L’arte è bella. L’arte è brutta. L’arte è felicità.
L’arte è tristezza. L’arte ti fa emozionare. L’arte ti annienta. Con l’arte
conosci tante persone. Con l’arte le persone ti ostacolano. Nell’arte ti
sostengono. Nell’arte ti calpestano. Nell’arte valorizzano il tuo lavoro.
Nell’arte calpestano il tuo lavoro.
Gli artisti veri sono pochi. Gli artisti sono tutti
artisti. Sei arrivato a fare l’artista dopo un lungo e difficile percorso di
formazione. Ieri ti sei svegliato e hai deciso di fare l’artista. Hai
presentato un progetto per un evento artistico futuro. L’evento si fa, ma senza
di te. Hai lavorato bene, bravo. Ti hanno sfruttato. Hai proposto un progetto
con artisti importanti e molto interessanti. Ti hanno scavalcato e hanno
contattato gli artisti. Tu sei un artista con un ottimo curriculum, grande
esperienza e formazione. Chiamano il figlio “artista” del sindaco per fare un
lavoro importante, lautamente remunerato. Passi anni a prepararti per un
progetto interessante. L’amministrazione e va avanti con le tue idee senza
avvisarti.
Il sistema dell’arte fa schifo e la colpa è soltanto
nostra, di noi operatori che negli anni non siamo stati in grado di alzare la
testa. Abbiamo vissuto nella falsa speranza di un futuro “artisticamente”
appagante, immaginando bastasse essere servili e passare sopra i cadaveri
altrui, invece ci ritroviamo dei politici “bricconcelli” che approfittando
della loro posizione, sfruttano l’altrui lavoro e nel momento in cui si
evidenziano i propri diritti, minacciano di eliminarci, di non farci più
lavorare o addirittura fanno finta di nulla, non rispondendo alle email e ai
messaggi vari, e quando li incontriamo per strada (perché ad un certo punto
bisogna andare a cercarli) ti dicono che non hanno ricevuto nulla o che sono
stati “impegnati” o “influenzati”, con una faccia di bronzo tale, da far
inorridire anche i maestosi Bronzi di Riace. La cosa assurda è che poi ti
affanni a risalire la china dal lavoro non pagato, mentre “questi” continuano
la loro carriera politica e sociale, fra applausi e complimenti di un popolo
ignaro (o pienamente consapevole) delle malefatte compiute.
In una delle prime esperienze di residenza d’artista
che ricordo, realizzate in Sardegna, nella zona del Sulcis-Iglesiente, mi torna
alla mente un fatto che ha dell’incredibile. L’amministrazione comunale con la
quale avevamo lavorato apparentemente in sintonia, nonostante un accordo che
prevedeva un contributo spese di €3.000,00, ne riconobbe solo €600,00, e nel
lasciarvi spazio all’immaginazione per comprendere le difficoltà che questo
portò, aggiungo solo che fra le varie cose rifiutarono le pezze giustificative
del carburante, perché (udite udite) i benzinai ove ci eravamo serviti non si
trovavano nel comune in questione. Esilarante!
Del basso Sulcis ho memoria di un progetto chiamato
Oklor, da una scritta trovata in una grotta fuori dal paese. Dopo diversi
sopralluoghi, stesura di progetto compreso di varianti e modifiche multiple, ad
un certo punto, nemmeno fossero arrivati gli Unni, tutti sparirono (forse
rapiti dagli alieni) e dell’amministrazione nulla si seppe più. Il progetto si
arenò.
Sempre in quel periodo, ma vicino Sassari, approdammo
con un progetto di residenza sui Candelieri. Tutti esaltati, emozionati,
stupefatti a tal punto che ci dissero e ci proposero “Complimenti vivissimi, la
rifacciamo anche il prossimo anno”. È facile immaginare la felicità, al che
rispondemmo “Ottimo, definiamo un budget e pianifichiamo” e loro risposero “Si
ma soldi non ne abbiamo…”. Arrivederci e grazie.
Nel capoluogo di provincia, tutti ricordiamo la “candidatura”
più importante di tutte, in tantissimi lavorammo con estrema dedizione e
fondate speranze, incessantemente, per settimane, mesi, alla corte del “Re
oltre la Barriera”, stilando progetti, accomodando le richieste dello stesso
monarca. Molti pensarono “È fatta, questa volta è la svolta!”… certo… quando
venne pubblicato il progetto definitivo, esposto dallo stesso re e i suoi
lacchè, molti progetti di cui avevo conoscenza (fra cui anche il nostro) erano
spariti, non inseriti, cancellati, eliminati, resettati, un calcio nel sedere
pesante come un bombardamento. Tutti andarono avanti, nonostante le difficoltà,
con umiltà e coraggio, a differenza del Re oltre la Barriera, ovviamente, che
come in ogni buona novella all’italiana, ottenne un altro castello.
Spostandosi nella provincia di Nuoro, alcuni anni fa
preparammo un progetto di residenza per un noto museo della zona, fra l’altro
uno dei miei preferiti. Un bel progetto, non costosissimo, una bella location,
io stesso la definii una residenza smart, nel senso che era molto semplice,
senza complicazioni. O così pensavo. Come andò? Al solito, ormai era la norma;
dopo i soliti e svariati confronti, per telefono o mezzo email, dopo aver
ricevuto la nostra proposta, del museo e del referente di allora, nulla se ne
seppe più. Punto e a capo.
Bandi residenze RAS, dolori forti causati dai poteri
forti. Era l’era Firino (anima troppo buona per gli squali RAS), si preparavano
una serie di bandi di “Residenze Artistiche” e fummo interpellati come altri
operatori a dire la nostra opinione in quanto esperti in residenze. Fu
l’occasione per esporre le nostre idee e la nostra visione. Ricordo due punti
in particolare: innanzitutto che tali bandi dovevano essere rivolti a chi aveva
reale esperienza in merito a di residenze e poi che si doveva tener conto di
molte realtà del terzo settore prive di Partita IVA. Erano quindi necessarie
regole precise in merito per non penalizzare nessuno. Passò il tempo e se la
memoria non mi inganna passò anche l’era Firino. Arrivarono i bandi e… erano
aperti a tutte le realtà, anche senza esperienza, purché avessero Partita IVA.
Nuovo giro, nuova corsa. Ci adattammo (come molti) presentando un progetto
insieme ad una realtà importante (forse la più importante nel cagliaritano) e
con tutti i crismi. Ebbene, soldi finiti per noi ma non per quelle realtà che
fino al giorno prima non sapevano nemmeno cosa fosse una residenza d’artista.
Ma in assoluto, il luogo più inaccessibile ad un
confronto su una qualsiasi proposta culturale, è la città catalana, ove prima è
necessario stipulare un contratto firmato con il sangue direttamente a
Buckingham Palace.
Per non parlare poi, di tutte quelle realtà che in un
modo o nell’altro si sono viste rubare i progetti sotto il naso, magari anche
con tanto di contratto firmato, anni di lavoro, progetti, piante quotate e
lettere d’incarico, tutto sempre grazie a politici disonesti, che pur di
accaparrarsi l’ultimo voto, sono disposti a sacrificare il vitello grasso di
turno. Senza contare gli “operatori” (o facenti tali) che se ne fregano di chi
ha sacrificato tutto prima di loro, arrivando belli freschi, afferrando le
redini di una diligenza scritta da altri, pur di arrampicarsi su un sistema che
li ha sempre rifiutati.
Avvisatemi quando qualcosa cambierà.
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