Una giustizia per i più
poveri
Una giustizia per i più
poveri. «Come difensore pubblico, lavoro ogni giorno per garantire pari
giustizia alle persone che non possono permettersi un avvocato. Sto correndo
per la carica di procuratore distrettuale per assicurarmi che il sistema
giudiziario criminale funzioni per tutti, non solo per i ricchi e i potenti».
Le parole sono quelle di Chesa Boudin, avvocato, poi eletto come responsabile
della giustizia a San Francisco.
Elezione a sorpresa
La sua nomina, dopo le
elezioni che si sono svolte nello scorso novembre, è atto amministrativo di
forte contenuto politico. Boudin infatti ha battuto l’altra candidata, Suzy
Loftus, che aveva dalla sua parte il sostegno della maggior parte del potente
partito democratico californiano. Il nuovo procuratore distrettuale si è
presentato con una piattaforma che, nei pronostici, lo vedeva sfavorito. Boudin
infatti ha presentato proposte nettamente radicali.
Programma radicale
Il cavallo di battaglia
è stata l’abolizione della libertà su cauzione che permette ai più ricchi molto
spesso di non essere perseguiti per i propri reati. Inoltre, prestare grande
attenzione alla riabilitazione oltre che alla punizione. Una democratizzazione
del sistema penale che tende a colpire maggiormente le minoranze e i poveri.
Boudin infatti, almeno nelle intenzioni, tenterà di cambiare le politiche di
carcerazione di massa che hanno caratterizzato gli Stati Uniti a partire dagli
anni ’90.
L’onda lunga della
sinistra americana
San Francisco, una delle
città più a “sinistra”, dunque si allinea all’ondata di nomine di procuratori
progressisti che si sono succedute nell’ultimo anno. Nel 2018, sono stati
eletti candidati riformatori radicali in Texas, Missouri, Alabama, Carolina del
Nord e Maine. Quest’anno è stata la volta di Mississippi e Virginia che sono
entrati a far parte della lista. Non a caso il candidato democratico alla
presidenza Bernie Sanders ha parlato di «vittoria storica» e che «ora è il
momento di trasformare fondamentalmente il nostro sistema razzista di giustizia
penale ponendo fine all’incarcerazione di massa, alla fallita guerra alla droga
e alla criminalizzazione della povertà».
Una biografia
controcorrente
Si tratta dunque di una
vittoria tutta politica, data anche dalla biografia del neo procuratore. Boudin
infatti è il figlio di due militanti dei Weather Underground, un’organizzazione
estremista di sinistra operante negli Usa tra gli anni ’70 e gli ’80. I
genitori, David Gilbert e Kathy Boudin, sono stati arrestati nel 1981 per
l’assalto ad un furgone blindato (l’autofinanziamento della rivoluzione) dove
morirono una guardia privata e due poliziotti.
Il padre sta scontando
l’ergastolo mentre la madre è uscita nel 2003. Successe tutto quando Boudin
aveva appena 14 mesi e fu cresciuto da altri due esponenti radicali Bill Ayers
e Bernardine Dohrn. Tutto ciò non poteva non pesare sulla formazione e sulla
cultura del procuratore il quale non ha nascosto le sue idee dichiarando:
«Crescere in una famiglia dove la gente pensa e dove c’è coscienza politica ha
avuto un impatto. I miei genitori hanno sempre preso posizione per quello in
cui credevano. Per me sono stati un esempio, anche se non sono d’accordo con
tutte le loro scelte».
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