Può un giudice, che armato di coltello ha tagliato le gomme dell'auto di
una collega, fare carriera come se niente fosse? Soprattutto se, proprio lui,
pur dopo una condanna penale e una anche disciplinare, insiste nelle
performance aggressive e, durante una controversia stradale con una signora,
sbatte lo sportello dell'auto e colpisce il ginocchio della donna alla guida,
ma poi "ripara" il danno con 3mila euro estinguendo il reato?
Al Csm pare che questo sia proprio possibile. Perché uno squilibrio nella vita
non compromette l'equilibrio nel lavoro. Assunto che, per certo, dovrebbe far
riflettere. Tant'è che Giulio Cesare Cipolletta, giudice del tribunale di
Pisa, è riuscito a superare la quinta valutazione di professionalità passando
alla sesta. La settima è l'ultima. Ma se questa gli fosse stata negata al Csm
per la seconda volta lui avrebbe addirittura perso la toga. Sarebbe finito
fuori dalla magistratura. Invece resta dentro, nonostante la sua storia. Che ha
diviso in due il Consiglio. Per giunta proprio nello stesso momento - come ha
notato il vice presidente David Ermini - in cui la
Guardasigilli Marta Cartabia, al Senato, vantava i meriti della giustizia
riparativa. Quella che evita una pena grazie a un percorso riparatore.
La battaglia al Csm sulla promozione di Cipolletta
Ma è davvero questo il caso del "recidivo" Cipolletta? Su cui al
Csm si scatena una battaglia. Perché 13 consiglieri votano per promuoverlo, ma
sei moltiplicano gli interventi per fermarlo. Ecco i due
"davighiani" Giuseppe Marra e Ilaria
Pepe, poi Giuseppe Cascini e Elisabetta Chinaglia di
Area, il laico di Forza Italia Alessio Lanzi e quello della
Lega Emanuele Basile. Altri due laici, Stefano Cavanna della
Lega e Fulvio Figliotti di M5S, si astengono. Non vota come sempre Ermini.
Ma tutti gli altri - Magistratura indipendente, Unicost, una parte della
sinistra di Area, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita -
dicono di sì. Non fermiamo la carriera di Cipolletta perché, come sostiene il
Consiglio giudiziario di Pisa, lui è comunque un buon giudice.
Invece danno battaglia Marra e Cascini. Il primo non nasconde "di
essere esterrefatto per questa decisione che non doveva essere presa e per
farlo bastava solo leggere il fascicolo". E Cascini insiste sul fatto che
la sezione disciplinare - per la quale Cipolletta è passato due volte - ha già
accertato i fatti con una sentenza passata in giudicato.
La condanna dopo il taglio delle gomme
E poi, proprio sui fatti, fa fede l'ordine del giorno della seduta in cui
si raccontano i dettagli del perché la carriera di questa toga sia rimasta
bloccata dall'aprile del 2006 allo stesso mese del 2010. Perché, come recita il
foglio ufficiale del Csm, su di lui "Il giudizio negativo era stato
espresso sulla base di fatti avvenuti tra il dicembre 2007 e il febbraio 2008,
per i quali il dottor Cipolletta è stato condannato sia in sede penale che
disciplinare, per il danneggiamento, in quattro diverse occasioni,
dell'autovettura di una collega, parcheggiata all'interno del Tribunale, nonché
per il porto, senza giustificato motivo, di un'arma da taglio".
Un comportamento che non pare del tutto commendevole per una toga. Tant'è
che la scure disciplinare cala su di lui e gli blocca la carriera. Il 18
settembre 2009 Cipolletta viene condannato disciplinarmente alla censura. Tutto
sommato misura buonista rispetto al comportamento di un magistrato che, a
palazzo di giustizia, circola col coltello in tasca. E se ne serve pure - per
quattro volte si badi - nei confronti dell'auto di una collega con cui avrebbe
litigato.
Adesso bisogna valutare come si è comportato il nostro tra il 2010 e il
2012. Il consiglio giudiziario ne premia la laboriosità perché "il dottor
Cipolletta si pone fra i colleghi più produttivi della sezione e con
riferimento alla diligenza afferma che ha sempre rispettato i termini di
deposito dei provvedimenti".
L'alterco automobilistico
Bravo Cipolletta direbbe uno. E invece ecco un'altra sua marachella.
