Secondo gli storici non sembrerebbe
che la Tunisia fosse ostile ai migranti, al contrario, gli studiosi raccontano
come fosse meta di popoli di tutto il mondo. Tuttavia, i giovani tunisini hanno
sempre sognato la vita all’estero, affidandosi all’immigrazione sia
legale che illegale.
Il Paese, che ha continuato ad
attrarre persone durante i suoi periodi di forza e di debolezza – così come
durante i periodi di prosperità e declino – è diventato uno dei principali
punti di immigrazione illegale verso l’Europa, in particolare verso le
sue regioni meridionali, dove i giovani sognano una vita dignitosa.
Secondo i dati pubblicati nel
gennaio 2021 dal “Tunisian Forum for Economic and Social Rights” (FTDES)
sull’immigrazione clandestina, nei dieci anni successivi alla “rivoluzione dei
gelsomini” 65.657 immigrati tunisini hanno raggiunto l’Italia – senza tener
conto di quelli non registrati o scomparsi – mentre 42.019 immigrati sono stati
arrestati. Ciò significa che sono arrivate in Europa più di centomila persone.
L’immigrazione illegale è decollata
dal Mediterraneo meridionale, in special modo dalla Tunisia, verso
l’Europa nel 1990, dopo che Italia e Spagna aderirono all’area Schengen e
imposero visti di ingresso per gli stranieri, in particolare per quelli provenienti
dai paesi del Nord Africa. Ciò spinse i giovani a sfidare il mare e i
suoi pericoli in cerca di una vita migliore.
Tuttavia, 70 anni fa, il panorama
dell’immigrazione era completamente diverso da quello che è oggi. Erano infatti
gli europei che emigravano in Tunisia in cerca di lavoro, dignità e pace, per
fuggire dalla povertà, dalla fame e dalla guerra.
Migrazione verso il sud … fin
dall’era di Hafsid
Nel suo libro “Sulla civiltà araba
tunisina”, Ahmed al-Tawili menziona che il commercio tra la Tunisia e
l’Occidente era molto attivo e fu accompagnato dal trasferimento di
molti lavoratori e mercanti nel Paese. Tutto questo grazie alla
politica di apertura adottata da Al-Mustansir dopo la fallita ottava crociata
in Africa (Tunisia) nell’anno 1270 e a seguito della firma di un accordo di
riconciliazione tra Al-Mustansir Billah Al-Hafsi e Charles d’Anjou (Carlo
d’Angiò).
Durante il dominio Muradid della
Tunisia, la città montuosa di Tabarka divenne la principale destinazione degli
immigrati. Poi il Paese fu interessato da successive ondate di immigrati
ebrei in arrivo dalla città italiana di Livorno. I migranti ebrei scelsero di
stabilirsi in Tunisia dopo aver risieduto per molte generazioni nella città
portuale commerciale italiana , a seguito della loro dalla Spagna e dal
Portogallo dopo la riconquista dei paesi da parte dei cristiani.
Gli ebrei livornesi lasciarono in
massa l’Italia per la Tunisia in cerca di una vita migliore; le varie
generazioni si erano stabilite a Livorno dopo essere state cacciate dalla
Spagna e dal Portogallo dai cristiani
Per molti secoli, la Tunisia
attrasse sia immigrati europei che mercanti, soprattutto dal sud del
vecchio continente, ovvero l’Italia,in particolare la Sicilia, e la Francia. I
processi migratori aumentarono durante i periodi di stabilità, prosperità e
ripresa economica, mentre diminuirono durante i periodi di turbolenza.
Pertanto, alcuni periodi assistettero a un certo livello di
migrazione, come quelli durante il governo di Hammuda Pasha al-Husseini (o
Hammuda ibn Ali), così come durante la seconda metà del diciannovesimo secolo,
tanto che le leggi tunisine, come il “Patto fondamentale” del 1857 e la
costituzione del 1861, furono modificate per garantire i diritti delle comunità
europee e ampliare le loro libertà.
In seguito alla colonizzazione
francese, si assistette a ondate di immigrazione sia legale che illegale,
con il numero di stranieri in notevole aumento, soprattutto italiani. Nel
frattempo le autorità coloniali adottarono una strategia per coinvolgere
gli imprenditori al fine di stabilire le basi coloniali in Tunisia e prendere
il controllo delle sue terre.
