giovedì 18 marzo 2021

Quando erano gli italiani a salire a bordo delle barche per emigrare in Tunisia - Mohammad Ali Al-Hishri


 

Secondo gli storici non sembrerebbe che la Tunisia fosse ostile ai migranti, al contrario, gli studiosi raccontano come fosse meta di popoli di tutto il mondo. Tuttavia, i giovani tunisini hanno sempre  sognato la vita all’estero,  affidandosi all’immigrazione sia legale che illegale.

Il Paese, che ha continuato ad attrarre persone durante i suoi periodi di forza e di debolezza – così come durante i periodi di prosperità e declino – è diventato uno dei principali  punti di immigrazione illegale verso l’Europa, in particolare verso le sue regioni meridionali, dove i giovani sognano una vita dignitosa.

Secondo i dati pubblicati nel gennaio 2021 dal “Tunisian Forum for Economic and Social Rights” (FTDES) sull’immigrazione clandestina, nei dieci anni successivi alla “rivoluzione dei gelsomini” 65.657 immigrati tunisini hanno raggiunto l’Italia – senza tener conto di quelli non registrati o scomparsi – mentre 42.019 immigrati sono stati arrestati. Ciò significa che sono arrivate in Europa più di centomila persone.

L’immigrazione illegale è decollata dal Mediterraneo meridionale,  in special modo dalla Tunisia, verso l’Europa nel 1990, dopo che Italia e Spagna  aderirono all’area Schengen e imposero visti di ingresso per gli stranieri, in particolare per quelli provenienti dai paesi del Nord Africa. Ciò  spinse i giovani a sfidare il mare e i suoi pericoli  in cerca di una vita migliore.

Tuttavia, 70 anni fa, il panorama dell’immigrazione era completamente diverso da quello che è oggi. Erano infatti gli europei che emigravano in Tunisia in cerca di lavoro, dignità e pace, per fuggire dalla povertà, dalla fame e dalla guerra.

Migrazione verso il sud … fin dall’era di  Hafsid

Nel suo libro “Sulla civiltà araba tunisina”, Ahmed al-Tawili menziona che il commercio tra la Tunisia e l’Occidente  era molto attivo  e fu accompagnato dal trasferimento di molti lavoratori e mercanti   nel Paese. Tutto questo grazie alla politica di apertura adottata da Al-Mustansir dopo la fallita ottava crociata in Africa (Tunisia) nell’anno 1270 e a seguito della firma di un accordo di riconciliazione tra Al-Mustansir Billah Al-Hafsi e Charles d’Anjou (Carlo d’Angiò).

 

Durante il dominio Muradid della Tunisia, la città montuosa di Tabarka divenne la principale destinazione degli immigrati. Poi il Paese  fu interessato da successive ondate di immigrati ebrei in arrivo dalla città italiana di Livorno. I migranti ebrei scelsero di stabilirsi in Tunisia dopo aver risieduto per molte generazioni nella città portuale commerciale italiana , a seguito della loro dalla Spagna e dal Portogallo dopo la riconquista dei paesi da parte dei cristiani.

Gli ebrei livornesi lasciarono in massa l’Italia per la Tunisia in cerca di una vita migliore; le varie generazioni si erano stabilite a Livorno dopo essere state  cacciate dalla Spagna e dal Portogallo dai cristiani

Per molti secoli, la Tunisia attrasse  sia immigrati europei che mercanti, soprattutto dal sud del vecchio continente, ovvero l’Italia,in particolare la Sicilia, e la Francia. I processi migratori aumentarono durante i periodi di stabilità, prosperità e ripresa economica, mentre  diminuirono durante i periodi di turbolenza. Pertanto, alcuni periodi  assistettero a un certo  livello di migrazione, come quelli durante il governo di Hammuda Pasha al-Husseini (o Hammuda ibn Ali), così come durante la seconda metà del diciannovesimo secolo, tanto che le leggi  tunisine, come il “Patto fondamentale” del 1857 e la costituzione del 1861, furono modificate per garantire i diritti delle comunità europee e ampliare le loro libertà.

In seguito  alla colonizzazione francese,  si assistette a ondate di immigrazione sia legale che illegale, con il numero di stranieri in notevole aumento, soprattutto italiani. Nel frattempo le autorità coloniali  adottarono una strategia per coinvolgere gli imprenditori al fine di stabilire le basi coloniali in Tunisia e prendere il controllo delle sue terre.

