Riesco solo ora (venerdì 5 marzo) ad avere accesso ai sistemi di
comunicazione. Con l’operazione di polizia di lunedì all’alba, mi hanno
sequestrato computer e telefoni, bloccandomi account e ogni cosa. Sono accusato con i miei compagni di
una vita di battaglie, del reato di favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina, un reato che già per il nome che porta non riconosco e non
accetto, né davanti allo Stato né davanti a nessuno.
Sono accusato di aver aiutato degli esseri umani
a raggiungere un luogo dove non li attendessero campi di concentramento,
torture, sevizie, morte. Lo rivendico davanti a chiunque, sono colpevole fino in fondo di
questo. Il Signor Procuratore di Ragusa ne prenda pure nota.
Non occorreva mettere in moto una macchina del
fango come questa per farmelo dire. Non occorreva inventarsi accuse false,
o scrivere la trama di uno scandalo di quelli che piacciono tanto agli odiatori
di professione, o che fanno vendere più copie a giornalini e giornaloni. Dal
2018 la mia vita, per intero, è dedicata a questo: organizzare una nave che
faccia soccorso civile in mare, mantenerla, riuscire a farla ripartire ogni
volta superando ogni ostacolo che qualcuno ha sempre tentato di mettere. Non
c’è nulla di eroico in quello che faccio. Gli unici eroi di questa storia sono
le donne, gli uomini e i bambini che resistono attaccati alla vita mentre
qualcuno li vorrebbe annegati nella morte per sempre. Io sono solo uno dei
tanti e delle tante che in questo tempo hanno deciso di aiutarli. Di non
voltarsi dall’altra parte.
Non sono una vittima. Sono privilegiato tre volte: la prima perché ho due
figli che mi amano, che mi hanno stretto in questi giorni nel loro abbraccio
come so che faranno sempre quando mi vedranno inginocchiato, messo a terra da
qualcuno che mi ha colpito al cuore, quando mi vedranno in difficoltà. Loro
sono la mia prima grande, inesauribile, fonte di forza, tenera come una
carezza, potente come il mare.
La seconda perché dopo tanti
anni di lotte, di errori, di battaglie, molte perse, altre vinte, sono arrivato
a toccare una cosa che voi, uomini potenti degli apparati degli Stati, non
potrete mai conoscere: cosa può l’amore verso altri esseri umani, che senti
come fratelli e sorelle anche se non li hai mai incontrati prima. Ho passato
una vita a tentare di dare una forma e un senso al mio odio. Ora finalmente
sono giunto altrove. Non odio nemmeno voi che adesso mi fate questo. Provo pena
per voi, così potenti e così aridi da non capite quanto meraviglioso
possa essere salvare una vita invece che ucciderla.
La terza perché sono
circondato da persone meravigliose, cominciando dai miei fratelli
accusati con me, che non ti abbandonano mai al tuo destino anche quando la
tempesta è forte. Sono gli amici veri, quelli che ti vogliono bene davvero,
quelli che si vedono nel momento del bisogno. Sono la mia comunità, quelli con cui posso spezzare il pane,
continuare il cammino anche se sono stanco. Sono quelli che non tradiranno.
Le cose infamanti messe in piedi per distruggere cadranno, come cadono le
cose costruite sul fango: arriverà la pioggia, laverà via ciò che di sporco
voi, potenti uomini degli apparati, avete inventato per darvi legittimazione
nel vostro obiettivo. Che è, e rimane, impedire che qualcuno aiuti gli esseri
umani a scappare dagli inferni dove voi li avete messi. Volete impedire il soccorso in mare e in
terra, ma non avete il coraggio di dirlo chiaramente, e per questo vi
inventate di tutto. Ma invece io lo dico chiaramente, subito: rifarei ogni cosa
che ho fatto, dalla prima all’ultima, per aiutare persone che chiedono aiuto.
Non mi sono voltato dall’altra parte e adesso non abbasserò lo sguardo. E
appena potrò tornerò a fare quello che facevo prima, con più forza, con ogni
mezzo, con tutti gli aiuti che troverò per farlo, costi quel che costi. Perché
ne vale la pena.
Un pensiero a Mimmo Lucano, che con la sua vicinanza mi onora. E ai miei
fratelli e sorelle di Mediterranea, che condividono con me ogni cosa, anche il
dolore. Sono felice che i ventisette esseri umani che erano abbandonati su una
petroliera in mezzo al mare, adesso stiano bene. Sono felice per tutti coloro
che ho incontrato in mezzo al nostro mare e adesso vivono finalmente. Penso ogni minuto alle donne uomini e bambini
che sono ancora nei campi di concentramento in Libia. Penso a come si può fare
per aiutarli a fuggire, per salvarli, per impedire che li uccidano o che li
torturino. Se questo è un reato, sono colpevole. Lo sarò sempre.
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