sabato 17 luglio 2021

Josefine e io - H. M. Enzensberger

una vecchietta e un giovane si incontrano tutti i martedì, per prendere il tè e parlare delle cose della vita.

Joachim, giovane e ragionevole, economista, quindi un tipo con i piedi per terra, Josefine, anziana, con tanto passato alle spalle, non deve niente a nessuno, e la testa è ben salda nelle nuvole, pare, ma con i piedi per terra anche lei.

e anche tu leggi aspetti il martedì, invitato/non invitato ai loro incontri.

a p.38 si legge:

"La cultura è una manifestazione minoritaria. La cosiddetta gente normale preferisce il baccano e il divertimento. Un po’ di televisione, ogni tanto un film dell’orrore, una discoteca assordante e, più di tutto, ovviamente, una partita di calcio."

buona lettura!

 

Si può leggere questo breve romanzo come un confronto di paradigmi: la “modernità” di Josefine e la “postmodernità” o “tempo della mutazione” (come la chiama Berardinelli) di Joachim; il Novecento e il Duemila (che comincia negli anni Novanta, non per niente la storia è ambientata nel 1991 ed è vista retrospettivamente dal 2004). Josefine tutta arte, vita avventurosa o presunta tale e qualche compromissione con il peggio del secolo breve; Joachim tutto idealismi progressisti, economia, disillusioni realistiche, vita “liquida”, tecnicismi. I due mondi si scontrano, si confrontano, si affascinano a vicenda, amoreggiano, si completano…

da qui

 

Quando Joachim, un economista di trent’anni con buone prospettive di carriera e dalla vita sentimentale travagliata, la salva da uno scippo e le restituisce la borsa ricamata di perline, l’anziana signora con la veletta bianca lo ringrazia solo con un cenno del capo. Poi però per sdebitarsi lo invita a prendere un tè e lui accetta di buon grado. La grande villa che lo attende al numero 12 della Kastanienallee ha visto tempi migliori: l’intonaco si sfalda, le persiane stanno su per miracolo, l’arredamento, ridotto all’essenziale, non può nascondere i segni dell’usura. La padrona di casa, Josefine K., però non intende assolutamente rinunciare a un certo decoro: all’epoca del nazismo è stata una cantante lirica molto famosa e ancora oggi è una grande dame piena di verve, che vive e pensa fuori dagli schemi, arrogante, sempre pronta a giudicare il prossimo, a mettere in discussione antiche certezze, a esprimere opinioni che si esiterebbe a definire politicamente corrette. Affascinato non da ultimo dal suo passato e dall’alone di mistero che la avvolge, per otto mesi Joachim passerà quasi ogni martedì pomeriggio in quel vetusto salotto discutendo – e molto spesso litigando – degli argomenti più disparati: dal femminismo alla recentissima riunificazione tedesca, dal Terzo Mondo all’Olocausto, dai difetti della democrazia alla deprecabile moda del fitness; ne nasce – temperato dal rispetto, dalla discrezione e dalla differenza di età – un sentimento di vicinanza che consente al giovane di penetrare i tanti segreti della sua interlocutrice e di registrarli meticolosamente in un diario.

da qui

 

Il gioco del breve romanzo sta nel contrasto fra lo sforzo della volontà positiva dell’economista e i giudizi impietosi e urticanti su tutto dell’ex cantante lirica decaduta. Per esempio, parlando dei politici Josephine si chiede perché mai lo facciano : « hanno una paga misera. Qualsiasi ugola di latta o squalo del mercato immobiliare guadagna dieci volte tanto. E per averla passano da un’elezione all’altra, devono mettersi degli strani cappelli, bere birra e mendicare voti nei retrobottega. Immagini di essere costretto a concedere di continuo interviste e tenere discorsi, senza poter mai dire quello che pensa! » Joachim interloquisce : « Ma amano il potere ! ». E lei: « Potere ! Ma non mi faccia ridere. Mi creda, il direttore di un teatro d’opera ha più voce in capitolo di certi uomini di partito. Guardi come arrivano a bordo delle loro berline, quei signori, come si piazzano candidi davanti ai microfoni dei reporter! Forse credono realmente di essere importanti ». E ancora : « e anche il capitalista col cilindro e il costoso sigaro in bocca è scomparso dal campo lasciando la scena al manager, questo povero diavolo ricco che non solo è costretto a lavorare il doppio dei suoi sottoposti, ma deve pure rinunciare al fumo e all’alcol, stare a dieta fino all’anoressia e praticare il fitness sino allo sfinimento ». Decisamente non c’è zucchero nel tè di Josefine.

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