Chissà
quante volte ci siamo chiesti cosa ancora occorresse per fermare la
Torino-Lione dopo che tutte le fonti indipendenti e le Corti dei Conti francese
e europea ne hanno decretato l’insostenibilità economica e ambientale. Dopo la
sbrigativa formula decisionale snocciolata a suo tempo da Conte (“Costa più non
farla che farla”) che pure si suppone avesse letto la relazione del prof. Ponti
e avesse considerato la sproporzione degli impegni economici tra Italia e
Francia. A chi non suonò falsa, imbarazzata e decisamente insufficiente a
giustificare la prosecuzione del progetto?
Non potevano
essere stati solo i vuoti slogan dei proponenti sui vantaggi ambientali,
commerciali, efficientistici, o le pressioni delle madamine sponsorizzate
dall’Unione Industriale torinese e quella pletora di personaggi impresentabili
che hanno cavalcato il tema Tav per opportunità personale o politica. E neanche
le pressioni degli industriali, e della folta schiera di clientes che ogni
partito alimenta a soldoni per consolidare il proprio sistema di potere.
Ora, grazie
a Presidio Europa e all’intraprendenza di alcuni attivisti No Tav di Potere al
Popolo, forse capiamo di più. Capiamo la caparbietà, l’arroganza, le tante
irregolarità, le difficoltà legali-amministrative, superate da Telt sempre con
stupefacente facilità, i ricorsi sempre respinti, le sentenze sempre
favorevoli, le delibere dei Comuni sempre ignorate, le richieste di riesame dei
dati forniti dai tecnici della Comunità Montana mai considerate o
sbrigativamente licenziate, le falsità dei media, la durezza della presenza
poliziesca. Capiamo perchè sono cosi sicuri che quella “promessa” di soccorso
economico europeo lievitato al 55% dei costi si concretizzerà, e perchè,
malgrado i ritardi certificati che avrebbero dovuto sottrarre contributi
europei, non ci sia mai stata una seria conseguenza.
La verità
dirimente sta nei documenti e nei verbali dell’Unione Europea che presentano
una visione chiara di come i famigerati corridoi TEN-T rappresentino un
elemento fondamentale per i passaggi necessari verso la costruzione di una
Difesa europea comune, autonoma dalla stessa Nato.
Nel 2016 la
Ue si rende promotrice di un’iniziativa senza precedenti: l’istituzione di un
fondo europeo per la Difesa (European Defence Fund) con il discorso annuale del
Presidente Junker che invita a “riflettere sulla
necessità di assumersi le responsabilità di proteggere gli interessi e il modo
di vivere dei cittadini europei, nel loro territorio e all’estero, senza
delegare la loro tutela alle potenze militari altrui”. L’Edf , destinato a
sostenere progetti industriali militari, avvia la cooperazione permanente tra
eserciti europei per una serie di passaggi sulla mobilità militare e
diventa realtà il 7 giugno 2017.
Segue a
ruota Violeta Bulc, Commissario per i Trasporti e
appassionata sentinella europea della lobby del Tav, che spiega cosi il
progetto: “Il nostro obiettivo consiste nell’impiegare al meglio la
nostra rete di trasporti, per garantire che si tenga conto delle
esigenze militari in sede di pianificazione dei progetti infrastrutturali.
Ne derivano un uso più efficace del denaro pubblico e una rete di trasporto
meglio equipaggiata, in grado di garantire una mobilità rapida e senza ostacoli
in tutto il continente. È una questione di sicurezza collettiva”. (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_18_2521).
In
un’audizione alla Camera nel 2019, il Gen. Claudio Graziano,
presidente del Comitato Militare dell’Ue, riferisce“La Commissione e l’Alta
rappresentante hanno presentato il 10 novembre 2017 una comunicazione
congiunta sul miglioramento della mobilità militare e il
28 marzo 2018 un piano d’azione per la mobilità militare all’interno
e all’esterno dell’Unione europea. Il piano d’azione è volto in
particolare ad individuare i requisiti militari, gli eventuali
potenziamenti delle infrastrutture di trasporto e le opzioni… di
allineamento della normativa sul trasporto di merci pericolose atti
a garantire la mobilità militare. Il 3 giugno 2019 la Commissione europea e
l’Alta Rappresentante hanno presentato una relazione sull’attuazione del
piano d’azione sulla mobilità militare (JOIN(2019)11). Si
ricorda che nell’ambito della proposta di regolamento relativo al meccanismo
per collegare l’Europa (COM(2018) 438), alle reti di trasporto, energia e
infrastrutture digitali, è previsto uno stanziamento di 6,5
miliardi di euro per il finanziamento di infrastrutture di trasporto a duplice
uso civile e militare nell’ambito del quadro finanziario 2021- 2027, che
tenendo conto del tasso di cofinanziamento del 50%, potrebbe mobilitare
uno stanziamento complessivo di almeno 13 miliardi di euro per
tali progetti.” (http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/AU019.pdf?_1580894703083).
