mercoledì 4 dicembre 2019

Immanuel Wallerstein: la nascita del sistema-mondo - Stefano Oricchio



Vivendo in un mondo profondamente globalizzato, si sente spesso parlare di sistema-mondo, soprattutto quando ci si lancia in analisi socio-politiche che vogliono affrontare la questione. Ma cosa si intende di preciso con questo termine? E a chi ne dobbiamo l’introduzione?

I sistemi-mondo
L’espressione “sistema-mondo”, pur essendo entrata a far parte del linguaggio comune solo abbastanza di recente, trae origine da un’opera del 1974, “The modern world-system“, del sociologo americano Immanuel Wallerstein. Questi può essere considerato il padre dell’analisi dei sistemi-mondo, ambiziosa ed olistica prospettiva sociologica che ha profondamente rinnovato le fonti da cui nasce, in particolare il marxismo. Iniziamo col precisare che con “sistema-mondo” non si deve necessariamente intendere che tutto il mondo costituisca un unico sistema. Ciò è vero soltanto a partire dalla fine dell’Ottocento, ovvero da quando, con l’imperialismo e la seconda rivoluzione industriale, il capitalismo ha effettivamente coinvolto l’intero globo. Piuttosto, con l’espressione coniata da Wallerstein si intende che ogni sistema sociale è, metaforicamente, un mondo a sé, indipendente dagli altri poiché autosufficiente nell’approvvigionamento dei beni essenziali grazie alla sua divisione sociale del lavoro. Partendo da questo assunto di base, l’intera opera di Wallerstein può essere considerata come una vera e propria storiografia mondiale alternativa: alla luce del concetto di “sistema-mondo”, il sociologo americano rilegge infatti l’intera storia dell’umanità, individuando nelle società arcaiche dei “mini-sistemi” successivamente inglobati da diversi “imperi-mondo” che, a partire dal XVI secolo, hanno lasciato spazio all’avvento dell’unica economia-mondo sinora sviluppatasi completamente, quella capitalista. Ad essere particolarmente rilevante è la distinzione tra “imperi-mondo” ed “economie-mondo“: mentre i primi sono caratterizzati dalla presenza di un unico centro politico e dal principio economico della redistribuzione, le seconde mancano di una struttura politica unica e presentano un’economia di mercato.

L’economia-mondo capitalista
Poste queste premesse, ci si può chiedere in che cosa la prospettiva sociologica di Wallerstein si distanzi da quella marxista, con cui condivide la centralità data al modo di produzione capitalistico. La differenza principale è data dall’unità d’analisi: mentre il marxismo si focalizzava sulle dinamiche socio-economiche interne ai singoli Stati (ragionevolmente, dati i tempi in cui si è sviluppato e diffuso), Wallerstein ritiene che il capitalismo, costituendo esso stesso un sistema sociale, abbia sempre avuto un’estensione internazionale, inizialmente limitata a pochi Stati ed oggi estesa all’intero pianeta. Questo cambio di prospettiva, per quanto sottile, ha delle implicazioni profonde, non solo a livello teorico ma anche politico. In quest’ottica infatti, tutta la storia delle lotte di classe su base nazionale e delle rivoluzioni che hanno portato all’instaurazione di Stati socialisti non rappresenta che una inutile soluzione locale ad un problema globale. Da questo punto di vista, la storia sembra aver dato ragione a Wallerstein più che a Marx. A corollario di ciò, inoltre, vengono le famose nozioni di “centro” e “periferia” che, sebbene introdotte nel dibattito socio-economico dai teorici neomarxisti della dipendenza, è con Wallerstein che conoscono una trattazione completa e sistemica.

Il ruolo della cultura
Un’altra importante differenza tra le due scuole riguarda la cultura, tradizionalmente rilegata a sovrastruttura nell’impianto marxista ed elevata da Wallerstein a pilastro fondamentale dell’economia-mondo capitalista. Secondo Wallerstein, infatti, a partire dalla rivoluzione francese l’attuale sistema-mondo si è dotato di una “geocultura” in grado di assorbire le resistenze sociali alle contraddizioni del capitale. Anche qui occorre precisare che il termine non vuole indicare la presenza di una cultura mondiale unica e monolitica, bensì un insieme di strumenti ed istituzioni (segnatamente: le ideologie, le scienze sociali e i movimenti anti-sistemici) capace di assorbire le forze centrifughe della società per consentire al sistema di continuare la sua incessante accumulazione di capitale. In questo senso, la geocultura è uno strumento tipicamente moderno, laddove esso favorisce ogni tipo di cambiamento sociale fintanto che esso non minacci l’obiettivo essenziale del sistema. Infine, da un punto di vista più strettamente micro-sociologico, l’enfasi posta dalla sociologia marxista sulle condizioni oggettive del proletario trova un’ampia critica in Wallerstein, che sostiene invece la necessità di analizzare le dinamiche sociali ed economiche a livello di aggregati domestici, piuttosto che su base individuale o di classe. Ciò va ad innovare profondamente l’analisi marxista, invitando a ragionare non solo sul lavoro salariato, ma anche sul lavoro domestico femminile, sulle economie sommerse e su quelle informali, tutte forme ugualmente utili al capitalismo nel suo obiettivo di minimizzazione dei costi e massimizzazione dei profitti, ovvero di estrazione di plusvalore.

Verso una nuova comprensione
In altre parole, quando si parla di “sistema-mondo” per riferirsi al contemporaneo mondo globalizzato delle multinazionali, dei flussi comunicativi digitali e delle migrazioni transnazionali è bene tenere presente che l’espressione utilizzata ha un significato più ampio, profondo e, in definitiva, storico. Si tratta, infatti, di un concetto alla base di una complessa prospettiva sociologica che è riuscita a mettere in discussione alcuni saperi del passato e ad anticipare molto delle decadi a venire. Ciononostante, l’analisi dei sistemi-mondo, dopo un periodo in cui ha conosciuto una certa popolarità accademica, sembra essere caduta nel dimenticatoio o, peggio, esser diventato oggetto di vaghe banalizzazioni. Pur essendo molto vasta, eminentemente teorica e marcatamente economicista, quella di Wallerstein resta una prospettiva sociologica molto utile per la comprensione di una realtà in continua evoluzione come la nostra, e non resta che auspicarne una onesta riabilitazione ed un sincero rinnovamento.

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