Quanto serve all’istruzione per
tornare in questo paese ad essere degna? Tre miliardi, introvabili secondo il
nostro governo.
Quanto costa la riconversione produttiva
dell’ex Ilva di Taranto? Tre miliardi, naturalmente introvabili.
Eppure, quando si tratta di sostenere le
banche, gli introvabili soldi spuntano con grande facilità.
Eccone solo l’ultimo esempio.
Nel febbraio 2016 il Governo ha istituito la GACS
(Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze), una garanzia di natura
statale finalizzata ad agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza dai
bilanci delle banche.
In pratica, le banche prendono tutti i loro crediti
deteriorati, li impacchettano, li dividono in diverse tranche (senior, mezzanine
e junior) e li vendono ad un veicolo societario (“servicer”) creato da uno o
più istituti di credito.
Poiché il prezzo di vendita dei crediti deteriorati
sarebbe bassissimo, ecco allora intervenire la garanzia dello Stato (GACS), che
le banche hanno tutto l’interesse ad acquistare.
Già il fatto che tra creditore (le banche) e debitore
(le famiglie e le piccole imprese) lo Stato si adoperi a favore del primo e non
dei secondi (evidentemente in difficoltà) fa molto riflettere.
In ogni caso, sono 12 le banche che hanno usufruito di
questa garanzia statale: Monte dei Paschi di Siena (2,91 miliardi), Banco Bpm
(1,65 miliardi), Creval ( 973,52 milioni), Unicredit (650 ml), Ubi Banca (628,5
ml), Banco di Desio (288,5 ml), Iccrea (282 ml), Carige (267,4 ml), Banco di
Sardegna (232 ml), Banca Popolare di Bari (207,4 ml), Banco di Sardegna (232
ml), Cassa di Risparmio di Asti (170,8 ml) e Bnl (136 ml).
“Non genererà oneri per il bilancio dello Stato. Al
contrario, si prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi, e
che vi sia pertanto un’entrata netta positiva” dichiarò
l’allora ministro dell’economia Padoan al momento dell’istituzione della GACS.
Non sembra proprio essere andata così, almeno stando
alle elaborazioni prodotte da “La Repubblica” (22 ottobre 2019), secondo le
quali buona parte delle cartolarizzazioni bancarie montate tra agosto 2016 e
giugno 2018 presenta incassi, da parte degli addetti al recupero, inferiori ai
piani. Sette di queste registrano un andamento pesante e riguardano crediti per
34,08 miliardi nominali, venduti via cartolarizzazioni a 6,76 miliardi, con
garanzie pubbliche, prestate attraverso il Fondo Gacs del Tesoro, su circa il
70%.
Se i dati sono questi, significa che, per colmare il
disavanzo tra quanto messo dagli operatori finanziari e gli effettivi recuperi
delle somme, lo Stato dovrà mettere oltre 4,7 miliardi, che andranno
ad aggravare il debito pubblico.
D’altronde, si sa “i soldi non ci sono”.
Tranne che per qualcuno. I soliti noti.
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