La maggioranza degli immigrati  erano lavoratori e poveri

L’immigrazione dall’Europa – e soprattutto dall’Italia – verso la Tunisia  vide un grande sviluppo con l’inizio dell’ultimo quarto dell’Ottocento,  mentre dall’inizio del Novecento si assistette  ad un vero e proprio boom, durante il quale il numero dei soli  italiani superò  i centomila.

A questo proposito, il professore dell’Università di Tunisi e storico Abdellatif Al-Hanashi  spiega che l’immigrazione in Tunisia dall’Europa meridionale, in particolare dall’Italia,  divenne molto  consistente durante l’era di ‘Khayr al-Din Pasha’ o Hayreddin Pasha (Primo Ministro tra gli anni 1873 e 1877). A quel tempo, gli immigrati lavoravano nel commercio, nella medicina e nell’artigianato;   in seguito l’immigrazione progredì notevolmente dopo la colonizzazione francese.

 

Lo storico sottolinea inoltre che l’immigrazione legale  coincise con quella illegale, che avveniva soprattutto attraverso il mare, e che il numero di italiani in Tunisia nel 1881 – quando iniziò la colonizzazione francese – era di quasi 10mila rispetto ai soli 700 immigrati francesi.

Secondo Al-Hanashi, la migrazione degli italiani divenne consistente  in seguito alla firma di un accordo tra Francia e Italia nel 1896. Ciò consentì un aumento del numero di immigrati diretti in Tunisia, indicando che il 70 per cento di questi erano lavoratori edili e agricoli. La maggior parte lasciava la propria patria a causa delle dure condizioni di vita come la povertà e la miseria, nonché  i disordini  presenti nel sud Italia in quel periodo.

Nel 1936  il numero degli italiani  superò i 94mila, rispetto ai 108mila immigrati francesi, mentre  dagli anni ’30 il loro numero iniziò a diminuire a causa  dell’acquisizione della cittadinanza francese di gran parte di loro.

Gli italiani che  immigravano in Tunisia provenivano per lo più dal Sud italiano e  lavoravano in vari campi, in particolare nell’agricoltura e nell’edilizia.  Essi venivano trattati male dai francesi, ma naturalmente il trattamento era comunque migliore  di quello riservato ai tunisini.

 La migrazione degli italiani in Tunisia aumentò nel 1896. Il 70% degli immigrati erano braccianti che lavoravano nell’edilizia e nell’agricoltura, in fuga da condizioni difficili come la povertà, la miseria e i disordini  nel sud Italia.

Al-Hanashi  evidenzia anche  la progressione del numero di immigrati italiani in Tunisia: gli italiani che lavoravano nel settore industriale all’inizio del Novecento erano circa 48milacontro i 21mila francesi, mentre nel settore agricolo erano 14.656 contro i novemila francesi.

 

Egli fa anche riferimento a molte altre nazionalità arrivate in Tunisia, come i maltesi, gli inglesi, gli svedesi e i greci, oltre agli arabi, in particolare dall’Algeria e dalla Libia.

Tra asilo politico ed espulsione

Oltre ai fattori sociali ed economici, ci sono diversi fattori che  contribuirono all’aumento della migrazione degli italiani in Tunisia, incluso il fattore politico – soprattutto dopo l’ascesa del Partito Nazionale Fascista nei primi anni Venti e la fuga di migliaia di persone verso la Tunisia per paura dell’oppressione del regime di Mussolini.

A questo proposito, Al-Hanashi  afferma che negli anni ’20  si assistette alla migrazione verso la Tunisia di migliaia di italiani contrari al fascismo,  accolti con grande timore dalle autorità francesi.  Conferma inoltre che molti politici socialisti e comunisti lasciarono l’Italia per la Tunisia. D’altro canto,lo stesso Mussolini possedeva un palazzo nella regione di Bou Argoub, nel Governatorato di Nabeul.

 

Lo storico tunisino afferma che, dopo la seconda guerra mondiale, migliaia di italiani furono  costretti all’esilio e alla deportazione in Italia dalle autorità coloniali francesi, con l’accusa di  aver collaborato con il fascismo. Vennero loro sequestrate tutte le proprietà private, come quelle nella regione di Grombalia, nonché i terreni utilizzati per la coltivazione della vite.