La maggioranza degli immigrati
erano lavoratori e poveri
L’immigrazione dall’Europa – e
soprattutto dall’Italia – verso la Tunisia vide un grande sviluppo con
l’inizio dell’ultimo quarto dell’Ottocento, mentre dall’inizio del
Novecento si assistette ad un vero e proprio boom, durante il quale il
numero dei soli italiani superò i centomila.
A questo proposito, il professore
dell’Università di Tunisi e storico Abdellatif Al-Hanashi spiega che
l’immigrazione in Tunisia dall’Europa meridionale, in particolare dall’Italia,
divenne molto consistente durante l’era di ‘Khayr al-Din Pasha’ o
Hayreddin Pasha (Primo Ministro tra gli anni 1873 e 1877). A quel tempo, gli
immigrati lavoravano nel commercio, nella medicina e nell’artigianato;
in seguito l’immigrazione progredì notevolmente dopo la
colonizzazione francese.
Lo storico sottolinea inoltre che
l’immigrazione legale coincise con quella illegale, che avveniva
soprattutto attraverso il mare, e che il numero di italiani in Tunisia nel 1881
– quando iniziò la colonizzazione francese – era di quasi 10mila rispetto ai
soli 700 immigrati francesi.
Secondo Al-Hanashi, la migrazione
degli italiani divenne consistente in seguito alla firma di un accordo
tra Francia e Italia nel 1896. Ciò consentì un aumento del numero di immigrati
diretti in Tunisia, indicando che il 70 per cento di questi erano lavoratori
edili e agricoli. La maggior parte lasciava la propria patria a causa delle
dure condizioni di vita come la povertà e la miseria, nonché i
disordini presenti nel sud Italia in quel periodo.
Nel 1936 il numero degli
italiani superò i 94mila, rispetto ai 108mila immigrati francesi, mentre
dagli anni ’30 il loro numero iniziò a diminuire a causa
dell’acquisizione della cittadinanza francese di gran parte di loro.
Gli italiani che immigravano
in Tunisia provenivano per lo più dal Sud italiano e lavoravano in vari
campi, in particolare nell’agricoltura e nell’edilizia. Essi venivano
trattati male dai francesi, ma naturalmente il trattamento era comunque
migliore di quello riservato ai tunisini.
La migrazione degli italiani
in Tunisia aumentò nel 1896. Il 70% degli immigrati erano braccianti che
lavoravano nell’edilizia e nell’agricoltura, in fuga da condizioni difficili
come la povertà, la miseria e i disordini nel sud Italia.
Al-Hanashi evidenzia anche
la progressione del numero di immigrati italiani in Tunisia: gli italiani
che lavoravano nel settore industriale all’inizio del Novecento erano circa
48milacontro i 21mila francesi, mentre nel settore agricolo erano 14.656 contro
i novemila francesi.
Egli fa anche riferimento a molte
altre nazionalità arrivate in Tunisia, come i maltesi, gli inglesi, gli svedesi
e i greci, oltre agli arabi, in particolare dall’Algeria e dalla Libia.
Tra asilo politico ed espulsione
Oltre ai fattori sociali ed economici,
ci sono diversi fattori che contribuirono all’aumento della migrazione
degli italiani in Tunisia, incluso il fattore politico – soprattutto dopo
l’ascesa del Partito Nazionale Fascista nei primi anni Venti e la fuga di
migliaia di persone verso la Tunisia per paura dell’oppressione del regime di
Mussolini.
A questo proposito, Al-Hanashi
afferma che negli anni ’20 si assistette alla migrazione verso la
Tunisia di migliaia di italiani contrari al fascismo, accolti con grande
timore dalle autorità francesi. Conferma inoltre che molti politici
socialisti e comunisti lasciarono l’Italia per la Tunisia. D’altro canto,lo
stesso Mussolini possedeva un palazzo nella regione di Bou Argoub, nel
Governatorato di Nabeul.
Lo storico tunisino afferma che, dopo
la seconda guerra mondiale, migliaia di italiani furono costretti
all’esilio e alla deportazione in Italia dalle autorità coloniali francesi, con
l’accusa di aver collaborato con il fascismo. Vennero loro sequestrate
tutte le proprietà private, come quelle nella regione di Grombalia, nonché i
terreni utilizzati per la coltivazione della vite.
