La curva del contagio del corona virus tende ancora a salire, e intanto
interviene l’attesa dichiarazione dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali),
secondo la quale il vaccino AstraZeneca è da ritenersi sicuro, soprattutto a
causa del fatto che i decessi avvenuti a seguito della somministrazione di tale
vaccino coincidono con quelli che normalmente si verificano nello stesso lasso
di tempo.
Tuttavia l’Ema ha fortemente raccomandato “di aumentare la consapevolezza
di possibili rischi assicurandosi che siano inclusi nelle informazioni sul
prodotto, attirando l’attenzione su queste possibili condizioni rare”.
Come si nota siamo di fronte ad una dichiarazione non del tutto
rassicurante, che suona come un invito a seguire con più attenzione l’insorgere
degli effetti collaterali, piuttosto che accedere ad una conclusione
sicuramente dirimente.
Per dovere di cronaca ho il dovere di segnalare che in questa discussione è
emerso il fatto che i dipendenti dell’Ema sono pagati per il 30% dagli Stati e
per il 70% dalle industrie farmaceutiche: in sostanza il controllato paga il
controllore. Segnalo questo dato per porre in evidenza gli effetti nefasti del
sistema economico patologico, predatorio e incostituzionale del neoliberismo,
che mira a tutelare le singole imprese, poco occupandosi dell’insieme dei cittadini.
Altro elemento che dimostra l’insostenibilità costituzionale di questo
sistema è quello relativo ad una clausula del decreto sostegni che oggi sarà
approvato da una delle Camere, secondo la quale tutte le cartelle esattoriali
fino a 5 mila euro, relative al periodo dal 2000 al 2015, non pagate, ma ancora
esigibili, sono cancellate.
Un bel regalo agli evasori, che proprio Draghi aveva definito macellai
sociali e che ora vengono premiati dal suo governo su istanza della Lega e di
Forza Italia.
È da sottolineare comunque che queste evasioni si riferiscono a un periodo
di gran lunga precedente quello della crisi pandemica e che non esiste nessuna
giustificazione valida per rinunciare a questi introiti dovuti allo Stato.
È da ricordare inoltre la questione della rete unica a banda larga,
strettamente connessa all’obiettivo della digitalizzazione, per la quale sembra
che il Ministro Giorgetti, non senza qualche ambiguità, voglia assicurare il
controllo stretto da parte dello Stato.
Infatti, in audizione alla Camera, mercoledì 17 marzo, il Ministro dello
Sviluppo economico, Giorgetti, aveva chiarito che bisogna “fare in fretta”
sulla rete unica evitando di “ricreare un monopolio
privato sull’infrastruttura, tanto meno a controllo straniero. La rete
unica ha un senso solo se ha un controllo pubblico”.
Ritengo doveroso ricordare, come al solito, che le imprese che gestiscono
le telecomunicazioni devono essere pubbliche o in mano di comunità di
lavoratori o di utenti (art. 43 Cost.).
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