8 agosto
2017. Il ministro dell’Interno in carica, Marco Minniti (Pd) inviava alle due
Camere la relazione sulle spese sostenute dal suo dicastero nell’anno 2016.
Alcuni importanti passaggi erano riservati all’Egitto del dittatore Abdel
Fattah al-Sisi, paese con cui l’Italia aveva rafforzato la partnership nel
settore della sicurezza e della lotta all’immigrazione illegale,
nonostante le gravissime violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di
polizia. “Per assicurare rapporti di diretta collaborazione, anche operativa,
con gli Stati terzi di particolare interesse migratorio, sono state aperte,
negli anni, posizioni di Esperti per l’Immigrazione presso le
sedi di Ambasciate italiane in Libia, Turchia, Tunisia ed Egitto”, scriveva
Minniti. “In particolare, nel 2016, allo scopo di conferire maggiore efficacia
all’azione investigativa finalizzata al contrasto delle reti criminali dedite
al traffico di migranti via mare, sono state sviluppate forme di collaborazione
operativa con le competenti autorità di polizia dell’Egitto e della Turchia. Il
rafforzamento della collaborazione ha riguardato anche il settore della
prevenzione e lotta al terrorismo, con un’attenzione particolare al
preoccupante fenomeno dei c.d. foreignterrorist fighters (FTF)”.
Soffermandosi sulla
cooperazione tra Italia e l’Egitto, l’allora ministro dell’Interno riferiva che
nel 2016 erano stati organizzati “dieci corsi in diversi Istituti di Istruzione
della Polizia di Stato”. “Per quanto riguarda le forniture – aggiungeva Minniti
– nel luglio 2016 sono stati avviati, presso lo stabilimento di Frosinone
dell’Agusta Westland (Leonardo), i lavori di ripristino sul primo di quattro
elicotteri in disuso, la cui donazione era stata promessa all’Egitto, nel 2012,
dal Capo della Polizia pro tempore”. Nel novembre del
2016, la Polizia italiana aveva consegnato al Ministero dell’Interno egiziano
pure 250 desktop, 250 monitor, 250 notebook e 250 stampanti. Nessun accenno
invece, da parte di Minniti, a quanto accaduto al Cairo il 25 gennaio 2016,
quando un gruppo armato aveva sequestrato e assassinato il ricercatore
italiano Giulio Regeni.
In quel
maledetto 2016 l’Italia si era macchiata della deportazione in Egitto manu
militari di centinaia di migranti, utilizzando un vecchio accordo di
cooperazione bilaterale contro il terrorismo e l’immigrazione irregolare.
Inoltre il Dipartimento della Polizia di Stato aveva consegnato alle forze di
sicurezza del generale al-Sisi “venti apparati Phone Forensic Express completi
di connection kit” e aveva pure coperto le spese per la
manutenzione del Sistema automatizzato di identificazione delle
impronte (Afis) utilizzato dagli egiziani per identificare e
bloccare i flussi “illegali” di migranti. Roma aveva acquistato il Sistema
Afis nel 2006 dalla filiale milanese della multinazionale Hewlett
Packard per 5,2 milioni di euro, consegnandolo alla Polizia egiziana e
facendosi anche carico della sua manutenzione annuale (il giornalista Duccio
Facchini di Altreconomia ha rilevato che la manutenzione è
stata rifinanziata dal Ministero dell’Interno sino al 2019 con quasi 500 mila
euro l’anno perché di “carattere prioritario per la sicurezza nazionale”).
Per quasi
tutto il 2016 Marco Minniti aveva svolto il ruolo di sottosegretario
di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi
segreti (incarico ricoperto sin dal 17 maggio 2013 con i governi Letta e
Renzi) e solo a fine dicembre con l’ingresso a Palazzo Chigi di Paolo
Gentiloni, Minniti era promosso a ministro dell’Interno, succedendo ad Angelino
Alfano (neoministro degli Esteri). Nonostante il cambio alla guida del Viminale,
i rapporti privilegiati con il Cairo non mutavano. Nella relazione alle Camere
sulle attività chiave del 2017, il Ministero dell’Interno confermava infatti
la fornitura all’Egitto dei quattro elicotteri dismessi dalla Polizia di
Stato “previa rimessa in efficienza a cura dell’Agusta Westland e
relativo addestramento del personale pilota e tecnico egiziano per il
c.d. passaggiomacchina”. Il primo elicottero, aggiungeva il
Ministero “è stato collaudato nel mese di gennaio 2018 ed è quindi pronto per la
consegna”.