Parallelamente, la colonizzazione francese bandì completamente i giornali comunisti italiani e molti italiani furono posti agli arresti domiciliari, come  quelli residenti nella provincia di Kef, che ospitava il maggior numero di comunisti.

 

Gli italiani erano soliti pubblicare i propri giornali e avevano scuole, sindacati, fabbriche e ospedali propri, come quello precedentemente noto come “Ospedale italiano”, ribattezzato poi “Ospedale Habib Thameur”.

In Sicilia moriamo di fame

Il 6 agosto 1947, il quotidiano tunisino in lingua francese “La Dépêche Tunisienne” pubblicò un articolo intitolato “Tunisia, una terra d’elezione: l’approdo preferito per gli immigrati illegali dalla Sicilia”.

“Può essere interessante rileggere una pagina della storia  italiana  poco nota al grande pubblico, ovvero la storia degli italiani in Tunisia”, in  un tempo in cui erano gli europei  a emigrarvi in cerca di cibo, sicurezza e libertà

L’articolo parlava dell’arresto di immigrati clandestini venuti nella regione di Kelibia del Governatorato di Nabeul per cercare pace, cibo e libertà.  Continuava sottolineando che questo fenomeno  non cessava e che  le forze di sicurezza e la polizia cercavano di contrastarlo

 

Secondo l’articolo, gli immigrati avrebbero detto: ” In Sicilia stiamo morendo di fame e preferiremmo morire piuttosto che tornare”.

Un altro articolo pubblicato il 27 novembre 1953 (3 anni prima dell’indipendenza) sul quotidiano “Aujourd’hui” era intitolato “Minacciati di morte e reclusione”.  Riferiva che ” clandestini dalla Sicilia  viaggiano per 250 chilometri via mare per  arrivare nel nostro Paese”, osservando che “gli immigrati sfidano il mare per sfuggire alla povertà dell’Italia meridionale”.

 

Gli scrittori Alfonso Campisi, professore di Linguistica romanza all’Università di Manouba a Tunisi, e Flaviano Pisanelli, professore associato all’Università di Montpellier, scrivono  nel loro libro “Memories and Tales of the Mediterranean – Story of the Sicilian Migration to Tunisia Between the XIX e Novecento ”, che “ in un momento simile a quello delle attuali grandi migrazioni da sud a nord, può essere interessante rileggere una pagina della storia d’Italia non nota ai più – vale a dire la storia degli italiani in Tunisia “.

 Più di 100mila italiani  arrivarono ​​sulle coste della Tunisia all’inizio del XX secolo dopo essere partiti in barca dalle coste italiane, a seguito della crescente miseria, estrema povertà e alta disoccupazione nel sud Italia.

Campisi e Pisanelli hanno scritto  che più di 100mila italiani  arrivarono ​​sulle coste della Tunisia all’inizio del XX secolo dopo essere partiti in barca dalle coste italiane – a seguito della crescente miseria, della povertà estrema e dell’aumento della disoccupazione nel sud Italia. Partivano dall’isola di Pantelleria diretti verso la Tunisia in cerca di lavoro e mezzi di sostentamento, per sfuggire alla disperazione, alla fame e al bisogno.

Gli autori hanno aggiunto che gli italiani “ arrivarono ​​in Tunisia su semplici barche, portando con sé quel poco di bestiame che avevano.  Vennero con il desiderio di lavorare … nella speranza di una vita migliore “.

“Queste persone erano muratori , agricoltori e pescatori, ma soprattutto braccianti,  e si sarebbero poi diffusi in tutto il paese”.

Il libro “La Tunisie Mosaïque” di Patrick Cabanel e Jacques Alexandropoulos  riporta che il numero di italiani nel 1881  raggiunse  gli 11.200 (il numero di francesi era 700), mentre la popolazione della Tunisia in quel momento era solo un milione e mezzo. Nel 1901 il numero degli italiani raggiunse più di 71mila persone, poi il loro numero salì a quasi 94mila nel 1936 – mentre il numero dei francesi a quel tempo era di 108mila –  con la popolazione della Tunisia che era di 3 milioni 783mila.


Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” –Invictapalestina.org


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