Un’organizzazione indipendente della società civile britannica, la Fondazione
Courage, ha composto un comitato di persone con varie competenze
professionali riguardo la valutazione di un’impugnazione diretta
all’affidabilità di una rispettata istituzione internazionale —l’Organizzazione
per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW). La dichiarazione seguente, accuratamente
redatta con gli sforzi collettivi del comitato, riflette un’accettazione della
ponderosa presentazione del caso contro l’affidabilità delle asserzioni che il
governo siriano fosse colpevole di un letale attacco con armi chimiche al
sobborgo di Damasco Douma (Est-Ghouta) il 7 aprile 2018, ritenuto affidabile
dal governo USA per giustificare un attacco di rappresaglia contro bersagli
siriani.
Il comitato, di cui ero membro, si è riunito a Bruxelles il 14 ottobre
2019, ha esaminato documenti, rapporti, e ascoltato testimonianze, dopodiché ha
redatto la dichiarazione stampata qui sotto, successivamente modificata e
ripulita mediante scambi di e-mail fra i membri del comitato. La
Fondazione Courage ha i propri uffici in Gran Bretagna ed è
un’organizzazione dedita al sostegno delle attività degli spifferatori.
Non ha interferito né esercitato influenza sulle deliberazioni del comitato,
avvenute in sessioni esecutive chiuse senza personale della Fondazione
presente. La dichiarazione del comitato qui di seguito è reperibile anche al
link fornito dalla Fondazione Courage: https://www.couragefound.org/2019/10/opcw-panel-statement
Secondo me quest’inchiesta sull’autenticità delle asserzioni contro il
governo siriano è importante in sé e inoltre per le gravi implicazioni della
conclusione che nonostante la sua reputazione, l’OPCW non sia affidabile
nell’esecuzione del ruolo assegnatole d’indagine imparziale e convalida o meno
delle accuse di violazioni della Convenzione Internazionale sulle Armi Chimiche
(CWC). Il comitato non solo ha trovato che l’OPCW manomise la prova per
produrre un risultato desiderato dagli attori geopolitici coinvolti in
quest’istanza, bensì tentò di far tacere gli stessi propri funzionari al punto
d’indurne uno, ispettore anziano con 17 anni d’esperienza presso l’OPCW e
membro della squadra che eseguì le indagini in loco sulle presunte attribuzioni
di responsabilità per Douma, a spifferare. La credibilità di questa
dichiarazione emessa dal comitato è rafforzata, secondo me, dall’avere fra i
propri partecipanti un ex-direttore generale dell’OPCW.
Ancora una volta, come con Daniel Ellsberg, Edward Snowden, Julian Assange,
e Chelsea Manning, nonché gli espositori ancora anonimi delle malefatte della
presidenza Trump, lo spifferare e la sua protezione e
isolamento da azioni punitive è diventato una dimensione indispensabile delle
democrazie sostenibili. Non solo c’è mancanza di trasparenza e senso di
responsabilità riguardo alle azioni intraprese da importanti governi nazionali,
ma c’è una deliberata manipolazione delle prove e ostruzione delle procedure
designate a proteggere la cittadinanza dagli abusi dello stato, e nel caso
degli stati più importanti, specialmente gli Stati Uniti, a proteggere
l’interesse pubblico. Se credete a una democrazia sostanziale, saluterete
gli spifferatori come eroi del nostro tempo, e darete il
Massimo sforzo per contrastare i tentativi governativi di punire, proibire, e
demonizzare questo mezzo cruciale di testimonianza e veridicità.
Infine si deve osservare che l’attacco di rappresaglia susseguente alle
accuse bacate ha preceduto l’indagine OPCW, e comportato un utilizzo legalmente
quanto mai dubbio di forza internazionale in ogni caso. Ovviamente, temi del
genere sono al di fuori del mandato dell’OPCW, le cui funzioni sono limitate a
monitorare la conformità alle stipulazioni del trattato internazionale. Secondo
lo Statuto ONU, un tale uso della forza internazionale è legalmente
giustificato solo come atto di auto-difesa da un precedente attacco armato o
come risultanza di un’autorizzazione formale del Consiglio di Sicurezza. Non
c’è nulla nel CWC stesso che permetta alle parti di agire da vigilantes
internazionali autorizzati ad intraprendere misure punitive unilaterali contro
i violatori. Nel suo corso la guerra civile siriana dal 2011, è stata trattata
come problema da vigilantismo internazionale per riguardare
l’attraversamento della ‘linea rossa’ relativa all’utilizzo di armi chimiche,
identificarne l’autore e giustificare un uso ritorsivo della forza. Gli Stati
Uniti hanno preteso per sé l’autorità di agire in tal modo, ivi compresa la
determinazione in proprio della portata, dei bersagli e della scala di
qualunque iniziativa di rappresaglia.