“Nel 2017 è
stata realizzata un’importante offerta formativa finanziata con i fondi di
questa Direzione Centrale, consistente nell’erogazione di 23 corsi in vari
settori della sicurezza (dalla formazione specialistica presso il NOCS ai corsi
presso le principali Scuole di Polizia italiane – Cesena, Brescia, Spinaceto,
Abbasanta, Pescara) a favore di Egitto, Tunisia, Libia,
Gambia, e Nigeria”, specificava ancora la relazione annuale. “E’
stato chiesto un finanziamento all’UE per il progetto di durata
biennale ITEPA (Project – International Training at
Egyptian Police Academy) per la realizzazione, presso
l’Accademia di polizia del Cairo, di un Centro internazionale di
formazione specialistica nel settore del controllo delle frontiere e della
gestione dei flussi migratori misti, destinato all’erogazione di tre
corsi l’anno per un totale di 360 operatori di polizia provenienti da
ben 22 Paesi africani”. L’iniziativa era frutto di un protocollo
tecnico siglato a Roma il 13 settembre 2017 tra l’allora Capo dell’Accademia di
Polizia egiziana ed il prefetto Massimo Bontempi, direttore centrale
dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere da meno di due
mesi. Secondo l’accordo, il “centro di addestramento organizzerà
workshop per formare i poliziotti africani alla gestione della sicurezza delle
frontiere e della lotta alla tratta, sotto la supervisione di personale
egiziano, italiano ed europeo”. Coincidenza vuole che proprio il 13
settembre 2017 giungeva al Cairo il nuovo ambasciatore italiano, il dottor Giampaolo
Cantini; il governo aveva ritirato quasi un anno prima il rappresentante
diplomatico a seguito della mancata collaborazione alle indagini sul barbaro
omicidio di Giulio Regeni da parte della autorità egiziane.
Dopo l’Ok
dell’Unione Europea al finanziamento del progetto Itepa attraverso
il Fondo di Sicurezza Interna, esso ha preso il via nella
capitale egiziana il 20 marzo 2018, alla presenza dell’allora Capo della
Polizia italiana, prefetto Franco Gabrielli, di rappresentanti della Commissione
europea e delle Agenzie Frontex ed Europol. “Saranno formati al Cairo
funzionari di polizia e ufficiali di frontiera che, a loro volta, formeranno
altro personale nei rispettivi Paesi”, riporta la nota emessa dal Dipartimento
della Polizia di Stato. “Oltre all’Egitto, partner dell’Italia nel progetto, i
Paesi beneficiari sono: Algeria, Burkina Faso, Ciad, Costa d’Avorio, Eritrea,
Etiopia, Gambia, Gibuti, Ghana, Guinea, Kenya, Libia, Mali, Marocco, Niger,
Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Tunisia”. “Noi siamo
orgogliosi – dichiarava il prefetto Gabrielli nel corso del suo intervento
inaugurale – non solo di aver creato le condizioni per un progetto di
cooperazione di polizia ma di averlo fatto in una cornice nella quale il
rispetto dei diritti umani è uno degli asset fondamentali”. Il progetto Itepa
si è concluso a Roma il 27 novembre 2019 con una conferenza presso la
scuola Superiore di Polizia, alla presenza ancora una volta di Franco
Gabrielli, del direttore centrale dell’Immigrazione e delle Frontiere Massimo
Bontempi, e del generale Ahemed Ebrahim, assistente del ministro dell’Interno
egiziano e presidente dell’Accademia di Polizia del Cairo.
Non si può
certo dire che l’infausta cooperazione delle forze di polizia italiane con il
sanguinario regime egiziano abbia poi arrecato alcun danno d’immagine o alle
carriere dei promotori e dei protagonisti nazionali. Il prefetto Franco
Gabrielli, già direttore dei servizi segreti SISDE e AISE, Capo della Polizia a
partire del 20 aprile 2016, è stato nominato la scorsa settimana
sottosegretario alla Presidenza del consiglio, con delega alla “sicurezza della
Repubblica” (ancora intelligence, contrasto all’immigrazione illegale, lotta al
Covid, ecc.).
Marco
Minniti è rimasto ministro sino all’1 giugno 2018, cioè dopo che nel Centro di
Addestramento e Istruzione Professionale della Polizia di Stato di Abbasanta,
in Sardegna, si era tenuto un corso di “guida fuoristrada in ambito
extraurbano” riservato ad un gruppo di operatori della forza di polizia egiziana
e relativi interpreti (8-20 aprile 2018). Minniti, dopo quattro legislature in
Parlamento, il 27 febbraio 2021 si è dimesso da deputato per assumere la
presidenza della Fondazione Med-Or, creata dalla holding del complesso
militare-industriale Leonardo per “promuovere le relazioni
economiche, industriali e culturali” con i Paesi del Mediterraneo,
dell’area subsahariana, del Medio e Estremo Oriente, in
particolare con programmi strutturali nell’ambito aerospaziale, della difesa e
della sicurezza.
L’ex Ministro
dell’Interno e degli Affari Esteri, Angelino Alfano, non ricandidatosi alle
ultime elezioni politiche, ha scelto di dedicarsi all’attività forense e il 30
giugno 2018 è divenuto consulente dello studio legale Bonelli
Erede Pappalardo di Milano nel team specializzato in Public
International Law & Economic Diplomacy. “Alfano è stato voluto in
quanto esperto di Diritto civile, commercio internazionale, procedure
antiterrorismo, sicurezza negli stadi e sanzioni internazionali e il suo arrivo
rafforzerà il nostro presidio in Africa e nel Medio Oriente soprattutto nei
servizi di consulenza per Stati e Istituzioni”, hanno spiegato i titolari dello
studio milanese al settimanale l’Espresso. Consulente con Angelino
Alfano del team diplomatico-internazionale, l’economista egiziano Ziad
Bahaa-Eldin, già a capo dell’authority finanziaria durante la presidenza
Mubarak e vice-ministro dopo il colpo di Stato di al-Sisi del 2013, incarico
ricoperto sino al 30 gennaio 2014.
Articolo
pubblicato in Africa ExPress l’8 marzo 2021,
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