Alla Ministra della Giustizia
prof. Marta Cartabia
Al Garante nazionale delle persone sottoposte a misure restrittive della
libertà personale
dr. Mauro Palma
Al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà
personale per il Piemonte
dr. Bruno Mellano
e, per conoscenza
Al Tribunale di sorveglianza di Torino
Dana
Lauriola, militante No Tav, è in carcere dal 17 settembre 2020 – e, dunque, da
quasi sei mesi – in esecuzione di una condanna a due anni di reclusione per il
reato di violenza privata (per il quale, con il bilanciamento tra aggravanti e
attenuanti, la pena prevista dalla legge parte da 15 giorni).
I fatti per
cui è stata condannata risalgono a nove anni fa e sono stati commessi nel corso
di una manifestazione di protesta e di solidarietà con Luca Abbà, agricoltore
valsusino in quei giorni in bilico tra la vita e la morte dopo essere rimasto
folgorato su un traliccio dell’alta tensione su cui si stava arrampicando,
inseguito da un agente di polizia, in un’azione dimostrativa contro l’apertura
del cantiere della Nuova linea ferroviaria Torino-Lione. La manifestazione si
concluse con il blocco, per alcuni minuti, delle sbarre dei caselli di accesso
all’autostrada Torino-Bardonecchia. Il danno subìto dalla società
concessionaria dell’autostrada per il mancato pagamento del pedaggio da parte
degli automobilisti in transito è stato quantificato dal tribunale in 777 euro
e a Dana Lauriola è stato contestato «di avere, usando un megafono, intimato
agli automobilisti di transitare ai caselli senza pagare il pedaggio, indicando
le ragioni della protesta». Diventata definitiva la sentenza, Dana Lauriola ha
chiesto di scontare la pena in misura alternativa, ma il Tribunale di
sorveglianza di Torino ha respinto l’istanza, pur in assenza di precedenti
condanne definitive e nonostante l’esistenza di un lavoro stabile di notevole
responsabilità e le valutazioni ampiamente favorevoli dei servizi sociali
dell’amministrazione della giustizia. La motivazione del rigetto è che Dana
Lauriola «non ha preso le distanze» dal movimento No Tav e che il suo domicilio
«coincide con il territorio scelto come teatro di azione dal movimento No Tav,
il quale ha individuato il cantiere di Chiomonte per la realizzazione della
futura linea dell’Alta Velocità come scenario per frequenti manifestazioni e
scontri con le Forze dell’ordine».
La vicenda
ci lascia sbigottiti/e e preoccupati/e, come cittadini e cittadine impegnati/e
nell’associazionismo, nella politica, nell’informazione, nel mondo dell’arte e
della cultura. Per la sorte di Dana e per il trattamento del dissenso nel
nostro Paese.
Non
entriamo, qui, nel merito della qualificazione giuridica dei fatti e di altri
aspetti (pur inquietanti) inerenti la ritenuta responsabilità di Dana e la
concezione del concorso di persone nel reato sottesa alla condanna (v. Dana, i giudici e l’ordine costituito), ma
denunciamo, da un lato, l’evidente sproporzione tra i fatti (commessi senza
violenza alle persone e con un danno patrimoniale di assoluta modestia) e la
pena e, dall’altro, la sorprendete anomalia della mancata concessione di una
misura alternativa al carcere (pur consentita dalla legge e coerente con le
condizioni soggettive di Dana). Il nostro stupore e la nostra preoccupazione,
poi, aumentano guardando alle motivazioni con cui l’istanza di misura
alternativa è stata respinta: Dana non può beneficiare della pena alternativa
e, quindi, merita il carcere per aver tenuto fermi i propri
«ideali politici» e la propria opposizione al Tav e perché abita nella valle in
cui ci sono i suoi affetti, i suoi interessi, i suoi compagni di vita e di
militanza! (v. Dana, la vendetta del TAV).
Percepiamo
la carcerazione di Dana come una grave ingiustizia sul piano personale e come un
pesante attacco alla libertà di tutti di manifestare ed esprimere le proprie
idee e di dissentire da scelte politiche ritenute sbagliate e dannose (v. Dana e gli altri, il tentativo di spegnere l’opposizione
sociale). La nostra denuncia e la nostra preoccupazione sono
condivise dalla grande maggioranza di una valle che da trent’anni chiede
inutilmente di essere ascoltata e da molti cittadini e cittadine che non sono
contrari alla Nuova linea ferroviaria ma hanno a cuore le libertà e i diritti
fondamentali.
Per questo
vi chiediamo, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, di adottare ogni
iniziativa utile a favorire l’immediata scarcerazione di Dana: per
porre rimedio a un’ingiustizia in atto, per dare un segnale di attenzione ai
temi implicati dalla vicenda, per ripristinare condizioni di agibilità politica
anche (e soprattutto) per chi dissente.
4 marzo 2021
Per adesioni:
crs-info@dol.it
bibliotecadonneudipalermo@gmail.com
info@societadellaragione.it
associazione@volerelaluna.it
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