Cipolletta incappa in un'altra vicenda disciplinare perché il 3 marzo del 2012
"ha cagionato a La Spezia lesioni personali alla gamba di una signora
giudicate guaribili in sette giorni, sferrando un calcio alla portiera della
sua autovettura, nell'ambito di un alterco per motivi attinenti alla
circolazione stradale". E non basta, perché le si è rivolto dicendole
"sei una maledetta" e l'avrebbe minacciata con queste parole
"adesso te la faccio vedere io, questa me la paghi".
Parte un nuovo procedimento penale in cui il giudice di pace di La Spezia
decide di "non doversi procedere a seguito dell'avvenuta riparazione del
danno" perché Cipolletta versa alla sua "vittima" 3mila euro. La
sezione disciplinare invece non lo perdona neppure stavolta e nel 2017 gli cade
addosso una nuova censura "divenuta irrevocabile a seguito della sentenza
delle Sezioni Unite della Cassazione del 2018".
Proprio la sentenza disciplinare lascia agli atti anche i dettagli della
sua ultima performance. "L'incolpazione trae origine da un alterco
originato da motivi attinenti alla circolazione stradale tra Cipolletta, alla
guida di un ciclomotore, e una signora, che conduceva una autovettura Opel
Agila. Dopo che la medesima - avendo percepito il rischio di una collisione tra
i due veicoli - aveva attivato il segnale acustico della sua auto, Cipolletta
l'aveva seguita fino alla piazzetta in cui aveva parcheggiato l'autovettura e
l'aveva avvicinata mentre si accingeva a uscirne. Quando aveva già aperto la
portiera e appoggiato la gamba sinistra per terra, Cipolletta l'aveva spinta
improvvisamente verso la portiera, sferrandole un calcio e ferendola in modo
profondo. Era poi stata apostrofata con l'espressione "Sei una
maledetta" ed era stata minacciata con un "adesso te la
faccio vedere io che me la paghi". A quanto riportano le cronache la
signora in ospedale ha subito sette punti.
Incredibilmente, nonostante questi fatti, il Consiglio giudiziario dà un
giudizio positivo sul giudice "anche in ordine al prerequisito
dell'equilibrio" e poi aggiunge che "i fatti che oggi si valutano,
non hanno alcuna pertinenza con l'esercizio delle funzioni, nemmeno in senso
lato, trattandosi in definitiva di un alterco legato alla circolazione
stradale".
Le motivazioni della promozione
E quindi che ne facciamo di Cipolletta? Possiamo promuoverlo, scriveva la
relatrice del caso, la consigliera Maria Paola Braggion di Magistratura
indipendente, perché "nessun automatismo, nell'una o nell'altra direzione,
intercorre tra la sentenza disciplinare e l'esito del procedimento di
valutazione della professionalita?". Quindi "pur trattandosi
di un fatto indubbiamente grave, esso non pare essere sintomatico di una
mancanza di equilibrio complessiva del dottor Cipolletta". Inoltre, sempre
la sentenza disciplinare rivela che "Cipolletta non avrebbe
inseguito la signora, e che le si avvicinò per effetto del diverbio in corso,
in quanto lei stessa era alterata ritenendo di aver rischiato un incidente per
colpa del conducente del ciclomotore; né la colpì direttamente, ma
indirettamente colpendo con un calcio la portiera della vettura della signora
che si accingeva a scendere dalla stessa. Il dottor Cipolletta ha, inoltre,
offerto un risarcimento cospicuo in sede penale di 3mila euro, che se è stato
valutato dal giudice disciplinare quale ammissione di responsabilità,
costituisce pur sempre un gesto riparativo, per quanto possibile, delle
conseguenze della sua condotta, che, invero, gli ha permesso di ottenere la
sentenza di non doversi procedere da parte del giudice di pace per estinzione
del reato".
E infine ecco nelle motivazioni il triplo salto mortale: "La reazione
estemporanea e verosimilmente legata a un momentaneo stato d'ira per un
diverbio stradale occasionale, deprecabile, ma non indicativo di un abituale
atteggiamento aggressivo né di una mancanza di equilibrio capace di
riverberarsi in tutta la sua attività giurisdizionale". Evvai allora
Cipoletta, puoi essere promosso. Incredibile, ma vero.
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