Parallelamente, la colonizzazione
francese bandì completamente i giornali comunisti italiani e molti italiani
furono posti agli arresti domiciliari, come quelli residenti nella
provincia di Kef, che ospitava il maggior numero di comunisti.
Gli italiani erano soliti pubblicare
i propri giornali e avevano scuole, sindacati, fabbriche e ospedali propri,
come quello precedentemente noto come “Ospedale italiano”, ribattezzato poi
“Ospedale Habib Thameur”.
In Sicilia moriamo di fame
Il 6 agosto 1947, il quotidiano
tunisino in lingua francese “La Dépêche Tunisienne” pubblicò un articolo
intitolato “Tunisia, una terra d’elezione: l’approdo preferito per gli
immigrati illegali dalla Sicilia”.
“Può essere interessante rileggere
una pagina della storia italiana poco nota al grande pubblico,
ovvero la storia degli italiani in Tunisia”, in un tempo in cui erano gli
europei a emigrarvi in cerca di cibo, sicurezza e libertà
L’articolo parlava dell’arresto di
immigrati clandestini venuti nella regione di Kelibia del Governatorato di
Nabeul per cercare pace, cibo e libertà. Continuava sottolineando che
questo fenomeno non cessava e che le forze di sicurezza e la
polizia cercavano di contrastarlo
Secondo l’articolo, gli immigrati
avrebbero detto: ” In Sicilia stiamo morendo di fame e preferiremmo morire
piuttosto che tornare”.
Un altro articolo pubblicato il 27
novembre 1953 (3 anni prima dell’indipendenza) sul quotidiano “Aujourd’hui” era
intitolato “Minacciati di morte e reclusione”. Riferiva che ” clandestini
dalla Sicilia viaggiano per 250 chilometri via mare per arrivare
nel nostro Paese”, osservando che “gli immigrati sfidano il mare per sfuggire
alla povertà dell’Italia meridionale”.
Gli scrittori Alfonso Campisi,
professore di Linguistica romanza all’Università di Manouba a Tunisi, e
Flaviano Pisanelli, professore associato all’Università di Montpellier,
scrivono nel loro libro “Memories and Tales of the Mediterranean – Story
of the Sicilian Migration to Tunisia Between the XIX e Novecento ”, che “ in un
momento simile a quello delle attuali grandi migrazioni da sud a nord, può
essere interessante rileggere una pagina della storia d’Italia non nota ai più
– vale a dire la storia degli italiani in Tunisia “.
Più di 100mila italiani
arrivarono sulle coste della Tunisia all’inizio del XX secolo dopo
essere partiti in barca dalle coste italiane, a seguito della crescente
miseria, estrema povertà e alta disoccupazione nel sud Italia.
Campisi e Pisanelli hanno scritto
che più di 100mila italiani arrivarono sulle coste della Tunisia
all’inizio del XX secolo dopo essere partiti in barca dalle coste italiane – a
seguito della crescente miseria, della povertà estrema e dell’aumento della
disoccupazione nel sud Italia. Partivano dall’isola di Pantelleria diretti
verso la Tunisia in cerca di lavoro e mezzi di sostentamento, per sfuggire alla
disperazione, alla fame e al bisogno.
Gli autori hanno aggiunto che gli
italiani “ arrivarono in Tunisia su semplici barche, portando con sé quel
poco di bestiame che avevano. Vennero con il desiderio di lavorare …
nella speranza di una vita migliore “.
“Queste persone erano muratori ,
agricoltori e pescatori, ma soprattutto braccianti, e si sarebbero poi
diffusi in tutto il paese”.
Il libro “La Tunisie Mosaïque” di
Patrick Cabanel e Jacques Alexandropoulos riporta che il numero di
italiani nel 1881 raggiunse gli 11.200 (il numero di francesi era
700), mentre la popolazione della Tunisia in quel momento era solo un milione e
mezzo. Nel 1901 il numero degli italiani raggiunse più di 71mila persone, poi
il loro numero salì a quasi 94mila nel 1936 – mentre il numero dei francesi a
quel tempo era di 108mila – con la popolazione della Tunisia che era di 3
milioni 783mila.
Trad: Grazia Parolari “Tutti gli
esseri senzienti sono moralmente uguali” –Invictapalestina.org
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