il sistema mediatico è in
moto per distruggere al più presto il fenomeno delle Sardine.
ma come?, mi obietterà
qualche lettore critico (ne ho diversi, uno più valido dell’altro): non è stato
il sistema mediatico a crearle?
no, amici cari: a
cavalcarle, piuttosto, ma loro si sono fatte largo altrove, attraverso i social, e adesso bisogna rapidamente riportarle all’ovile della stupidità, per
farle sparire il prima possibile.
. . .
premetto che ho visto le
Sardine come la reazione spontanea – in tempi di salvinismo alle corde,
nonostante le apparenze (queste è la mia analisi personale) – all’incredibile
degrado italiano del dibattito che vorrei dire politico, se ci fosse politica
vera in queste chiacchiere, ma non è altro che mediatico:
un frastornante frastuono di
fesserie per gente senza prospettiva, una rissa continua, una disinformazione
programmata sulle cose che contano.
sta di fatto che la mattina
oramai ho preso l’abitudine di aprire per prima la stampa tedesca, se voglio
sapere del mondo: di qua, nel truce dominio universale della cronaca nera più
minuta, ho l’alternativa tra la stampa tutta politica della destra, che è
soltanto propaganda gridata mescolata a bufale una più sonante dall’altra, e
dall’altro lato il ciarpame che rimane della stampa un tempo progressista, ora
ridotta a catalogo colorata da supermarket per
un pubblico benestante, consumista e beota.
riusciremo a raddrizzare la
barca che affonda dell’informazione italiana?
per ora pare di no.
. . .
dunque queste Sardine che
dicono – come mi sono sentito quasi maestro inascoltato -: basta, non se ne può
più, torniamo alla politica vera, fatta anche di un diverso uso del linguaggio
e di rispetto degli avversari, rappresentano un pericolo mortale per il sistema
informativo italiano, controllato peraltro da poco più di un paio di monopoli
dell’informazione.
come vedete, personalmente
non sto al gioco schifiltoso di chi si esercita a dire di loro tutto il male
possibile: che sono vuoti di prospettiva (appunto), che non sono politici
(appunto), che finiranno male, come i girotondi, come gli arancioni (probabile,
visto che hanno gli stessi nemici).
. . .
io invece sento in loro la
stessa freschezza anti-politica che ci animò cinquant’anni fa, quelle altre
Sardine che allora erano i capelloni, i contestatori, gli extraparlamentari del
Sessantotto: semplici e ingenui, ma visti come un pericolo mortale:
sono cinquant’anni in questi
giorni dalla strage di piazza Fontana oggi, un probabile incidente sul lavoro
dei servizi segreti che allora usavano frenare un movimento forse molto più
dirompente con gli attentati da addebitare al movimento studentesco.
(quella sera a Brescia Dario
Fo doveva fare teatro al Sociale, la recita fu sospesa; retate nelle case; io
corsi a consegnare in questura la pistola da ufficiale di mio padre, morto un
anno prima, che era rimasta in un armadio, prima che la trovassero loro: quel
pomeriggio finì forse la nostra giovinezza, ed entrammo nel clima strisciante
della guerra civile che sarebbe durata almeno un decennio, fino all’omicidio di
Moro, col quale si seppellì definitivamente ogni rischio di svolta a sinistra
in Italia).
. . .
oggi, per fortuna, si usano
altri metodi; ma allora, ecco il problema: come impedire che questo messaggio
delle Sardine, spontaneamente scese in piazza, arrivi? come impedire che si
diffonda questo elementare rifiuto di stare a quel gioco truccato che ci viene
imposto come una intossicazione quotidiana?
semplice: una banale manovra
avvolgente: prima li si ospita nei salotti televisivi, gli si fa da cassa di
risonanza, per distogliergli dalla loro strumentazione alternativa efficace, e
poi, lì dentro, si comincia a lavorarli ai fianchi.
doppia manovra, come nel più
classico degli Annibali:
da destra parte la fanteria
delle accuse di essere di sinistra; ma nello stesso tempo da destra parte anche
la cavalleria delle proposte di coinvolgimento, che attacca però dal lato
opposto: ecco addirittura l’amante di Berlusconi che fa sapere che FORSE
POTREBBE scendere in piazza con loro; ma si decida, o con me o contro di me, che
cosa sono queste non sai se minacce o moine?
adesso ecco anche la
cavalleria pesante di Casa Pound; manovra diversiva: o li lasci entrare e
dissestano il fronte, o li respingi e allora ti scopri sul fianco.
neppure manca la fanteria
che attacca sulla sinistra, con le sue scontate litanie: sono un partito, o
stanno per diventarlo:
ed ecco, per ultimi, al
centro, i tiratori scelti, i frombolieri punici, i sondaggisti che avvisano che
le Sardine potranno rubare consenso a sinistra e a pseudo-sinistra.
saranno come i grillini di
dieci anni fa? quelli che volevano aprire la scatola di tonno del parlamento e
ora hanno il problema di mettere in scatola le Sardine?
e le vecchie cariatidi (come
me) prodighe di consigli?
. . .
io intanto, in dissenso
familiare interno contro chi fa il muso critico, dico alle Sardine: brave,
andate avanti; intanto avete tolto la scena mediatica a Salvini, e neppure le
battute orribilmente stupide sulla Nutella sono riuscite a darne un’idea
positiva e a fargli recuperare il boccascena, dove la recita insulsa e sempre
uguale comincia a stancare.
il consenso, care Sardine,
ce l’avete proprio perché non siete politiche nel senso di questi sordidi
comitati d’affari che sono diventati i partiti italiani: inutile dirvi di
continuare a parlare il linguaggio semplice delle cose, perché lo sapete da
voi.
inutile anche suggerirvi
proposte su come continuare: avete bisogno del vostro percorso; noi di altre
generazioni possiamo solo insegnarvi i nostri errori; anche noi fummo
rapidamente raggiunti dai maestri della generazione precedente, e sinceramente
oggi penso che ci portarono fuori strada.
. . .
per questo, non badateci
troppo, parlo di noi vecchi maestri di tante sconfitte, se non per imparare dai
nostri errori, e il primo è stato mortale l’ideologia.
rifiutare l’ideologia non
vuol dire non avere idee, al contrari: vuol dire averne di libere e non
incasellate in qualche sistema che proprio perché è tale è sempre fuorviante.
io sto con voi, ma muto: non
ho niente da insegnarvi e molto da imparare; vi dico soltanto state alla larga
da questo dibattito mediatico che cerca di distrarvi: andate avanti con le
vostre battaglie e con i vostri slogan, cioè
con le vostre lucide emozioni, che coinvolgono anche chi come me vi guarda da
un mezzo secolo addosso in più.
. . .
avanti alla ricerca di una
politica onesta, non gridata, consapevole, informata, che è la premessa della
democrazia e quasi una esigenza costituzionale.
Nessun commento:
Posta un commento