decisamente
non c’è zucchero nel tè di Josefine.
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