domenica 8 dicembre 2019

Gina – Marco Aime

tornare alla casa di quando si era bambini, non riconoscere i figli, confondere i nomi, chiamare le cose con un nome sbagliato, e cose del genere sono tutti sintomi di una regressione.
di nasce bambini, si cresce, si diventa adulti, qualcuno invecchia, qualcuno torna bambino, una parabola perfetta.
e vedere un genitore che sparisce piano piano, una mamma che regredisce, e perde un pezzo tutti i giorni, in maniera irreversibile.
nel libro di Marco Aime si trova tutto questo, e anche di più, viene condivisa l'esperienza e la pena personale, della mamma che è lei, ma non è più lei, e non lo sarà mai più, e lo sarà fino all'ultimo giorno.
leggetelo, merita davvero.







Gina è madre e nonna, è stata moglie, figlia e sorella; adesso ha ottant’anni, la sua storia è quella di una vita tra sacrifici e lavoro, la famiglia, la casa. Un giorno telefona a uno dei suoi figli e gli dice di essere in un posto dove invece non è, in una casa che non riconosce, e che invece è proprio casa sua. Per Gina ha inizio un’altra storia che lei non sarà mai in grado di raccontare e di cui non rimarrà traccia tra le foto di famiglia. I capitoli di questa storia sono quelli noti ai parenti delle persone colpite da demenza senile, impietosamente registrati dai referti medici e indagati dalle pubblicazioni scientifiche: resoconti di una progressiva sparizione, come se la malattia prendesse il posto della persona, divorandola. E invece no, la persona non sparisce: nel racconto di Marco Aime, Gina – sua madre – è presente più che mai, non è l’ombra o la nostalgia di quella che era, e la sua nuova storia può e merita di essere raccontata. Aime lo fa per Gina, per sé, per noi, con uno sguardo che osserva senza giudicare, un’attitudine vicina alla contemplazione e quindi a una più alta dimensione di consapevolezza, con il rispetto, la pietas antica e nello stesso tempo modernissima dell’accettazione. Solo a poche pagine dall’epilogo, quando la tenerezza del corpo, di un abbraccio, fa scattare un’ultima volta la scintilla del contatto con sua madre, la voce del figlio affiora per dire che «è solo un attimo, però ti riempie il cuore». Un attimo e Gina è di nuovo lontana, «un fiocco leggero che il vento accompagna».
«Un figlio raccoglie la memoria della madre mentre si sbriciola e si ritrova tra le mani l’indimenticabile pienezza della vita» Enzo Bianchi

«È solo un attimo, però ti riempie il cuore.» 90 pagine intrise di sentimento e gratitudine. Ricordi ed accoglienza per la nuova vita che Gina sta vivendo. Gli spazi che si trova a percorrere sono suoi, non può condividerli con nessuno. Ha bisogno solo di essere amata per ciò che è ora. Nei suoi reportage di viaggio, Aime si trova spesso in contatto con culture diverse dalla sua, ed emerge sempre la sua grande umanità e capacità di trovare un anello di congiunzione, un modo per stabilire un ponte, un contatto. Gina ora è un diverso e l’apertura mentale di questo giramondo, riesce a trovare uno spiraglio di comunicazione con l’affetto più importante della sua vita. Grazie Marco Aime

Marco Aime quindi in quest'ultima sua opera rievoca la vita della madre con pagine di grande delicatezza e ci mostra come alla fine questa vita vissuta con forza e intensità le sia diventata fragile. Merito dell'autore è l'essere riuscito a coinvolgere anche il lettore in questo dialogo molto personale con la madre. Dialogo che è sempre più vicino a diventare un monologo in quanto questo male dal quale Gina è stata colpita è terribile e ne cancella la personalità. Ovviamente l'autore compie un viaggio nel passato per ricostruire l'intera storia della madre rievocando fatti, luoghi e persone che hanno fatto parte di questo viaggio dentro la storia di Gina. Putroppo l'esperienza di vita ci fa sempre rendere conto di quanto la lotta contro la malattia sia impari e destinata apparentemente a essere persa. Ma nonostante questo, il terribile male è la causa che ci costringe a rileggere il passato senza nostalgia facendoci rivivere tutta la storia di una persona unica come tutte le persone prima che questa irripetibile messaggio di Dio sia mandato all'umanità (così il grande misconosciuto mistico novecentesco Giovanni Vannucci definire ogni persona) sta svanendo tra la nebbia della malattia. I volti degli amici scomparsi, la dura realtà del dopo guerra e il lento risalire la china verso una realtà meno dura vengono rivisitati in maniera nuova. Durante questa rievocazione ogni tanto uno sguardo vivido un sorriso o una lacrima che scaturisce dagli occhi gli restituiscono Gina alla sua storiaAlla fine questo libro diventa un inno alla vita vissuta che consente di conservare la memoria e ci porta a prenderci cura delle persone care anche quando la loro storia svanisce e evapora oltre la nebbia del tempo. Ci piace in conclusione rievocare le tenerissime parole che il nostro antropologo dice alla madre “Così sei andata, un fiocco leggero che il vento accompagna”. Belle e poetiche parole per descrivere una vita e purtroppo quello che è il suo declino…

… “Gina” inizia con la telefonata della protagonista che sembra non riconoscere la casa dove ha sempre abitato. La madre non ricorda più i luoghi che un tempo le erano familiari. Un decadimento così improvviso mette in allarme i figli. Marco Aime sceglie di trascorrere molto tempo con la madre cercando di orientarla tra i suoi ricordi. Il libro è proprio il racconto di questo tempo dedicato a fare compagnia a Gina cercando di vincere il senso di solitudine legato alla malattia.
Chi rimane accanto ai propri cari negli anni della confusione sa bene che la vita sicuramente è più complicata ma ugualmente merita di essere ricordata e raccontata. Spesso si dice che la demenza senile fa sparire la persona di una volta ma in realtà non è così: anche nella confusione dei propri ricordi la personalità rimane intatta. Soprattutto rimangono intatti i sentimenti che ci legano alle persone e Marco Aime che accompagna la madre fino alla fine ci dona pagine cariche di tenerezza e amore.

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