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Il Comitato critica ‘pratiche inaccettabili’ nell’indagine OPCW sul Presunto
Attacco Chimico a Douma, Siria, del 7 aprile 2018
La Fondazione Courage ha riunito un comitato di persone
preoccupate [da tale evento] attive in campi disparati – disarmo, diritto
internazionale, giornalismo, operazioni militari, medicina e intelligence,
a Bruxelles il 15 ottobre u.s.. Il comitato si è incontrato con un membro della
squadra investigativa dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi
chimiche (OPCW), il cane da guardia internazionale per la chimica. Su tale base
il comitato ha emesso la seguente dichiarazione:
Sulla base dell’ampia presentazione dello spifferatore,
comprensiva di e.mail interne, corrispondenza di testi e bozze di rapporti
soppresse, siamo unanimi nell’esprimere il nostro allarme per pratiche
inaccettabili nell’indagine sul presunto attacco chimico a Douma, presso la
capitale siriana Damasco il 7 aprile 2018. Ci siamo convinti per la
testimonianza che sia stata soppressa informazione chiave su analisi chimiche,
consultazioni tossicologiche, studi balistici e testimonianze oculari,
apparentemente per favorire una conclusione preordinata.
Abbiamo appreso di tentativi inquietanti di escludere alcuni ispettori
dall’indagine frustrando nel contempo i loro tentativi di sollevare legittime
preoccupazioni, di evidenziare pratiche irregolari o addirittura di esprimere le
proprie osservazioni e valutazioni difformi — diritto esplicitamente conferito
agli ispettori nella Convenzione sulle Armi Chimiche, evidentemente con
l’intenzione di assicurarne l’indipendenza e autorevolezza nei rapporti
ispettivi.
Per quanto tardivamente, ci appelliamo perciò all’OPCW affinché permetta a
tutti gli ispettori che hanno preso parte all’indagine di Douma di farsi avanti
e riferire le loro osservazioni differenti in un forum appropriato degli Stati
Partecipi alla Convenzione sulle Armi Chimiche, in adempimento dello spirito
della Convenzione. Si deve permettere loro di farlo senza tema di rappresaglia
o perfino censura.
Il comitato avanza queste critiche nell’aspettativa che l’OPCW voglia
rivedere la propria indagine dell’incidente di Douma, con lo scopo di
chiarificare quanto effettivamente avvenne. Ciò contribuirebbe a ristabilire la
credibilità dell’OPCW e operare verso la dimostrazione del proprio impegno
legalmente affidato di trasparenza, imparzialità e indipendenza. E’ di estrema
importanza restituire fiducia alle procedure di verifica sulle quali ci si basa
per attuare le proibizioni del CWC.
Membri del Comitato:
José Bustani, Ambasciatore del Brasile, primo Direttore Generale dell’OPCW
ed ex-Ambasciatore in Regno unito e Francia;
Richard Falk, Professore di Diritto Internazionale, Emerito, alla Princeton
University; Professore ospite all’Istinye University, Istanbul;
Kristinn Hrafnsson, capo-redattore, Wikileaks;
John Holmes, Maggiore Gen (in quiesc.), DSO OBE MC (Maestro Cerimoniere Cavaliere
dell’Impero Brit. nell’Ufficio Scienze per la Difesa);
Dr. Helmut Lohrer, medico, consigliere d’amministraz. di International
Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW) e consigliere
internazionale dell’affiliata tedesca;
Prof. Dr. Günter Meyer, Centro Ricerca sul Mondo Arabo (CERAW)
all’Università di Magonza;
Elizabeth Murray, ex-ViceFunzionaria d’Intelligence Nazionale per il Vicino
Oriente (in quiesc.), membro di Veteran Intelligence Professionals for Sanity e
Sam Adams Associates for Integrity in Intelligence (www.samadamsaward.ch)
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