In altra
audizione alla camera, il raggio degli obiettivi si amplia ai programmi
spaziali, si danno istruzioni perentorie e si fissano delle scadenze: “…Entro
il 2019 la Commissione individuerà le porzioni della rete transeuropea dei
trasporti utilizzabili per il trasporto militare. Sarà stilato un elenco di
progetti prioritari, con una stima del volume totale degli investimenti
necessari per esigenze militari sulla rete transeuropea dei trasporti; entro
il 2020 la Commissione valuterà la necessità di adeguare il regolamento
relativo alla rete transeuropea dei trasporti al fine di un aggiornamento dei
requisiti tecnici per i requisiti militari; entro la fine del
2019 la Commissione determinerà la possibilità di interconnettere le
banche dati militari e civili (TENtec); la Commissione continuerà a
rafforzare sinergie tra la rete transeuropea dei trasporti e i 3 pertinenti
programmi spaziali (per es. EGNOS/Galileo). Gli Stati membri dell’UE sono
invitati a: stabilire al più presto un unico punto di contatto per informazioni
sull’accesso alle infrastrutture di trasporto per scopi militari; tenere
sistematicamente conto delle esigenze militari nella costruzione di
infrastrutture di trasporto“. Abbiamo quindi delle date che
richiederebbero conferme ufficiali e un interessante collegamento da chiarire
con i progetti spaziali.
Nella stessa
occasione, si fa riferimento all’esperimento realizzato nei paesi del corridoio
Mare del Nord-Mar Baltico nel 2017 per testare la capacità delle
reti specificando che “L’operazione pilota ha anche individuato importanti
opportunità per un duplice uso civile-militare delle infrastrutture, tra
queste l’uso delle piattaforme multimodali che consentono di trasferire
rapidamente risorse da porti e aeroporti a ferrovie e strade, il
miglioramento della capacità dei terminal terrestri e sagome limite adeguate
nelle linee ferroviarie merci. La rete transeuropea dei trasporti (TEN-T)
consiste in una rete globale che garantisce l’accessibilità a tutte le regioni
dell’UE, da ultimarsi nel 2050, e in una rete centrale, – ritroviamo
date familiari – le cui parti strategicamente più importanti devono
essere completate nel 2030. La rete TEN-T comprende porti, aeroporti,
ferrovie, strade e vie navigabili interne. Per facilitare il completamento
delle parti principali della rete centrale sono stati stabiliti nove corridoi
multimodali principali. Tale sistema si è già dimostrato molto utile ai
fini della mobilità militare in quanto ha permesso di convertire i dati
geografici identificati nei requisiti militari in un formato visivo e di creare
un visualizzatore interattivo di mappe della mobilità militare TENtec”. (http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/ES008.pdf).
E si arriva
cosi al 10 dicembre 2020 quando è portata all’attenzione del parlamento europeo
la relazione della Commissione trasporti e turismo che conferma
definitivamente: “La politica in materia di infrastrutture di trasporto
offre una chiara opportunità per potenziare le sinergie tra le esigenze di
difesa e la rete TEN-T, con l’obiettivo generale di migliorare la mobilità
militare in tutta l’Unione, affinché le infrastrutture di trasporto nell’ambito
delle tratte transeuropee della rete giudicate idonee siano adattate
rigorosamente in linea con il principio del “duplice uso”, onde soddisfare le
esigenze civili e di difesa. Il Parlamento europeo invita la Commissione a
mantenere la sua proposta originaria per il finanziamento della mobilità
militare nel quadro del QFP 2021-2027.” (http://www.presidioeuropa.net/blog/wp-content/uploads/2021/01/Revisione-degli-orientamenti-relativi-alla-rete-transeuropea-di-trasporto-20201210-A-9-2020-0251_IT-con-NOTE1.pdf)
Bene, ora
sappiamo di più, e forse non ancora tutto, ma già abbastanza per aggiungere
alle criticità economiche e ambientali da sempre denunciate il tema
dell’antimilitarismo al contrasto della Grande Opera. Sarà sufficiente per
scuotere anche quelle anime belle che espongono alla finestra la bandiera
della Pace come massimo impegno? La resistenza ventennale della Val Susa assume
oggi ancora più valore, dopo aver messo in luce l’intreccio perverso di
interessi che stanno dietro al progettone. Quali forze si faranno avanti per la
nuova sfida? (F.S. 25.2.2021)
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